
Autore: Silvia Vercelli
“4.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente il numero di giovani e adulti che abbiano le competenze necessarie, incluse le competenze tecniche e professionali, per l’occupazione, per lavori dignitosi e per la capacità imprenditoriale”
La prima volta che lessi questo target relativo all’obiettivo n.4 dell’agenda 2030, mi trovavo nel mezzo di un dilemma etico: da un lato la mia collaborazione continua con aziende multinazionali orientate prevalentemente al profitto e allo sviluppo del capitale economico, dall’altro i miei valori, più vicini invece ad un’altra forma di capitale, quello umano.
Da un lato la mia preparazione ingegneristica che ben si integrava con il contesto lavorativo di cui sopra, dall’altro le mie competenze complementari di coaching che mi facevano chiaramente vedere l’assenza delle condizioni ideali per la realizzazione del potenziale di ogni persona. E nel mezzo di questa profonda disconnessione il mio ruolo, a interfacciarsi con tutti gli attori coinvolti nel dilemma. Curiosa coincidenza, non vi pare?
Oggi, a distanza di quasi cinque anni, sento di aver compiuto un passo importante nella direzione indicata dal target di cui sopra.
Come?
Grazie all’opportunità di erogare un programma di coaching di gruppo, destinato a più figure dell’organigramma aziendale, incentrato sulla leadership e sull’approccio maieutico come competenza fondamentale nello stile manageriale, avente l’obiettivo ultimo di creare uno spazio di co-creazione e apprendimento reciproco, dove tutti i componenti del sistema possano esprimere il proprio potenziale individuale e collaborare in maniera efficace all’innovazione e alla realizzazione collettiva del futuro.
Opportunità che io stessa, nel tempo, ho contribuito a creare, attuando in primis un cambiamento nel senso della “resilienza trasformativa”. Passaggio chiave che ci propone Enrico Giovannini, nei suoi interventi sull’Agenda 2030, per poter rimbalzare in avanti, anziché avere fretta di tornare indietro ad una “normalità” che non era basata su un modello equilibrato e sostenibile.
“Pensare globalmente, Agire localmente”: l’immagine delle dinamiche ideali per il funzionamento e la sostenibilità del sistema aziendale, nel suo complesso e a livello globale, mi era ben chiara, ma i miei tentativi di intraprendere azioni a livello locale in tale direzione incontravano muri di incomprensione.
Alla continua ricerca di una risposta al mio conflitto interiore e alla domanda su quale percorso di trasformazione avrei dovuto avviare, mi è venuto così in aiuto Tsunesaburō Makiguchi, grande educatore e filosofo giapponese, con la sua teoria del valore, sintetizzabile nella formula “guadagno, bene e bellezza”; un individuo può creare valore solo nel momento in cui intraprende azioni che vanno a soddisfare tutti e tre questi criteri insieme: ricercando un beneficio rispetto ai propri valori individuali, contribuendo al benessere collettivo e ottenendo un appagamento a livello personale.
Solo reagendo “in relazione” ad una situazione che ci ostacola si possono creare le condizioni per una trasformazione dell’ambiente e per creare valore per chi ci circonda. Se ci si limita a vederla come un “oggetto” esterno a noi, il risultato è l’immobilità.
Eureka ! La mia posizione si è finalmente spostata dal giudizio verso chi considera unicamente il capitale economico all’osservazione più profonda del mio capitale umano, dove ho potuto scovare quelle competenze e talenti da mettere in campo per contribuire in modo costruttivo all’intero sistema aziendale e individuare di conseguenza le azioni da intraprendere in tale direzione: dall’entrare a far parte di una rete esterna di coach professionisti da cui poter attingere prospettive e strumenti nuovi attraverso un confronto costruttivo, all’approfondire la correlazione tra stili di leadership, clima aziendale e risultati finanziari, da cui sono fortunatamente emersi dati rassicuranti sul ritorno sull’investimento nel lungo termine e, infine, all’individuare il terreno più fertile in cui avviare la semina di una modalità di apprendimento efficace e rivolta a più livelli e a più funzioni organizzative.
Otto Scharmer, nella sua teoria U, ci guida, a questo proposito, ad aprire gli occhi sul fatto che la maggior parte delle attuali metodologie di apprendimento nelle organizzazioni dipendono dall’imparare dal passato, mentre le reali sfide di leadership di oggi richiedono l’esatto opposto, ovvero di lasciar andare il passato al fine di collegarsi alle possibilità del futuro che emerge. Passando così da un ego-sistema a un eco – sistema, dall’IO al NOI.

Fonte: Teoria U – I Fondamentali – Principi e Applicazioni. C.Otto Scharmer, Ed. Guerininext
Anche qui si parla di trasformare noi stessi per primi in un veicolo per il futuro, connettendosi alla propria sorgente più profonda di creatività e abbandonando schemi di pensiero e comportamenti che non funzionano più nel sistema attuale.
All’interno del programma di coaching sulla leadership così definito, si integra perfettamente il simbolo del “Terzo Paradiso”, come immagine a supporto delle attività di creazione collettiva e della trasformazione del conflitto in dialogo generativo. Su questo tema specifico condividerò un esempio di applicazione pratica nel mio prossimo contributo.
I network inter – funzionali che si vanno a costituire rappresentano nel tempo una preziosa risorsa per l’azienda nel contribuire con continuità a creare una cultura aziendale orientata all’innovazione e alla responsabilità collettiva nell’influenzare positivamente le decisioni aziendali, anche laddove non se ne ha il pieno controllo. Ciò si riflette di conseguenza anche sull’ambiente circostante e, in ultimo, sulla responsabilità sociale.
Il periodo di lockdown ha aperto in questo senso un’ulteriore possibilità, quella di dimostrare che un format di erogazione interamente adattato all’interazione virtuale funziona a tutti gli effetti e può consolidare la continuità del programma in un’ottica di sviluppo sostenibile e aprendo l’espansione dei confini delle stesse reti di leader verso un ambito di respiro internazionale.
Per chiudere, propongo una riflessione sull’importanza della trasformazione interiore e della creazione di unità, come princìpi presenti non solo nell’ambito di quanto condiviso in questo articolo, ma che ritornano costantemente in tutte le attuali teorie che parlano di creazione di un futuro migliore per la nostra generazione e per quelle future.
«Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini FANNO E FARANNO, oggi, domani e dopodomani. E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro PENSIERO e dai nostri DESIDERI, dalle nostre SPERANZE e dai nostri TIMORI. Dipende da come VEDIAMO IL MONDO e da come valutiamo LE POSSIBILITÀ DEL FUTURO che sono aperte». (Karl Popper)
Un pensiero riguardo “Educare alla leadership collettiva”