Alcune preziose risposte le abbiamo trovate nel documento “Linee guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale”, frutto del lavoro di un gruppo di 162 insegnanti svoltosi tra il 2015 e il 2017 nel Friuli Venezia Giulia, partendo dal programma dell’Agenda 2030.
“La pace è un valore a cui spesso diamo poca importanza”.
“I problemi, per essere risolti, esigono una forte disponibilità al dialogo, all’interscambio, alla collaborazione e alla cooperazione a tutti i livelli”
“Scegliere la pace … richiede persone consapevoli e determinate. Per questo, dobbiamo educarci ed educare alla pace facendo crescere nelle nuove generazioni la capacità di immaginarla, di desiderarla, di comprenderla, di difenderla e di costruirla laddove ancora non c’è”
La pace si può imparare ?
Nel bagaglio di competenze relazionali e risorse che abbiamo a disposizione possiamo attingere ad alcuni ingredienti base come i princìpi della comunicazione non violenta, l’intelligenza emotiva e le competenze conflittuali, che, una volta apprese possono supportarci nel manifestare il valore della pace attraverso i nostri comportamenti quotidiani e nell’interazione con chi ci circonda.
In qualità di genitori ed educatori, abbiamo un’ulteriore responsabilità in questo senso, non solo verso noi stessi, ma anche nell’ambito del percorso educativo con i nostri figli, che acquisiranno a loro volta, attraverso la connessione di qualità che viene così a crearsi con l’adulto di riferimento e il relativo esempio, gli strumenti per affrontare le sfide quotidiane in modo consapevole ed efficace per la loro stessa vita e per il bene collettivo, nel pieno rispetto delle persone, dell’ambiente di appartenenza e dei diritti umani.
Considerata la complessità di tutti gli elementi in gioco, a livello individuale, estesi al sistema familiare e sociale e intrecciati nella fitta trama della realtà fisica e virtuale, la domanda successiva che ci poniamo è:
Da dove partire ?
Se lo sintetizziamo in un’immagine, ne emerge quella di uno specchio, in cui la figura riflessa è proprio quella di noi genitori per primi circondati dai nostri figli che rispecchiano naturalmente gli stessi comportamenti che noi adulti mettiamo in atto.
La connessione viene qui spontanea con l’arte di Michelangelo Pistoletto, che, nell’interrogarsi sulla Pace, introduce il concetto dell’inclusione proprio attraverso le sue opere specchianti e quello del dialogo generativo tra le parti, attraverso il simbolo del Terzo Paradiso.
Un esempio di progetto concreto nella scuola è quello realizzato da Giacomo Basmaji, grazie al quale bambini e ragazzi appartenenti a tutte le fasce d’età, dall’infanzia alla scuola media, di un istituto comprensivo, hanno partecipato ad un laboratorio sperimentale che ha portato alla rappresentazione finale del simbolo del Terzo Paradiso, in un incontro armonico tra natura e artificio a trasmettere il messaggio di profonda interconnessione tra esseri umani e pianeta terra.
Gli stessi temi cui si è accennato sopra sono richiamati nella sua mostra La Pace Preventiva, a Palazzo Reale (Milano), dal 23 Marzo al 4 Giugno 2023, dove ciascun visitatore è coinvolto in un percorso di partecipazione attiva e di responsabilizzazione individuale verso il ruolo di co-autore, insieme agli altri concittadini, di una società umana.
Insieme a Chiara Crosti e partendo dalla cornice di WorldGlocal e dell’Agenda 2030, abbiamo avuto l’opportunità di condividere questi spunti di riflessione, lo scorso 16 Marzo, nell’ambito di un programma più ampio di Educazione alla Pace, articolato in diversi interventi incentrati sui diversi linguaggi attraverso cui si può promuovere rivolto ai genitori di bambini e bambine di una scuola dell’infanzia di un istituto comprensivo di Torino, affiancati dalle rispettive docenti, a rappresentare un vero e proprio esempio di comunità educante che sostiene la crescita di futuri adulti consapevoli, orientati alla creazione di valore e ad uno stile di vita contributivo. Con l’occasione si è anche fatto riferimento ad un altro esempio di progetto realizzato sullo stesso territorio (Il Kilometro Quadrato di San Salvario), di riqualificazione del relativo quartiere, dove la partecipazione degli abitanti e la valorizzazione delle differenze hanno portato alla creazione di una nuova realtà.
In conclusione, a rinforzo di quanto l’educazione assuma un ruolo cruciale nel necessario cambio di rotta verso un futuro sostenibile, condividiamo questa frase, tratta proprio dalla Proposta di Pace del 2022 inviata all’ONU, dal noto educatore e filosofo giapponese Daisaku Ikeda:
“L’essenza dell’educazione consiste nel piantare pazientemente i semi delle possibilità nel cuore dei bambini e delle bambine, seguendoli con il massimo impegno affinché giungano a piena fioritura”
Per chi è interessato ad ascoltare alcuni estratti del dialogo tenuto con i genitori si possono trovare qui.
Da giovedì 23 marzo a domenica 4 giugno Palazzo reale presenta “La Pace Preventiva”, una mostra – installazione di Michelangelo Pistoletto pensata appositamente per la suggestiva Sala delle Cariatidi.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in collaborazione con Skira, la mostra è curata da Fortunato D’Amico ed è parte di Milano Art Week (11-16 aprile 2023), la manifestazione diffusa coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in collaborazione con miart, che mette in rete le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città che si occupano di arte moderna e contemporanea, con una programmazione dedicata di mostre e attività.
Progettata per estendersi con un movimento ondulatorio sull’intera superficie dello spazio espositivo, l’installazione immerge il visitatore in un ambiente fluido che assume la caratteristica di un labirinto, all’interno del quale si aprono degli spazi che accolgono alcuni tra i più emblematici lavori realizzati da Michelangelo Pistoletto nel percorso della sua attività.
“La Pace Preventiva” non è solo l’esposizione di una serie di opere prodotte in momenti temporali diversi, ma è anche una traccia dell’itinerario di consapevolezza che ha gradualmente consentito all’artista di concepire “l’arte al centro di una trasformazione responsabile della società” espressione che costituisce la mission della sua fondazione, Cittadellarte, attiva come scuola a Biella dagli anni ‘90. Un cambiamento possibile, secondo Michelangelo Pistoletto, solo attraverso una reale pratica della democrazia che coinvolga i cittadini e le loro organizzazioni nei processi di trasformazione sociale responsabile.
Il labirinto è uno dei più antichi archetipi del viaggio e della trasformazione personale. La sua presenza è diffusa nei cinque continenti. Un simbolo ricco di significati criptici dalle molte sfaccettature e interpretazioni, tutte giustificate e coerenti, variabili secondo le epoche e le culture. L’arte lo ha adottato da millenni, dalla preistoria ai giorni nostri.
