FESTIVAL DELLA POESIA BIANCA GARAVELLI 2023

FESTIVAL DELLA POESIA BIANCA GARAVELLI 2023
SALA FRANZOSO
Biblioteca Civica “Lucio Mastronardi”
Corso Cavour 82, Vigevano

Il terzo anno il Festival della Poesia Bianca Garavelli propone tre giornate di confronto e di indagine sull’universo poetico contemporaneo attraverso una serie di incontri che si terranno presso la sala Franzoso della Biblioteca civica di Vigevano. Verranno presentati, direttamente dagli autori, i testi poetici che saranno discussi con il pubblico insieme ai curatori della manifestazione, Fortunato D’Amico e Vito Giuliana. Il Festival è dedicato a Bianca Garavelli, autrice letteraria e nota dantista, recentemente scomparsa, che nel corso della prima edizione di questa manifestazione ne è stata l’animatrice oltre che una delle componenti del comitato scientifico. In occasione di questi incontri verrà presentato il libro postumo da lei scritto, Occhi invisibili, edito dall’associazione La Barriera e curato da Laura Coci e Roberto Del Piano

Venerdì 16 giugno 2023
ore 17.00: Carlo Santagostino presenta la sua raccolta di poesie Senza fine e il libro postumo
di Bianca Garavelli Occhi invisibili
ore 18.00: Roberto Casati. Appunti e carte ritrovate

Sabato 17 giugno 2023
ore 16.00 Vito Russo. Del buio e della luce
ore 17.00 Stefano Boldorini. Il migliore dei mondi
ore 18.00: Poesie al femminile. Agnese Coppola: La sete della sera | Erica Regalin: Mondo riverso |
Giovanna Secondulfo: Cenere e ciliegie

Domenica 18 giugno 2023
ore 17.00: Vito Giuliana: Trilogia poetica
ore 18.00: Luigi Balocchi: Coeur scorbatt | Raffaele Floris: La macchina del tempo

CREATIVITY APPLICATION. Palazzo Reale Milano

“Creativity Application”

Sala delle Otto Colonne, Palazzo Reale

Milano, 20 Aprile ore 18.00

Milano. In una Milano in fermento per l’attesissimo Salone del Mobile, punto di riferimento per chi opera nel settore del design, il prossimo 20 Aprile a partire dalle ore 18.00, presso la magnifica Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale, si svolgerà l’evento dal titolo “Creativity Application”

La cerimonia realizzata da SIEDAS, Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo, si prefigge l’obiettivo di omaggiare personalità di spicco che si sono distinte per particolari meriti nell’ambito della cultura. 

L’apertura dei lavori sarà affidata a Fabio Dell’Aversana, Presidente SIEDAS, mentre Fortunato D’Amico, Curatore artistico indipendente, modererà l’incontro. 

Nel corso del pomeriggio sarà conferito il titolo di Socio Emerito SIEDAS a due protagonisti indiscussi dell’arte e della musica italiana: Michelangelo Pistoletto e Federica Abbate

Michelangelo Pistoletto, già insignito del Premio alla Carriera SIEDAS sezione Arte nel 2019, e protagonista della mostra “La Pace Preventiva” nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale fino al 4 giugno, presenterà il suo ultimo libro dal titolo “La formula della creazione”, “un lavoro – come dichiarato dal Maestro – che porta attraverso 31 passi alla genesi dell’Universo e, al contempo, alla genesi di una nuova società”. 

Federica Abbate, giovane cantautrice e compositrice italiana che ha al suo attivo prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Alfredo Rapetti Mogol in arte Cheope, Fedez e Michele Bravi, presenterà il suo nuovo singolo in collaborazione con Mr. Rain dal titolo “La pioggia prima di cadere”

Un emozionante momento musicale sarà affidato all’Orchestra Sinfonica di Sanremo che, in prima assoluta, eseguirà la suite “La formula della creazione” dedicata a Michelangelo Pistoletto. 

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Palazzo Reale, Cittàdellarte di Michelangelo Pistoletto, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Sopramaresotto e Pensare Globalmente Agire Localmente

L’ingresso sarà consentito esclusivamente su invito.

