“Noi architetti abbiamo un’occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune”.
Lesley Lokko curatrice della Biennale Architettura 2023
Ne discuteremo con:
Arch. Giacomo Bassmaji, Art director Cairepro
Dott. Giovanni Umberto De Vito, Ambasciatore Italiano in Senegal
Arch. Nello Tafuro, Presidente Cairepro
Prof. Mario Zamponi, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, Università di Bologna
Prof. Alfredo Ronchetta, già Ordinario Politecnico di Torino
Prof. Romeo Farinella, Ordinario di Progettazione Urbanistica, Università di Ferrara
Dott. Alessio Salvadori Pannini, Cooperatore in Africa
Il convegno Laboratorio Africa organizzato da Cairepro in occasione dei 75 anni di storia della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Progettazionesi svolgerà venerdì 28 ottobre alle ore 17:30. I Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia ospiteranno l’evento dedicato al continente africano: un’analisi storica, antropologica, urbanistica e architettonica; interverranno sul tema accademici, professionisti, imprenditori, cooperatori e amministratori pubblici.
Interverranno diversi ospiti illustri tra cui: l’Ambasciatore d’Italia in Senegal, Dott. Giovanni Umberto De Vito, che farà un saluto istituzionale; Mario Zamponi Docente del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna che introdurrà il tema dal punto di vista storico sociale; Romeo Farinella, Professore Ordinario di Progettazione Urbanistica dell’Università di Ferrara, che ha sviluppato diversi progetti in collaborazione con la Facoltà di San Luis de Senegal; Alfredo Ronchetta, Senior Professor del Politecnico di Torino che ci parlerà, tre le cose, delle abitazioni tradizionali swahili.
Alessio Salvadori Pannini, Direttore di ENABEL Costa D’Avorio, oltre a Nello Tafuro, Presidente Cairepro, Antonio Armaroli, Vice Presidente Cairepro e Giacomo Bassmaji, art director e architetto. La conferenza sarà moderata da Fortunato D’Amico, architetto e curatore indipendente.
Il Presidente Nello Tafuro dichiara: “Cairepro è attiva da 75 anni nel campo della progettazione di architettura e di ingegneria su tutto il territorio nazionale. Dopo diversi tentativi di operare oltre confine, abbiamo trovato in Senegal un territorio fertile e favorevole e una committenza attenta e collaborativa. La nostra attività in Africa ci vede protagonisti in Senegal e Gambia da circa cinque anni. Con Laboratorio Africa vogliamo ribadire la nostra visione di internazionalizzazione e approfondire le tematiche sul territorio che ci ospita grazie ai contributi che porteranno i nostri ospiti. L’iniziativa sarà l’occasione per parlare dei progetti attivi e dello sviluppo futuro di Cairepro in Africa”.
La serata si concluderà con un aperitivo a buffet offerto a tutti gli ospiti che saranno presenti, un momento conviviale per incontrarsi e condividere le esperienze legate al continente africano e la sua storia. Per gli architetti presenti sono riconosciuti due crediti formativi.
Evento promosso da Cairepro con il patrocinio di Università di Ferrara | Dipartimento di Architettura, ALA Assoarchitetti, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Reggio Emilia, Ordine degli Ingegneri di Reggio Emilia, Fondazione E35, Legacoop Emilia Ovest, Pensare Globalmente Agire Localmente.