Michelangelo Pistoletto già nel 1969, progetta il suo primo Labirinto presso il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. All’interno dell’installazione tre membri de Lo Zoo, gruppo artistico multidisciplinare fondato dallo stesso Michelangelo Pistoletto l’anno precedente, svolgono azioni performative suonando dei lunghi megafoni utilizzati come fossero trombe. Negli anni seguenti il Labirinto verrà riproposto in occasione di altre mostre, ogni volta adattato all’ambiente che lo ospita.”Il labirinto è un luogo fortemente simbolico. La leggenda del Minotauro sta a indicare il mostro che vive dentro di noi e la possibilità che tutti noi, in un certo momento delle nostre vite private della nostra vita collettiva, saremo costretti ad affrontare noi stessi. Il mio labirinto è fatto di cartone corrugato, un materiale flessibile che gli permette di assumere qualsiasi forma e di adattarsi a qualsiasi spazio. In un certo senso è come lo specchio che accoglie qualsiasi immagine. Si presenta come un elemento fisico che è allo stesso tempo fortemente legato all’immaginazione.” (M. Pistoletto, intervista con G. Celant in Michelangelo Pistoletto. The Mirror of Judgement, catalogo della mostra, Serpentine Gallery, London, 2011).
A Palazzo Reale il visitatore sarà chiamato a compiere un percorso sinuoso e solo apparentemente disorientante, camminando all’interno del Labirinto. In questo “laborioso marchingegno dell’arte” ad ogni bivio del percorso dovrà necessariamente scegliere il tragitto da effettuare per raggiungere le altre opere in esposizione, soffermarsi davanti a esse e riflettere sulla loro esistenza. All’uscita dall’installazione porterà con sé il ricordo di un’esperienza ricca di contenuti immaginifici e di informazioni pratiche, ma anche la consapevolezza di avere completato un esercizio tangibile, efficace per riflettere sulle modalità per uscire dal labirinto della nostra epoca e instaurare La Pace Preventiva.
La Sala delle Cariatidi accoglie la voce di Cittadellarte attraverso i QR codes che attivano video testimonianze di tutte le attività di questa scuola di interazione tra l’arte e i diversi settori della società, dall’educazione all’alimentazione, dall’architettura alla moda, dalla spiritualità alla politica.
La mostra si estende con tre installazioni nei Musei scientifici del Comune di Milano, Museo di Storia Naturale, Planetario e Acquario Civico, che ospiteranno una serie di incontri di approfondimento nei mesi di apertura della mostra stessa. La Pace diventa così il fil il rouge di un piano culturale svolto all’interno del labirinto sociale, che aiuta a evitare le incertezze davanti al bivio delle decisioni e imboccare la strada dell’armonia invece di quella che porta sulla via del contrasto e della conflittualità.
La mostra di Michelangelo Pistoletto è anche un duplice omaggio a Pablo Picasso.
Settant’anni fa, nel 1953, proprio nella Sala delle Cariatidi ancora gravata dai segni del conflitto bellico provocati della seconda guerra mondiale, Pablo Picasso esponeva uno dei suoi più importanti e significativi lavori pittorici: Guernica. Osservando con lo sguardo attento la grande tela il pubblico poteva immaginare di sentire le urla devastanti delle vittime del bombardamento terroristico compiuto sulla cittadina basca di Guernica e vedere insieme ai corpi dilaniati dalle armi, emergere la testa del Minotauro, il mostro che domina la scena del labirinto.
Per creare l’immagine-logo de La Pace Preventiva inoltre, Pistoletto assume il disegno di Manish Paul, alunno della Scuola Secondaria di Vinci che ha sostituito il ramoscello di olivo della colomba di Picasso con il segno del Terzo Paradiso, aggiudicandosi il premio “Educare alla pace: Leonardo, Picasso, Pistoletto” nell’anno scolastico 2014-2015.
Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. È considerato uno dei precursori e protagonisti dell’Arte Povera con i suoi Oggetti in meno (1965-1966) e la Venere degli stracci (1967). A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che costituiscono le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Negli anni Novanta fonda Cittadellarte a Biella, ponendo l’arte in relazione con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali, tra cui nel 2003 il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e nel 2007 il Wolf Foundation Prize in Arts “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, Année un – le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel2022 esce il suo ultimo libro La Formula della Creazione edito da Cittadellarte Edizioni. Sue opere sono presenti nei maggiori musei d’arte contemporanea.
Sito ufficiale: www.pistoletto.it
Michelangelo Pistoletto “La Pace Preventiva”
Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Milano
apertura al pubblico dal 23 marzo al 4 giugno 2023
conferenza stampa mercoledì 22 marzo, ore 11.00 – Sala Conferenze
inaugurazione 22 marzo ore 18.30 (su invito)
Orari
Palazzo Reale
da martedì a domenica ore 10.00 – 19.30
giovedì ore 10.00 – 22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura della mostra
Biglietti intero € 8 ridotto € 6 ragazzi dai 6 ai 26 anni e over 65 anni gratuito fino a 5 anni
“Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza”, citava già nel ’55 Einstein in chiusura al suo manifesto.
Questo stesso appello rivolto a ciascuno di noi per invitarci a ricentrarci nella direzione di un nuovo umanesimo, così urgente e così importante oggi più che mai, per il futuro del Pianeta e, insieme, delle Persone, così profondamente interconnessi, è uno dei messaggi che ci ha trasmesso la mostra l’Eredità della Vita – il Clima è una Scelta. Salviamo il futuro, allestita presso il Centro Culturale Ikeda per la Pace, di Corsico (MI) e conclusasi domenica scorsa.
Un percorso articolato in 18 pannelli, che, dopo averci aperto gli occhi sugli effetti attuali dell’emergenza climatica sull’ambiente, sulla salute e sulla nostra stessa vita, ci accompagna a prendere consapevolezza su tutte le risorse che abbiamo a disposizione, per scegliere quali azioni mettere in campo, individualmente e insieme, partendo dal nostro “qui e ora” e facendo leva sulle nostre capacità, andando così ad attivare un vero e proprio risveglio al nostro potenziale innato.
Uno spazio in cui spontaneamente prende vita il dialogo, ispirato dalle storie di quei personaggi illuminati e lungimiranti, quali Rachel Carson, Aurelio Peccei, Muhammad Yunus, Wangari Maathai, che avevano anticipato a suo tempo i potenziali effetti di quelle azioni unicamente guidate dall’avidità e dal mero orientamento al profitto, e, pur non essendo adeguatamente ascoltati, ci hanno dato un grande esempio di perseveranza, dedicando le loro vite a lasciare preziose e ancora attuali tracce, a farci da bussola per un cambio di rotta verso una transizione giusta, sostenibile e anche innovativa (!), che vede l’economia in equilibrio con l’ambiente e la società, senza lasciare nessuno indietro.