Ufficio stampa SIEDAS

Dott. Francesca Salvato 

ufficiostampa@siedas.it

ARMA MULIERIS. Martina Fontana

L’ armamentario femminile rinascimentale nell’immaginario dell’arte contemporanea 

cura di Fortunato D’Amico

Seconda scuderia  – Castello Visconteo-Sforzesco di Vigevano (Pv)

1-16 aprile 2023

opening 1 aprile 16.00 – 18.00

La Seconda scuderia del  Castello Visconteo- Sforzesco di Vigevano  ospita la mostra ARMA MULIERIS di Martina Fontana, curata da Fortunato D’Amico. Ospite d’eccezione l’artista Daniela Pellegrini.

La mostra, divisa in tre sezioni, si sviluppa lungo un percorso animato da immagini e sculture il cui obiettivo è  restituire forme di evoluzione e percezione corporea dove il femmineo diventa il paradigma in cui lo spettatore attento potrà cogliere, tra i dettagli e le suggestioni proposte, alcune aspetti della propria personalità.

Le forgiature plastiche multi materiche e le iconografie esposte, evocano oggetti appartenuti ad una presunta epopea rinascimentale. La loro presenza è la testimonianza di un racconto mitico rielaborato dall’immaginario collettivo presente nel patrimonio archetipo universale. Strumenti di difesa proposti come specchio su cui individuare e decodificare il ricordo  delle proprie cicatrici.  

Gli stendardi che attraversano l’armeria centrale rimandano alla ritrattistica rinascimentale, mentre le armature si mostrano nella loro concreta brutalità di strumenti di costrizione appesi ed esibiti come trofei. Il lavoro dell’artista guarda alla natura e ai suoi fenomeni e sollecita uno scambio simbiotico e di contaminazione che sotto l’aspetto simbolico evoca tutte le donne presenti alla corte (Reginae) di Ludovico il Moro.

Crisalidi di dimensione umana conducono il visitatore verso una dimensione immersiva e di comunione con la natura, in cui ogni individuo è chiamato a fare la sua parte. 

Gli Esercizi di disarmo proposti da Daniela Pellegrini, completano la visione generale del tema proposto dai Arma Mulieris. L’opera è un eserciziario di scrittura collettiva femminile che amplia e implementa di altri significati il contenuto della mostra.

contatti: info@sopramaresotto.it

Esercizi di Disarmo di Daniela Pellegrini

ENTROMURA

LUNIVERSO FEMMINEO NELLA CULTURAALL’ EPOCA DI LUDOVICO IL MORO E NELL’ERA DIGITALE

TONY HASSLER  e SILVIA RASTELLI

A CURA DI FORTUNATO D’AMICO

Inaugurazione 18 febbraio 2023 ore 16.00

Strada Sotterranea del Castello di Vigevano

18 FEBBRAIO – 5 MARZO 2023

A 570 anni dalla nascita di Ludovico Sforza detto il Moro, Duca di Milano, un personaggio chiave nella storia del Rinascimento italiano e lombardo, due artisti, TONY HASSLER  e SILVIA RASTELLI, allestiscono con le loro opere la mostra “Entromura. L’universo femmineo nella cultura, all’ epoca di Ludovico il Moro e nell’era digitale” all’interno degli spazi della Strada Sotterranea del Castello di Vigevano. 

L’evento, curato da Fortunato D’Amico, è un momento di riflessione storica sulle modalità di rappresentazione iconografica, sui flussi culturali tra passato e presente e sulle vicende umane.

Grazie ai celebri profili della cortigiana Cecilia Gallerani, della sposa Beatrice d’Este, dell’amante Lucrezia Crivelli e delle altre donne, non solo quelle presenti alla corte di Ludovico il Moro, l’arte della pittura offre uno spaccato della vita rinascimentale e invita noi contemporanei a confrontarla con le abitudini, i modelli di narrazione e di comunicazione del terzo millennio. 

La mostra non vuol essere un manifesto politico, ma un omaggio all’essere donna, all’identità del femmineo, nelle sue vecchie e nuove accezioni.

Il Rinascimento segna uno dei primi importanti passi verso l’emancipazione della figura femminile e dell’universo femmineo, che  come tutti sappiamo rimane ancora oggi un’argomento di grande attualità. Cosa significa essere donna? 

“Entromura” è un dialogo tra generazioni e sessi differenti, espresso in un variopinto linguaggio multimediale tra danza, pittura, fotografia e tanto altro. La collaborazione tra i due artisti, il fotografo Tony Hassler e la pittrice e performer Silvia Rastelli, promuove un indagine comparativa sull’universo femmineo, mettendo in parallelo le loro opere fotografiche e pittoriche con i ritratti realizzati dai pittori rinascimentali, al fine di scoprire le differenze e le analogie con il presente. 