Il Rebirth-Day si è celebrato per il decimo anno in tutto il mondo il 21dicembre, evento promosso dalla Cittadellarte – Fondazione Pistoletto per celebrare e promuovere il messaggio del Terzo Paradiso. Il simbolo trinamico, rielaborazione del segno matematico dell’infinito, ideato da Michelangelo Pistoletto che nel suo Manifesto descrive come unione tra uomo e natura, i cerchi alle estremità rappresentano natura e artificio; quello centrale, che li compenetra, l’armonia tra queste due antitesi, il mondo in cui possono coesistere. Il filo che ha unito diverse realtà, da una parte all’altra del pianeta, tra cui L’Avana, Barcellona, Lapponia, Napoli, Torino si è unito Neviano degli Arduini, con un flash mob che ha visto protagonisti i bambini, le bambine, le ragazze e i ragazzi dell’Istituto comprensivo G. Verdi e il Terzo Paradiso che hanno composto, accompagnato dal messaggio “Io sono il mio giardino” perché la terra è il nostro giardino e noi ne siamo parte e “Avrò cura di me”, ovvero di noi stessi e di quello che ci circonda.
“I bambini della scuola dell’infanzia hanno costruito il cerchio verde degli elementi naturali, raccogliendo nei boschi del territorio parmense rami tronchi e fogliame; quelli della primaria il cerchio arancione dell’artificio, utilizzando reti da cantiere, copertoni esausti e mattoni; il cerchio centrale, tinto di blu realizzato dalle ragazze e ragazzi della secondaria, ha unito questi due mondi formando una piazza del dialogo: blu è un colore composto dal verde della natura e complementare del colore arancione, lo sfora e ne prende il meglio – ha spiegato Francesca Bersani, docente e Presidente dell’associazione MuSe Arte contemporanea che ha coordinato il progetto -. “I bambini sono il presente e il futuro di questo nostro pianeta che soffre sempre di più, alcune settimane fa in classe con le ragazze e i ragazzi della secondaria abbiamo calcolato l’impatto che ogni uno di noi ha sulla Terra, abbiamo visto che il giorno di sovrasfruttamento delle risorse nel 2021 è stato fissato per il 22 agosto, per questo dobbiamo fare presto a modificare le nostre abitudini” ha spiegato l’architetto Giacomo Bassmaji, Ambasciatore del Terzo Paradiso.
Questa giornata è nata il 21 dicembre 2012, data indicata dai Maya come la fine del mondo, come segno di rinascita, un nuovo inizio armonico con la natura, per salvaguardarla. Un’idea che Pistoletto da dieci anni sta portando in giro per il mondo. Un’Opera per muovere coscienze e per questo sono le persone protagoniste”. Il fondatore di Cittadellarte ha voluto mandare un messaggio a tutti i partecipanti: “Sono qui con voi per celebrare il Rebirth-day, il giorno della rinascita globale. Corrisponde al giorno più corto dell’anno, che annuncia l’inizio di un nuovo corso, la crescita. Abbismo un’impegno comune: quello di lavorare per rigenerare i nostri rapporti umani e i rapporti con la terra, con questo pianeta”.
Intervista di Giacomo Bassmaji in collaborazione con Tommaso Cabassi SOMMARIO: Arte, Architettura, Multiculturalità, intervista a Luca Vecchi Sindaco della Città del Tricolore
Buongiorno a tutti. Sono Giacomo Bassmaji, curatore dell’istallazione collaborativa “Bandiera del Mondo 1 + 1 = 3” di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese all’interno di Rigenera – Festival dell’Architettura. Sono con Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia per parlare di Arte, Architettura e Multiculturalità.
Giacomo Bassmaji – Buongiorno Luca Vecchi, esattamente 6 mesi fa a Reggio Emilia è stata realizzata la performance “Bandiera del Mondo 1 + 1 = 3” cosa ha significato per la città, che rapporto si è instaurato tra la Città del Tricolore e questo simbolo, quest’opera d’arte?
Luca Vecchi – Buongiorno a tutte e a tutti, credo sia stata un’iniziativa molto importante, con grande partecipazione, che porta con sé un significato culturale e valoriale davvero forte. Molto emozionante il modo in cui è stata collocata nel contesto di questo luogo, nei chiostri benedettini, di San Pietro a Reggio Emilia. È stata una performance molto coerente con l’identità contemporanea, la storia stessa di questa città, il sistema dei valori di questa comunità. Una performance e un’istallazione che attraverso l’arte e la cultura manda all’Italia e al mondo un messaggio molto potente.