Un’occasione anche per imparare a chiamare le cose con il loro nome e ad attingere a fonti di informazione attendibili per sviluppare quello spirito critico e quella capacità di discernimento che sono tra le competenze chiave oggi per influenzare l’ambiente e darci la spinta a ricercare quegli esempi positivi e quella bellezza che ci circonda, ma che non è così facilmente accessibile, come le testimonianze delle persone comuni, anch’esse raccolte all’interno dei pannelli, che, partendo da una scintilla nel loro cuore hanno dato vita a ondate di cambiamento nelle loro comunità.
E l’ambiente ? L’ambiente ha risposto con gioia, attraverso la voce orgogliosa del bimbo che leggeva ai grandi gli esempi di abitudini quotidiane che ciascuno di noi può acquisire, l’entusiamo della bambina che ha alzato la mano dicendo che in casa sua le lampadine LED già le utilizzano, l’emozione della giovane docente che ha trovato degli spunti da condividere con i propri ragazzi nella sua scuola, dove lo stesso tema veniva trattato con angoscia e senza alcuna speranza, gli occhi lucidi della donna che nella scatola con i biglietti delle azioni ha pescato proprio quello con su scritto “fai della gentilezza il tuo stile di vita” a rinforzo dell’impegno che aveva già preso con sé stessa, la lampadina che si accesa nello sguardo del più scettico, il cuore gonfio dei giovani che conoscono l’agenda 2030 e beneficiano qui di quel’iniezione di fiducia di cui c’è tanta necessità. lo sguardo perplesso del coniglio che ci osservava dal prato sottostante e tante tante altre immagini di cui faccio tesoro e che terrò presenti a me stessa quando mi pongo ogni mattina la domanda di Makiguchi: “Come voglio stare al mondo ?”
La stessa mostra è itinerante in Italia. Grazie di cuore a tutte le persone che l’hanno visitata e per chi non fosse riuscito ci saranno altre occasioni a breve. Intanto si può dare un occhio qui Mostra / L’eredità della vita (ereditadellavita.it)
“Noi tutti ci differenziamo gli uni dagli altri non per i nostri sensi, ma nell’uso che ne facciamo, nell’immaginazione e nel coraggio con cui cerchiamo la conoscenza al di là dei sensi” [Helen Keller, the five sensed world]
L’UNIVERSO FEMMINEO NELLA CULTURAALL’ EPOCA DI LUDOVICO IL MORO E NELL’ERA DIGITALE
TONY HASSLER e SILVIA RASTELLI
A CURA DI FORTUNATO D’AMICO
Inaugurazione 18 febbraio 2023 ore 16.00
Strada Sotterranea del Castello di Vigevano
18 FEBBRAIO – 5 MARZO 2023
A 570 anni dalla nascita di Ludovico Sforza detto il Moro, Duca di Milano, un personaggio chiave nella storia del Rinascimento italiano e lombardo, due artisti, TONY HASSLER e SILVIA RASTELLI, allestiscono con le loro opere la mostra “Entromura. L’universo femmineo nella cultura, all’ epoca di Ludovico il Moro e nell’era digitale” all’interno degli spazi della Strada Sotterranea del Castello di Vigevano.
L’evento, curato da Fortunato D’Amico, è un momento di riflessione storica sulle modalità di rappresentazione iconografica, sui flussi culturali tra passato e presente e sulle vicende umane.
Grazie ai celebri profili della cortigiana Cecilia Gallerani, della sposa Beatrice d’Este, dell’amante Lucrezia Crivelli e delle altre donne, non solo quelle presenti alla corte di Ludovico il Moro, l’arte della pittura offre uno spaccato della vita rinascimentale e invita noi contemporanei a confrontarla con le abitudini, i modelli di narrazione e di comunicazione del terzo millennio.
La mostra non vuol essere un manifesto politico, ma un omaggio all’essere donna, all’identità del femmineo, nelle sue vecchie e nuove accezioni.
Il Rinascimento segna uno dei primi importanti passi verso l’emancipazione della figura femminile e dell’universo femmineo, che come tutti sappiamo rimane ancora oggi un’argomento di grande attualità. Cosa significa essere donna?
“Entromura” è un dialogo tra generazioni e sessi differenti, espresso in un variopinto linguaggio multimediale tra danza, pittura, fotografia e tanto altro. La collaborazione tra i due artisti, il fotografo Tony Hassler e la pittrice e performer Silvia Rastelli, promuove un indagine comparativa sull’universo femmineo, mettendo in parallelo le loro opere fotografiche e pittoriche con i ritratti realizzati dai pittori rinascimentali, al fine di scoprire le differenze e le analogie con il presente.
Il paragone tra fenomeni attinenti, appartenenti a zone spaziali o temporali distinte e distanti tra loro, è parte del metodo scientifico. Consente l’interpretazione la comprensione dei contesti e delle predisposizioni culturali del passato e ci rende consapevoli di ciò che di essi è giunto sino ai giorni nostri, ma anche di come questo patrimonio conoscitivo venga elaborato e re-interpretato quotidianamente.
Il visitatore avrà così modo di raffrontare i linguaggi utilizzati dall’arte di ieri e di oggi attraverso i suoi strumenti di rappresentazione per raccontare la mutevolezza della vita, esaminata scrutando i dettagli delle acconciature, i tessuti, i profili di quei personaggi immortalati dagli artisti che raccontano la mascolinità, la femminilità, i pregi e le virtù delle vezzosità umane.
Tony Hassler
È nato a Milano nel 1962 e fin dai primi anni di vita ha cercato di trasformare i suoi interessi e le sue passioni – estetica, arte e comunicazione – in opportunità professionali.
La passione per la fotografia nasce da adolescente, nel 1980 il suo primo reportage fotografico sul terremoto in Irpinia, pochi mesi dopo il primo viaggio in India. Da allora è diventato un instancabile scopritore e l’entusiasmo e la curiosità di esplorare non lo hanno mai abbandonato; nei suoi scatti trasmette emozioni dinamiche, frutto della ricerca del gusto della vita a un’altra velocità.
I suoi lavori, pubblicati in numerose riviste, raccontano le storie delle terre e delle persone del mondo.
Prima di diventare professionista, ha esplorato carriere alternative che gli hanno permesso di cogliere prospettive insolite e di avvicinarsi ai suoi soggetti con un’innata empatia, frutto di una filosofia vissuta ancor prima che pensata.
Ha praticato sport estremi e coltivato la passione per l’arte, il design e la musica jazz, fondendo i suoi stimoli in elementi fotografici che non hanno mai ceduto al disincanto di un professionista.
Etichettarlo come “fotografo” è un eufemismo: spirito libero dall’anima cosmopolita, Tony ha saputo coniugare il gusto della scoperta con uno stile prettamente metropolitano.
Si dedica anche all’insegnamento per la diffusione del linguaggio fotografico. Durante le lezioni e le discussioni, riesce a trarre spunti creativi inediti dal rapporto con i suoi studenti e con il pubblico. Alla costante ricerca di nuovi stimoli, Tony non ha trascurato le tecniche di post-produzione, realizzando proficue collaborazioni con colleghi professionisti e con artisti visivi, che hanno creato opere d’arte sulla base dei suoi scatti.
Quest’arte che genera arte è, forse, la sua più grande soddisfazione!
Le collaborazioni includono:
Rizzoli, Mondadori, Universo Cairo, De Agostini, Condè Nast, Repubblica, Style, Maxim, Corriere Della Sera, Gulliver, Dove, Specchio, Anna, Tutto, Marie Claire, Gentleman, Club 3, Io Donna, Tutto, Newton, Fox, GQ, Alp, V&S, Red Bull, Airone, Il Sole 24 Ore, Grazia.
Ritratti:
Antonio Albanese, Giandomenico Basso, Heinz Beck, Ross Brawn, Ferdinando Caraceni, Alessandro Cattelan, Massimo Coppola, Carlo Cracco, Cesare Cremonini, Antonio Di Natale, Shirin Ebadi, Giovanni Gastel, Michele Giuttari, Enus Mariani, Manfred Moelgg, Davide Oldani, Miloud Oukili, Mattia Poggi, DJ Ringo, Sergio Rubini, Giuliano Sangiorgi, Nadia Santini, Dejan Stankovic, Thierri Stern, Romano Tamani, Giovanni Veronesi.
Silvia Rastelli
È nata nel 1983 a Piacenza. Nel 2002 inizia a studiare con il maestro Gianni Zari (già ballerino e coreografo al Teatro La Scala di Milano) con il quale lavora per svariati anni danzando nel ruolo di solista.
Crea, nel 2003, le scenografie dell’operetta “No No Nanette” di Corrado Abbati al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. Ancora giovanissima partecipa alla collettiva
“Laboratorio Brera” nel Castello di Monticelli d’Ongina e allestisce una mostra personale nel Castello di Zavattarello (Pavia). Inizia in questi anni un’intensa attività espositiva.
Nel 2007 si la laurea in Pittura col massimo dei voti. 2008: recita nel cortometraggio “L’Astronauta” diretto da Maurizio Losi prodotto da Exen Media. Nel 2009, si laurea con la lode nel biennio di “Arti Visive”all’Accademia di Brera di Milano.
Prosegue l’attività espositiva e quella performativa. Da ricordare, nel 2010 la mostra nella galleria “Rivoli 59” di Parigi (Francia), nella galleria Laboratorio delle Arti in “Arte per Loro” (Piacenza), nella personale “Beauty Demands Protection” presso la Art Hall Gallery a Kiev (Ucraina), alla Biennale Art-Brescia 2011 [catalogo “Art-Brescia 2011”] e infine a Milano in “Arte per Loro” alla Gal-leria della Fondazione D’Ars. Nel 2012 è presente ad Arte Accessibile Milano e al Fuori Salone del Mobile nello Spazio Bossi Clerici di Milano e con una mostra personale a Venezia, in concomitanza con La Biennale di Architettura.
All’ Ex-Ansaldo di Milano, partecipa con una mostra e una performance ad “Itacalive”, curata da Silvia Fabbri. Nel 2013 la mostra personale “Luna Rossa” nelle Raccolte Frugone dei Musei di Nervi e Genova curata da Fortunato D’Amico e Maria Flora Giubilei. Nel 2016 inaugura “Anima”, anteprima della mostra personale nella galleria Civico8 di Vigevano. Danza in “Punti di Vista” di E. Rossetti al Teatro Trieste34 di Piacenza. Silvia coreografa e danza nell’Opera Macbeth al Teatro Municipale di Piacenza; lavora come mima in Madama Butterfly al Teatro Municipale di Piacenza e al Teatro Comunale Pavarotti di Modena e come performer in Un Ballo In Maschera al Teatro Municipale di Piacenza e al Teatro Comunale di Ferrara. Per il Teatro Trieste34 di Silvia danza una propria coreografia nel video Fantacity di Andrea Felice a Roma e dal vivo alla galleria Nemo di Torino e l’assolo “Bambola”, in prima serata in apertura a Quarto Grado su Rete Quattro. 2017: espone e danza tra le sue opere ed una di suo padre ne “L’olio d’artista” al Palazzo delle Stelline di Milano. Danza ne “Ces petits actes qui nous engagent”, una collaborazione tra la compagnia francese Ilimitrof e l’Ensemble Lodi Teatro. A Torino alla Galleria Old-American Design and Art, inaugura la personale “Essere Ritratto” cura-ta dal critico d’arte Francesco Poli.
Nel 2018, sponsorizzata da Che Banca! inaugura due mostre personali nelle filiali di Torino e Busto Arsizio e due personali nella Art Gallery Museum di Piacenza e a La Pedrera Art di Soncino, e una bipersonale “Rastelli” con il padre Giorgio Rastelli, al castello di Zavattarello (PV).
Silvia danza e coreografa l’assolo “Come una Bambola” a Quarto Grado su Rete Quattro, e danza due sue coreografie in “Debussy a Quattro Mani” alla Sala Dei Teatini di Piacenza. Nel 2019 espone 5 opere museali nella collezione del BAG-Bocconi Art Gallery di Milano. Nel 2020 partecipa ad ApArt Fair, nello stand della Casa Museo De Angelis, Padiglione delle Belle Arti di Torino.
Nel 2021 nella strada Sotterranea del Castello, inaugura Human Generation, una mostra bipersonale con il padre Giorgio Rastelli in omaggio a Dante Alighieri. Espone con 7 opere nella Biennale Florence Eternal Feminine.
Agenda 2030 e Obiettivo Numero 4 – Istruzione di Qualità: abbiamo avuto modo di affrontare il tema in articoli precedenti e raccontare alcune delle iniziative intraprese da WorldGlocal al riguardo.
Oggi, ci focalizziamo su un target in particolare, altrettanto importante, il 4.7:
“Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile”
Quali sono queste “conoscenze e competenze necessarie” che è importante acquisire?