GB – L’arte del Maestro Pistoletto riesce a mandare messaggi etici. Qual è il ruolo, dell’arte contemporanea, in una città di medie dimensioni com’è Reggio Emilia?
LV – La risposta è inequivocabile, la cultura è creatività, è espressione di sapere, è pensiero critico, è dialogo ed è anche capacità di stimolare una discussione pubblica all’interno di una comunità. Quindi è del tutto evidente che quando i luoghi di una città riescono a nutrirsi di arte e di cultura, a beneficiarne non è soltanto la bellezza che già in sé è un elemento fondamentale, nel contesto a volte di una società che rischia di declinare verso dinamiche anche un po’ di degrado, ma soprattutto perché generativo di un processo di crescita civile di una comunità. Credo quindi che da questo punto di vista questa iniziativa è un ulteriore passo in avanti, per una città che ha sempre pensato che l’arte e la cultura debbano rappresentare un po’ una sorta di driver del proprio modello di sviluppo.
GB – Parlando di opera d’arte, Bandiera del Mondo e nell’infisso 1 + 1 = 3 vuole trasmettere l’importanza del sistema collaborativo tra persone. Il messaggio dei due artisti è espressione di dialogo interculturale, rompe realmente i confini geografici e culturali.
LV – Dall’opera di Pistoletto e Savarese credo valga lo sforzo di raccogliere il messaggio che vuole trasmettere, cioè che l’incontro tra le diversità genera una ricchezza e non invece timori e divisioni. L’Opera a mio avviso, ha un significato potente perché trasmette non soltanto un messaggio interculturale e interreligioso, ma fa incontrare le tante diversità del mondo e soprattutto un messaggio di pace. Questo perché noi viviamo in un mondo in cui le diversità sono ogni giorno rappresentate molto più nella loro dinamica di competizione e di contrapposizione. Di rado il mondo riesce a trasmettere un’immagine unitaria della propria diversità, acquisisce ancor più valore questa performance come elemento di coesione, e quindi come messaggio di fratellanza e di pace.
GB – Come Sindaco della Città del Tricolore hai posizionato l’ultima bandiera, quella italiana, insieme a me che ho messo la bandiera di un popolo in guerra, quella siriana. Ciò che dici ha ancora più valore, infatti la città di Reggio Emilia è sempre stata un modello di accoglienza. Il distanziamento fisico che stiamo vivendo può nuocere a questa peculiarità della nostra comunità?
LV – Io credo che al di là del distanziamento tra le persone In questa epoca di Covid, il distanziamento è un fenomeno molto attuale. Quando riflettiamo sulla relazione tra Reggio Emilia e la sua storia e le politiche di dialogo interculturali e tra religioni, io credo che dobbiamo allargare l’orizzonte per ripercorrere la storia, per certi versi anche recente, di una città che negli ultimi 25 anni ha attraversato un processo di cambiamento socio-demografico. Mi riferisco al fenomeno dell’immigrazione, che nell’ultimo quarto di secolo è arrivata a circa il 17% della popolazione residente nella nostra città e che al suo interno include quasi 100 nazionalità. In questo percorso penso che la città poteva esplodere nei presupposti fondamentali della sua coesione sociale e civile. La nostra comunità invece arriva nel 2021 alla fine di un percorso iniziato negli anni 90 del secolo scorso, potendosi presentare al mondo come una città che ha trovato le ragioni della propria unità anche a partire dai concetti di diversità. Recentemente il Consiglio Europeo ci ha inserito in un gruppo di 10 città europee del dialogo interculturale. Questo vuol dire che la sua dimensione valoriale ha saputo essere virtuosa. Questa è stata l’epoca in cui, dal secondo dopoguerra, l’Europa si è trovata a misurarsi con il concetto di diversità vissuta in modo conflittuale, vissuta come generazione di muri. Questa è l’epoca della cultura sovranista e dell’approccio populista. In questo contesto Reggio Emilia è riuscita a fare argine contro questo tipo di penetrazione culturale e ha saputo diventare sempre più la città dei diritti della persona, i diritti civili e più in generale dei diritti umani, favorendo un dialogo interculturale e interreligioso.