Una cornice immediata che fornisce un orientamento in tal senso è quella proposta dal Joint Research Centre, definita GreenComp – The European Sustainability Competence Framework.
Fonte: Joint Research Centre, GreenComp – The European Sustainability Competence Framework.
È articolata in 12 competenze chiave, da coltivare per promuovere lo sviluppo sostenibile, a partire dall’infanzia; le stesse sono suddivise in quattro aree tematiche, tra loro interrelate, in una trama interdisciplinare, dove il pensiero sistemico e l’alfabetizzazione al futuro, assumono valore, se interconnesse ai valori di sostenibilità. E dove la capacità di agire diventa determinante a completare il quadro complessivo.
Come metterle in pratica ?
Il materiale per approfondire questi concetti e per ispirarsi a proposte di realizzazione pratica, è disponibile per la comunità educante, attraverso diverse fonti istituzionali e grazie a diversi enti e gruppi di lavoro preposti; a titolo di esempio, il Manuale per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’Unesco, il Quaderno dedicato da ASVIS lo scorso ottobre (Target 4.7. Educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale),o il materiale accessibile dal portale del MIUR.
Siamo consapevoli tuttavia, come ci ricorda l’Obiettivo 17 dell’Agenda 2030, dell’importanza di creare delle reti di interazione reciproca e azione condivisa, per arrivare a realizzare concretamente traguardi predefiniti e cambiamenti durevoli, piuttosto che apprendere e agire individualmente nel proprio ambito quotidiano.
A questo proposito, abbiamo avuto modo di conoscere un esempio di iniziativa che propone un programma formativo completo in tal senso: la Scuola della Felicità, nata a Ottobre 2020, dall’illuminazione e per opera di due docenti, unitesi in seguito nell’Associazione Educazione Creativa, che hanno messo a punto un ciclo di incontri a tema, reiterato attraverso successive edizioni e rivolto, principalmente, a tutti i docenti di ogni ordine di scuola, di tutte le regioni italiane.
Come richiama il titolo stesso, l’obiettivo ultimo del programma è la felicità, intesa come realizzazione dell’individuo e, insieme, la contribuzione al benessere della società.
Il “sottotitolo” è: Competenze sulla Pedagogia e Creazione di Valore, a indicare il punto di partenza, ispirato al pensiero dell’educatore T. Makiguchi, vissuto negli anni ’30, nel quale si ritrovano gli stessi princìpi relativi alle attuali teorie di apprendimento per uno sviluppo sostenibile e connessioni con altri educatori contemporanei Dewey, Montessori e Makarenko.
Citando Makiguchi:
«Qual è dunque lo scopo dell’educazione nazionale? Piuttosto che individuare complesse interpretazioni teoriche, sarebbe meglio iniziare osservando il bambino che vi siede sulle ginocchia e chiedersi: come posso far sì che questo bambino conduca una vita veramente felice?»
Ed ecco così, oltre ai princìpi di cui sopra, nella Scuola della Felicità, sivanno poi a toccare di volta in volta temi di varia natura, ma tutti incentrati su un’educazione di qualità, o meglio sulla qualità dell’educazione, con il suo ruolo crucialenel promuovere valori e atteggiamenti di cittadinanza responsabile e mirati a coltivare uno sviluppo creativo ed emotivo.
Educazione finalizzata sì alla felicità di bambini e ragazzi, ma che non può prescindere dall’attraversare quella degli adulti di riferimento: dall’Agenda 2030 e Carta della Terra, l’Empatia corporea, la psicologia quantistica, alla pace e la cittadinanza globale; i partecipanti, attraverso questo percorso, sono stimolati all’autoriflessione e alla co-creazione di proposte di fattibilità e laboratori concreti, grazie agli interventi di diversi professionisti, coordinati con un approccio maieutico e multidisciplinare, in un’ottica trasformativa e generativa.
Si tratta di una proposta innovativa e accessibile a tutti.
Innovativa, perchè si rivolge alla scuola stessa e prepara il terreno per un’ educazione ‘trasformativa’, mettendo i partecipanti in condizione di diventare essi stessi agenti di cambiamento nei loro ambiti di azione quotidiani.
Accessibile a tutti, perchè aperta, oltre che al personale scolastico, anche ad altre figure educative come i genitori o operanti in ambito sociale; un vero e proprio, programma di educazione non formale grazie al quale si possono sviluppare le competenze trasversali sia all’interno che al di fuori del contesto d’istruzione formale, attraverso un approccio olistico e partecipativo. È inoltre gratuito e comodamente accessibile su piattaforma interattiva.
Senza lasciare nessuno indietro, in risonanza con i princìpi di sostenibilità.
Nel tempo, attraverso le diverse edizioni e grazie a diversi partecipanti, è nata una vera e propria comunità di pratica, a cui ciascuno può attingere per un confronto collettivo e per poi sviluppare attività laboratoriali e multidisciplinari nel proprio ambito educativo. Andando così a facilitare quella rigenerazione nelle conoscenze e nei comportamenti che diventa oggi indispensabile per stare al passo con i tempi e intraprendere azioni orientate verso la direzione che va a beneficio dei singoli e della collettività.
Considerati i valori condivisi di creazione di valore, competizione umanitaria e attenzione alla comunità locale e la forte connessione degli stessi con l’approccio di WorldGlocal, insieme a Chiara Crosti, abbiamo accolto con gioia la proposta di condividere nell’ambito del programma della Scuola della Felicità la nostra testimonianza come militanti nel favorire la conoscenza e intraprendere azioni condivise in linea con gli stessi temi, nelle nostra comunità e nell’ambito lavorativo. Nel nostro intervento, dal titolo “Sostenibilità e Condivisione – un punto di vista internazionale” raccontiamo, come, attingendo alla rete di risorse di WorldGlocal, siano riuscite a dare vita nel tempo, ciascuna nel proprio ambiente di appartenenza, a progetti in ambito per lo più educativo, rivolti ai bambini e agli adulti.
La prossima edizione della Scuola della Felicità avrà luogo a Gennaio 2023, con possibilità di iscriversi fino a metà dicembre 2022.
Per chi fosse interessato ad avere più dettagli e consultare il programma, lasciamo i contatti qui:
In occasione della Giornata della Terra, vi vogliamo raccontare della nostra partecipazione alla Giornata dell’Orto e del Riciclo, svoltasi sabato 9 Aprile e organizzata dal Comitato Quartiere Boschetto, di Trezzano sul Naviglio, presso il Parco dei Sorrisi: un percorso per scuole e famiglie finalizzato alla presa di consapevolezza, da parte di ciascuno, delle potenziali azioni concrete, individuali e collettive, per salvaguardare il benessere di tutti noi e delle nuove generazioni.
La risposta da parte del Pianeta è stata caratterizzata da un sole alto e splendente, ma anche da un forte vento. Forse a voler mettere alla prova la determinazione di organizzatori, ospiti e partecipanti o forse a ricordare a tutti l’esistenza di potenti fonti di energia rinnovabile.
Vento che non ha però impedito agli alunni della scuola elementare IC Roberto Franceschi, insieme alle loro maestre, di mettersi all’opera, sotto la guida degli esperti ranger del Comitato, per far rivivere l’orto didattico, grazie all’attività di semina di ben 4 tipi di insalate e prezzemolo e di messa a dimora di piantine di insalata, pomodori, peperoncini piccanti, arrivando così a completare due aiuole su tre. Il resto sarà portato avanti e curato, a rotazione, da tutti gli alunni della stessa scuola, attraverso un programma di incontri che si snoda fino alla fine dell’anno scolastico.
I più resilienti si sono poi uniti, a turno, insieme ad altri avventurieri, al gioco sul tema del riciclo: indossando collane a tema, realizzate creativamente per l’occasione, hanno interpretato con grande spirito competitivo il ruolo delle principali tipologie di rifiuti – plastica, carta e umido e sperimentato in prima persona il beneficio della raccolta differenziata. Al suono della trombetta a indicare, inesorabile, la fine gioco, righelli e calendari eco – sostenibili a disposizione per tutti.
Per poi passare all’angolo lettura, dove poter riflettere e disquisire su quali effetti può produrre sul nostro ambiente, un gesto superficiale come quello di gettare un rifiuto dal finestrino di un’auto, rispetto a quelli di azioni dal significato più profondo e consapevole, come quella intrapresa da Wangari Maathai, ad esempio, che, ispirata dal desiderio di risanare la sua terra e sensibilizzare le persone della sua comunità, ha dato vita al movimento “Green Belt”, grazie al quale sono stati piantati, nel tempo, ben oltre 51 milioni di alberi ! E qui gli occhi dei bimbi si sono illuminati al pensiero di cosa potesse nascere dalla loro semina della giornata. Ci teniamo a ringraziare la Biblioteca delle Storie Infinite di Trezzano, per i suggerimenti e le indicazioni sui testi consigliati per la lettura, per le diverse fasce d’età.
E i genitori ? Lo spazio predisposto per la condivisione e il confronto sui 17 obiettivi di sostenibilità ha risentito della potenza del vento, che ne sosteneva la danza in giro per il parco. Un sentito grazie a chi ha contribuito a raccoglierli ! Anche l’intervento previsto da parte di AMSA non è stato possibile. Come ringraziamento finale per la partecipazione e messaggio da portare a casa con sé e condividere con gli amici, il relatore, ha però potuto consegnare ai bimbi la borraccia con su scritto “Siamo fatti di acqua, e non di plastica”.
Nonostante gli impedimenti, siamo stati felici di constatare che, chi ha partecipato è tornato a casa facendo tesoro dei preziosi semi della giornata. Noi comprese, con la mente proiettata verso la prossima occasione per agire localmente, pensando globalmente e con l’augurio che venga data continuità a quanto avviato.
“Stai sempre vicino a qualcosa che cresce. Che sia un bambino, un progetto, un’idea, o un nuovo giorno. Senza mai dimenticare la terra, la cura di una pianta. L’incanto, di un fiore che sboccia.“
Silvia Vercelli e Chiara Crosti intervistano Maria Francesca Rodi
Oggi parliamo di arte sociale, di come possa essere uno strumento di aggregazione sociale, un legante intergenerazionale e delle innumerevoli possibilità che offre per vivere esperienze di trasformazione e inclusione, porgendo spunti e riflessioni che nella condivisione e co-creazione mettono radici in luoghi apparentemente poco fertili, fino a far crescere nuove visioni e dar luce a nuove collaborazioni.
Abbiamo invitato una giovane artista, Maria Francesca Rodi, a raccontarci alcuni esempi di progetti che l’hanno vista nel ruolo di artista sociale, per capire meglio come nascono questi progetti e di quali energie e situazioni necessitano in modo da auspicare che prendano forma anche in altri luoghi ed occasioni.
Il punto di partenza è sempre l’innesco di collaborazioni e rete tra associazioni, istituzioni e cittadini, come espresso anche nell’obiettivo17 dell’agenda 2030.
I progetti artistici a cui ha partecipato o ideato, sono saldamente radicati nella realtà e volti a dare speranza, potrebbero inoltre in ambito educativo dare un contributo ad accompagnare e ispirare la crescita delle future generazioni.
Maria Francesca Rodi è legata fin dalla nascita al tema della rigenerazione, infatti, nella sua quotidianità si dedica al Mercatino “Tra Noi e Voi”, fondato nel 1997 dalla nonna paterna Mariuccia insieme alla mamma Agata; qui si può trovare un vero e proprio polo di rigenerazione delle risorse, si può portare ciò che non si usa più per far sì che possa riacquistare nuova vita .
Il profondo bisogno di appartenenza e rivitalizzazione della materia sono gli stessi princìpi che caratterizzano i progetti artistici di cui ha fatto parte, focalizzati sul lavoro di squadra per non lasciare nessuno indietro, dove ritroviamo anche concetti chiave dell’Agenda 2030 dell’ONU come: i diritti umani, l’amore per l’ambiente, la ricerca di parità di genere e del dialogo intergenerazionale.
Nel 2017, in occasione del Forum Rebirth di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, organizzato a Milano da Fortunato D’Amico, curatore artistico, per creare uno spazio di incontro tra diversi professionisti con obiettivi comuni, Maria Francesca conosce Tina Monaco, inquilina, attiva rappresentante degli abitanti delle torri di Via Russoli a Milano (case A.L.E.R.) e coordinatrice de “Le Sciure”dell’ Associazione Coltivare la Città, donne in pensione che contribuiscono al benessere sociale collettivo da trent’anni a questa parte.
Dall’incontro tra queste donne di valore, nasce il Collettivo Artistico: “IL NODO LaChicca&LeSciure” e l’idea di realizzare la prima opera collettiva: Per fare l’albero ci vuole Il Nodo, scultura multicolore realizzata partendo da strisce di tessuto riciclato e annodato. Questo è stato il primo seme piantato con il desiderio di dare una seconda vita ad abiti e tessuti dismessi, oggetti vissuti e quasi dimenticati, tramite il lavoro di squadra e la speranza, con materiali di riciclo, dove ogni partecipante ha donato una parte di sé cedendo qualcosa di dismesso, come vecchie stoffe, e laddove non è stato possibile, il mercatino “Tra Noi e Voi” si è impegnato a procurare il necessario.