GB – La città di Reggio Emilia ha voluto rigenerare i Chiostri di San Pietro in cui convivono attività sociali e culturali. L’architettura, come può investire per creare nuovi spazi fisici e digitali, per favorire rapporti sociali e culturali?
LV – Oltre quello che abbiamo detto poc’anzi, un altro dei percorsi importanti che la città ha fatto negli ultimi 15 anni, è il modo di ripensare e di rigenerare tanti luoghi e tanti spazi, soprattutto pubblici. È stato fatto sì che la rigenerazione di questi spazi fosse anche una grande occasione di rigenerazione dei legami sociali, nel senso stesso di appartenenza a una comunità. Per citare alcuni esempi di rigenerazione recente, pensiamo alle tante piazze riqualificate in questa città nell’ultimi 10 anni, pensiamo a luoghi importanti come i Chiostri di San Pietro, o piuttosto a luoghi come la Reggia di Rivalta, di imminente riqualificazione. Luogo importante per la costruzione del modello economico di questo territorio, sono state le ex Officine Reggiane, dove si sta facendo un grande parco dell’innovazione. Ma anche luoghi apparentemente meno noti, come il Binario 49 nella zona stazione. Ne potrei citare tanti altri e potremmo andare ulteriormente più indietro, pensando per esempio quando l’ex fonderia diventa il luogo e la sede della fondazione nazionale della danza o quando invece all’inizio degli anni 2000 i locali dell’ex Locatelli diventano quello che oggi è il centro internazionale Loris Malaguzzi.
Se noi mettiamo in fila tutti questi interventi, vediamo una città che si è trasformata e che ha saputo cambiare grazie anche alla rigenerazione di questi luoghi, portando con sé sempre la ricostruzione dei legami sociali, rafforzando il senso di appartenenza alla città. I Chiostri di San Pietro credo che ne siano anche un po’ il paradigma. Pensiamo al fatto che fino al 2005 questo luogo era un portone chiuso. Un giorno quel portone è stato aperto ed è stato restituito alla città. Da lì è partito un percorso di recupero e di valorizzazione, insieme a tante iniziative culturali e sociali che lo rendono oggi probabilmente uno dei luoghi più belli della città. Se mettiamo insieme il percorso sul dialogo interculturale da un lato e dall’altro il grande percorso sulla rigenerazione urbana dello spazio pubblico che questa città ha compiuto negli ultimi anni, capiamo molto del modo in cui Reggio Emilia ha saputo concretizzare una propria originale e autonoma idea di innovazione dentro la contemporaneità.
GB – La guida Michelin in lingua francese indica Reggio Emilia come la città dell’architettura contemporanea all’interno di un sistema emiliano romagnolo. Gli investimenti citati nella rigenerazione urbana, hanno forse aiutato a portare in città una festa dell’architettura come è stata Rigenera. Questa manifestazione si è voluta anche per ridefinire la funzione e la figura dell’architetto, all’interno di un sistema sociale e cittadino, cosa ha portato alla città questa festa?
LV – Rigenera è stato un festival importante, ricco di iniziative di grande valore e qualità, peraltro organizzato in un’epoca difficilissima. Penso davvero che si debbano fare i complimenti agli organizzatori per essere riusciti a mettere insieme questo festival. Rigenera è stata poi occasione di incontro, ha avuto momenti di interesse collettivo, con molta partecipazione. Credo quindi che meriti un grande riconoscimento, non soltanto locale.