Attraverso questa prima esperienza con Le Sciure, Maria Francesca percepisce il loro spirito combattivo e proattivo che le sostiene da sempre nonostante le situazioni prevalentemente precarie in cui vivono. Già da tempo, infatti, quando il lavoro di squadra o l’integrazione non assumeva ancora il valore di oggi, avevano spontaneamente costituito un gruppo dinamico e affiatato per portare avanti insieme diversi tipi di attività, dalla ginnastica all’apprendimento di una nuova lingua, alla danza o terapia.
A questo primo progetto di arte sociale, sono poi seguite altre iniziative, sempre accomunate dal desiderio di creare la squadra e fare insieme. Al collettivo artistico è stato dato il nome Il Nodo, a simboleggiare ciò che sancisce i rapporti e le relazioni, dove ciascuno contribuisce per la propria parte. Da cinque, sei persone si è arrivati, attraverso il passaparola, ad ingrandire la squadra, fino a raggiungere trenta membri. E a ingrandire anche lo spazio, di conseguenza: dalla sede della biblioteca condominiale, di via Russoli 18 ci si è spostati alla nuova sede de Il Nodo, di via Russoli 14, ex studio medico, sempre su concessione di A.L.E.R.
Un paio di anni dopo, le stesse persone si uniscono in una performance in Piazza Duomo, a realizzare il simbolo de Il Nodo,un cerchio caleidoscopico composto da strisce di tessuto recuperato e annodato, in scala 1:1. rendendo partecipi della performance anche i passanti facendo passare di mano in mano dei gomitoli di stoffa annodata in precedenza che venivano passati di mano in mano creando nuove trame e narrazioni; l’evento ha suscitato anche l’interesse dei media televisivi che hanno mandato in onda il relativo servizio, proprio l’8 marzo, 2020. Data significativa in cui vengono rese protagoniste proprio quelle donne che hanno vissuto quando la parità di genere non esisteva e la gestione dell’economia familiare pur essendo lasciata nelle mani delle donne non veniva resa visibile o valorizzata.
In sintonia con gli stessi valori, l’opera Cuore di Mamme, nata per celebrare la giornata dedicata alle stesse, coinvolge tutte in un lavoro manuale di squadra, nell’atto creativo di tagliare e annodare. Tutte, anche chi non è mamma fisicamente, perchè non c’è bisogno di essere mamma per creare qualcosa. Questa opera è esposta presso Orto Cucito in Via Italo Svevo 3 a Milano, terreno confiscato alla mafia e rigenerato grazie a Opera in Fiore.
Alla squadra delle Sciure, si uniscono in seguito i ragazzi del progetto ReAct di WeWorld, un progetto doposcuola volto all’ integrazione, protagonisti giovani figli di stranieri nati in Italia.
Due generazioni accomunate dalla sfida della ricostruzione, dopo la guerra la prima e verso un mondo sostenibile la seconda: una vera e propria esperienza di dialogo intergenerazionale e interculturale.
Grazie all’incontro tra le donne e i ragazzi, sono state realizzate due opere significative nel 2020: un Calendario Sociale dedicato all’arte al femminile, ogni mese dedicato ad un’opera di un’artista donna dove Le Sciure hanno posato come modelle insieme ai ragazzi, e la Bandiera della Speranza, un grande telaio umano con tanto di trama e ordito, due squadre di persone, e la spola, di mano in mano, a turno avanti e indietro, su e giù, a passare un gomitolo multicolore, in un percorso che parte dal nero fino a giungere alla luce attraverso uno spettro di colori, a simboleggiare il passaggio di un pensiero attraverso la speranza e alla creazione di nuove possibilità. Questa performance è stata realizzata al Parco Spezia, in una struttura anch’essa recuperata da EXPO 2015 e destinata ad un nuovo uso.
Per concludere, altra opera significativa, che lancia un messaggio sulla profonda interconnessione di ciascuno di noi con la natura: Albero Siamo Tutti , incentrata sul tema dell’importanza di rigenerare, realizzata con scarti di tessuti canapa e lino, insieme ai valori del passato, appartenenti alle generazioni passate perchè non vadano persi nel tempo. Dai colori più cupi si passa ad una scala sempre più luminosa fino a giungere al verde chiaro, che esplode in questo respiro di foglie sospese. Un bisogno di ritornare a respirare che riguarda tutti: noi e la natura.
Come nasce l’idea del progetto “Il Nodo”? E perché questo nome?
Il Nodo è il primo importante frutto di INSIEMEproject, un progetto nato per creare connessioni virtuose tra le persone attraverso la collaborazione e l’arte etica.
Il nodo nasce come gesto istintivo durante Arte al Centro 2016 presso Cittadellarte Fondazione Pistoletto a Biella, dove con altre due artiste sono stata invitata a dare forma ad una performance estemporanea attraverso tessuti di scarto. Il nodo è ciò che sancisce i rapporti, gli eventi e le cose.
Un aneddoto curioso è che in realtà i nodi sono tra le primissime cose che ho creato ancor prima di venire alla luce, nel grembo di mia madre devo essermi divertita in grandi evoluzioni annodando il cordone ombelicale ripetute volte …sarei stata curiosa di vedere quella mia primissima opera!
Il nodo è unione. Attraverso la fusione di due discipline: arte e moda ho voluto creare coesione tra le persone. L’ anagramma della parola nodo è dono, il mio sogno è quello di portare speranza attraverso progetti artistici, l’ arte del fare, dove ognuno possa essere attivo protagonista attraverso un gesto semplice come il nodo.
Attraverso l’arte, abbiamo raggiunto l’importante obiettivo di portare la periferia in centro, dare spazio al potenziale creativo delle Sciure e far luce sulla situazione in cui vivono, cercando un equilibrio tra ciò che è stato e ciò che potrà essere.
Ci sono state delle difficoltà nel creare squadra tra persone e generazioni molto diverse tra loro, sia per età che per esperienze di vita?
La squadra è nata spontaneamente dall’unione di individui che avevano gli stessi valori e obiettivi, il passaparola funziona sempre. LeSciure appartengono a una generazione speciale, quella della rinascita dopo la guerra, abituata a rialzarsi e andare avanti, a vivere la vita perchè bella. Ho ritrovato in loro un entusiasmo per la vita che non sempre vedo nei miei coetanei. Nell’ultimo anno, pre-covid, la squadra si è allargata con l’ arrivo dei ragazzi del progetto ReAct, insieme abbiamo lavorato ad opere scultoree, installazioni, performance. La cosa più emozionante è stata veder nascere il tipico rapporto nonni-nipoti tra persone estranee, ognuno ha avuto la possibilità di donare una piccola parte di sé, sia materialmente come la merenda o vecchi abiti per le opere, che i propri saperi e valori. Le difficoltà in realtà le abbiamo trovate all’esterno della squadra. Da fuori l’arte sociale, infatti, non è sempre riconosciuta e valorizzata come tale. Nonostante qualche spiraglio che ci ha aperto questo periodo di pandemia in cui si è percepita la profonda interconnessione che ci lega. Oggi l’arte sociale può essere un potente strumento per creare spazi, occasioni e un nuovo modo di stare insieme costruttivo, dove i talenti e le esperienze di ciascuno possono essere condivisi. Il lato più creativo e sensibile di ognuno di noi ci da l’opportunità di cogliere dell’arte l’aspetto più nobile, che è quello di prendersi cura della collettività e camminare insieme su tematiche globali. Siamo felici e grate di espandere la nostra visione e i nostri progetti attraverso sempre nuove collaborazioni che portano al confronto, elemento fondamentale di crescita.
Come mi ha insegnato il maestro Michelangelo Pistoletto, l’artista non è solo colui che crea le opere d’arte, ma il suo ruolo si realizza proprio nel portare il cambiamento attraverso azioni concrete, colgo l’occasione per ringraziarlo della nomina ad ambasciatrice del Terzo Paradiso.
Quando mi chiedono cosa faccio, io rispondo che mi occupo di rigenerazione quasi a 360 gradi, tra l’ attività del Mercatino di famiglia e i progetti di arte sociale, il comune denominatore è la rigenerazione delle risorse, della materia, degli animi, delle possibilità. In quest’ottica fondamentale è ricordarsi che siamo tutti collegati col tutto, SOLO INSIEME SI CREA L’UNIVERSO.
Proprio la scorsa estate ero in Calabria, nostra terra d’origine, dove ho assistito aimè a diversi episodi di incendi dolosi. La prima riflessione è stata: “I nostri nonni non si sarebbero mai sognati di dare fuoco ad un albero, ritenuto sacro, ciò che dava sostentamento, vita al paese. Com’è possibile che questo rapporto di armonia sia andato perduto”. Da questa riflessione, è nata l’opera “ALBERO SIAMO TUTTI”.
Che rilevanza potrebbero avere questi stessi princìpi in ambito educativo?
Quando mi chiedono cos’è l’ arte per me, rispondo che l’ARTE è MAGIA, perché porta il cambiamento, attraverso l’arte siamo in grado di cambiare le cose, la vita. L’attività creativa ha la sensibilità di illuminare le risorse ancestrali che ognuno di noi ha già dentro di sé, la pratica attraverso il lavoro di squadra può portare allo sviluppo delle stesse, ricordandoci di essere tutti parte di un’unica grande opera collettiva.
Ogni scarto può essere risorsa, da cui possono nascere fiori, rose, nodi…
Ascolta l’intervista sul nostro Podcast nella rubrica “Madre terra”
Ieri giovedì 16 dicembre, per la prima volta un’opera di arte sociale tra le mura di A.L.E.R. sede centrale Viale Romagna 26, l’opera sarà esposta fino al 15 gennaio 2022
“SIAMO TUTTI FOGLIE DELLO STESSO ALBERO” 2021 Collettivo Artistico iL NODO LaChicca&LeSciure Materiali di riciclo
L’albero è simbolo universale della vita, ponte tra il mondo materiale terrestre e l’immateriale celeste, nodo tra il sotterraneo inconscio e la luminosità della coscienza. Archetipo di resilienza, evoluzione e perpetua rinascita che vede ognuno di noi sbocciare come germogli del cosmo. Solo insieme si crea l’universo. Tutte le opere del Nodo sono conformi alle direttive e agli obiettivi dell’ Agenda 2030 dell’ ONU. Nel 2017 nasce il Collettivo Artistico iL NODO LaChicca&LeSciure co-fondato dall’ artista e attivista Maria Francesca Rodi e le signore dell’ Associazione Coltivare la Città coordinate da Tina Monaco.
In foto: Alcuni inquilini e iscritti al Collettivo Artistico iL NODO – Domenico Ippolito, direttore Aler – Angelo Sala, presidente Aler – Tina Monaco, coordinatrice Sciure Associazione Coltivare la Città – Lucia Giannattasio, presidente autogestione Russoli – Fortunato D’Amico, curatore artistico – Maria Francesca Rodi, artista ideatrice del progetto e co-fondatrice del Collettivo Artistico iL NODO insieme alle Sciure
Le Sciure sono donne in pensione, per lo più inquiline delle case popolari A.L.E.R. di via Franco Russoli, periferia sud di Milano, donne proattive che contribuiscono al benessere sociale collettivo da trent’anni a questa parte. Il Collettivo crea relazioni virtuose tra gli abitanti, rigenera gli spazi, le materie e gli animi anche attraverso la magia dell’arte. Con l’ augurio di una città più etica e sostenibile
Collaborazione alla Curatela: Fortunato D’Amico
Sponsor Tecnici: il Mercatino “Tra Noi e Voi”, C.E.L.C. Confederazione Europea del Lino e della Canapa, Antonio Marras
Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile questa cosa L’arte è speranza
Michelangelo Pistoletto riceve il Premio alla Carriera Lorenzo il Magnifico alla 13a Florence Biennale 2021. Il premio aè stato attribuito all’artista per la continuità della ricerca, condotta per oltre sessant’anni in ambito artistico e interdisciplinare, che ha portato contributi di fondamentale importanza non solo alle discipline artistiche ma anche a quelle umanistiche, scientifiche, e sociali. Un’arte, quella di Michelangelo Pistoletto, che ha dato avvio a pratiche e percorsi di militanza in tutto il mondo, in cui l’ Arte è al centro di una trasformazione responsabile e sostenibile della società. Principi, questi, su cui si fonda il progetto di Cittadellarte, organizzazione non profit con sede a Biella, che pone l’arte in diretta interazione con i diversi settori della società, attraverso l’attuazione di programmi orientati alla promozione delle differenze culturali come sistema di arricchimento dei valori individuali e sociali, della salvaguardia ambientale, della responsabilità dell’artista e della sua opera nei confronti della società. Michelangelo Pistoletto è premiato per il suo eccellente lavoro di diffusione, attraverso le arti, della demopraxia, quindi della partecipazione attiva dei cittadini ai processi di progettazione, sviluppo e gestione della società. Michelangelo Pistoletto viene insignito da questa onorificenza alla carriera per il suo costante contributo alla costruzione del dialogo fra le parti sociali, perseguito con determinazione, con la convinzione che per completare l’opera di umanizzazione planetaria è necessario considerare prioritari la difesa dei diritti umani, la tutela delle biodiversità e del loro habitat, la promozione della giustizia e della pace nel mondo.