GB – Essendo uno degli organizzatori, confermo la difficoltà, ma al contempo le soddisfazioni sono state doppie. Credo che Andrea Rinaldi, il Presidente dell’Ordine degli architetti, colui che ha portato sulle spalle tutta la responsabilità dell’organizzazione, sarà molto contento di sentire queste parole. Potrebbe diventare Rigenera un appuntamento annuale o biennale a Reggio Emilia?
LV – È una valutazione che devono fare gli organizzatori primariamente, posso dire che l’amministrazione e la comunità, accoglierebbe positivamente la continuità annuale o biennale di questa esperienza. Il mio auspicio è che questo momento, fatto di iniziative e di incontri che hanno messo al centro il tema della città contemporanea con la rigenerazione urbana e gli aspetti valoriali rilevanti come il dialogo interculturale e la performance artistica Bandiera del Mondo, possa continuare a esserlo anche in futuro.
Il mio augurio è rivolto anche a un’altra cosa, che l’ambizione del progetto sia anche quella di riuscire a partire, come sempre in tutti i festival, dal mondo dei professionisti, degli stakeholder di riferimento, da una comunità riflessiva e consapevole su questi temi. Questo per riuscire a essere sempre più capace di coinvolgere la città nel suo insieme per discutere sui temi di attualità. Questa si è veramente una sfida del futuro, perché quando si innova in una città, non è affatto scontato che tutti i cittadini comprendano che riqualificare uno spazio pubblico urbano, sia un presupposto fondamentale per la rigenerazione di un sistema di relazioni. Il fatto che l’architettura parta dei propri temi per cercare di arricchire la società e di farla crescere, è un elemento che può trovare in Reggio Emilia un grande fondamento. Il mio auspicio e il mio incoraggiamento è che gli organizzatori pensino seriamente a proseguire questa esperienza e che possa essere integrato con le caratteristiche della quotidianità della nostra città.
GB – Ringrazio il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi per la sua disponibilità, ringraziamo la città intera perché sa essere una città accogliente non solo con le persone che arrivano da fuori ma anche con i propri cittadini, e gli permette di organizzare eventi e occasioni di dialogo e di dibattito. Io come organizzatore di Bandiere del Mondo, sono stato molto contento di portare un simbolo e un’opera d’arte che sa mettere insieme tutti i popoli del mondo con le loro bandiere, proprio nella Città del Primo Tricolore.
Intervista di Giacomo Bassmaji in collaborazione con Tommaso Cabassi. Credits immagini: Tommaso Cabassi, Chiara Nizzoli, Emiliano Paolucci e David Rubil.
Un progetto architettonico orientato alla cura attraverso l’abbraccio, ispirato al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.
TRA LE TUE BRACCIA
GLI OBIETTIVI
La proposta progettuale si prefigge di rispondere a una serie di bisogni legati al concetto di cura sia del corpo che degli affetti, da concretizzare in un unico luogo. Per rappresentare l’incontro, l’abbraccio, prendiamo in prestito il concetto di Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, formato da tre cerchi, due più piccoli laterali, che rappresentano l’”IO” e il “TU” e un cerchio più grande centrale che unisce i due concetti in un “NOI”.
Il progetto “tra le tue braccia” ha l’obiettivo di creare un luogo vivo, caloroso e attivo, rispettando le necessità dei pazienti e le loro disabilità, concentrandosi principalmente sulla sfera emotiva nel creare un luogo idoneo alla ricongiunzione con i propri cari.
La principale sfida è quella di progettare uno spazio di incontro che sia intimo, dove il telo possa diventare il fulcro di un’esperienza di ritrovo e di contatto, più che un freddo strato di separazione. La stanza sarà dunque accogliente e diversa dal resto della struttura, per creare suggestioni positive e subito riconoscibili, che possa infondere serenità e stimolare ricordi. Lo spazio dovrà inoltre essere inteso come un luogo di condivisione anche al di fuori del momento di incontro, sfruttabile quotidianamente dagli ospiti della struttura. Questo luogo potrebbe ospitare una sala per fare esercizi motori, una sala di svago per gli anziani ospitati dalla struttura o un giardino d’inverno.
Infine, la proposta prevede che lo spazio che si andrà a creare non sia dipendente dal singolo ambiente, ma possa essere replicato in qualunque luogo, anche all’esterno, mantenendo le caratteristiche specificate.
L’IDEA
Flessibilità, sensorialità, benessere, bellezza, condivisione, sono alcuni concetti su cui si basa il progetto, elementi fondamentali per mettere a sistema questi valori sono:
la parete “tra le tue braccia”, modellare una parete della stanza, renderla sinuosa e accogliente attraverso forme morbide, avvolgenti proprio come un abbraccio. Una parete che parla tanti linguaggi, composta da materiali diversi, riflettenti, morbidi, rigidi, su cui si può scrivere un messaggio, con cui fare ginnastica, o semplicemente specchiarsi.
La creazione di un ambiente vegetale, che richiami il paesaggio esterno, la campagna e i luoghi di infanzia. L’allestimento è volutamente in contrasto con la struttura che lo accoglie e consente al paziente e ai visitatori di ritrovarsi in uno spazio noto, riconoscibile, dove i colori, i profumi e la matericità rimandano a sensazioni di serenità e bellezza, come se un giardino fosse entrato nella stanza;
La creazione di un ambito raccolto, più ristretto e intimo, all’interno del quale avvenga l’incontro con i propri cari. Si propone dunque una struttura autoportante, l’utilizzo di luce calda può portare benessere all’incontro e all’abbraccio.
Il PROGETTO
L’elemento generativo della stanza è il luogo del “NOI” il cerchio centrale, in cui avviene l’incontro tra le persone, questo luogo enfatizzato dalla presenza di una luce calda che disegna lo spazio in tre dimensioni. Il cerchio luminoso funge da struttura generatrice del luogo di cura e affetto, permette di sorreggere il telo e congiungerlo alla parete “tra le tue braccia”.
La parete può essere realizzata in diversi materiali e forme, può essere in parte rivestita da una superficie lavagna, su cui i parenti degli ospiti possono scrivere delle frasi, può diventare una parete per esercizi motori, applicando alcuni oggetti ginnici studiati appositamente per far esercitare gli anziani, può contenere piante per rendere l’ambiente un vero giardino d’inverno. La superficie si presta per l’applicazione di stencil o wallpaper con rappresentazioni di alberi, foglie e fiori. Tutti i materiali utilizzati saranno facilmente sanificabili e igienizzabili.
Il tema della riproposizione di un giardino verde si appoggia alle nuove strutture e alle pareti della stanza messa a disposizione della residenza.
L’unione dei vari elementi: rappresentazioni naturali alle pareti, piante vere e distribuite uniformemente, luce calda, sono le scelte che ci consentono di creare uno spazio diverso ma riconoscibile, noto e accogliente, modificabile secondo le esigenze, dove il verde e la natura entrano e circondano l’importante momento dell’ abbraccio ritrovato.
Progetto di arch. Giacomo Bassmaji, arch. Nadia Calzolari e arch. Chiara D’Orazi, promosso da: Ordine degli Architetti di Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia e l’ASP Reggio Emilia
Matteo Pellegrini, reponsabile Area Economico Finanziaria – Innovazione – Internazionalizzazione presso Legacoop Emilia Ovest, intervistato da Giacomo Bassmaj, racconta l’impegno di Legacoop verso l’Agenda 2030. L’impegno è accrescere la consapevolezza del rispetto ambientale e sociale, valorizzando produzioni in cui la preponderanza ambientale assume un valore rilevante. Durante i mesi del Covid 19, Legacoop ha promosso riconversione produttiva di 12 cooperative, disclocate in Veneto, Emilia Romagna, con appendici in Calabria e in Sicilia, per realizzare mascherine in materiale naturale e riutilizzabile, diverse rispetto a quelle in distribuzione del tipo “usa e getta”.