Il  paragone tra fenomeni attinenti, appartenenti a zone spaziali o temporali distinte  e distanti tra loro, è parte del metodo scientifico. Consente l’interpretazione la comprensione dei contesti  e delle predisposizioni culturali del passato e ci rende consapevoli di ciò che di essi è giunto sino ai giorni nostri, ma anche di come questo patrimonio conoscitivo venga elaborato e re-interpretato quotidianamente.

Il visitatore avrà così modo di raffrontare i linguaggi utilizzati dall’arte di ieri e di oggi attraverso i suoi strumenti di rappresentazione per raccontare la mutevolezza della vita, esaminata scrutando i dettagli delle acconciature, i tessuti, i profili  di quei personaggi immortalati dagli artisti che raccontano la mascolinità, la femminilità, i pregi e le virtù delle vezzosità umane.


Tony Hassler 

È nato a Milano nel 1962 e fin dai primi anni di vita ha cercato di trasformare i suoi interessi e le sue passioni – estetica, arte e comunicazione – in opportunità professionali.

La passione per la fotografia nasce da adolescente, nel 1980 il suo primo reportage fotografico sul terremoto in Irpinia, pochi mesi dopo il primo viaggio in India. Da allora è diventato un instancabile scopritore e l’entusiasmo e la curiosità di esplorare non lo hanno mai abbandonato; nei suoi scatti trasmette emozioni dinamiche, frutto della ricerca del gusto della vita a un’altra velocità.

I suoi lavori, pubblicati in numerose riviste, raccontano le storie delle terre e delle persone del mondo.

Prima di diventare professionista, ha esplorato carriere alternative che gli hanno permesso di cogliere prospettive insolite e di avvicinarsi ai suoi soggetti con un’innata empatia, frutto di una filosofia vissuta ancor prima che pensata.

Ha praticato sport estremi e coltivato la passione per l’arte, il design e la musica jazz, fondendo i suoi stimoli in elementi fotografici che non hanno mai ceduto al disincanto di un professionista.

Etichettarlo come “fotografo” è un eufemismo: spirito libero dall’anima cosmopolita, Tony ha saputo coniugare il gusto della scoperta con uno stile prettamente metropolitano.

Si dedica anche all’insegnamento per la diffusione del linguaggio fotografico. Durante le lezioni e le discussioni, riesce a trarre spunti creativi inediti dal rapporto con i suoi studenti e con il pubblico. Alla costante ricerca di nuovi stimoli, Tony non ha trascurato le tecniche di post-produzione, realizzando proficue collaborazioni con colleghi professionisti e con artisti visivi, che hanno creato opere d’arte sulla base dei suoi scatti.

Quest’arte che genera arte è, forse, la sua più grande soddisfazione!

Le collaborazioni includono:

Rizzoli, Mondadori, Universo Cairo, De Agostini, Condè Nast, Repubblica, Style, Maxim, Corriere Della Sera, Gulliver, Dove, Specchio, Anna, Tutto, Marie Claire, Gentleman, Club 3, Io Donna, Tutto, Newton, Fox, GQ, Alp, V&S, Red Bull, Airone, Il Sole 24 Ore, Grazia.

Ritratti:

Antonio Albanese, Giandomenico Basso, Heinz Beck, Ross Brawn, Ferdinando Caraceni, Alessandro Cattelan, Massimo Coppola, Carlo Cracco, Cesare Cremonini, Antonio Di Natale, Shirin Ebadi, Giovanni Gastel, Michele Giuttari, Enus Mariani, Manfred Moelgg, Davide Oldani, Miloud Oukili, Mattia Poggi, DJ Ringo, Sergio Rubini, Giuliano Sangiorgi, Nadia Santini, Dejan Stankovic, Thierri Stern, Romano Tamani, Giovanni Veronesi.

Silvia Rastelli

È nata nel 1983 a Piacenza. Nel 2002 inizia a studiare con il maestro Gianni Zari (già ballerino e coreografo al Teatro La Scala di Milano) con il quale lavora per svariati anni danzando nel ruolo di solista. 

Crea, nel 2003, le scenografie dell’operetta “No No Nanette” di Corrado Abbati al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia. Ancora giovanissima partecipa alla collettiva

 “Laboratorio Brera” nel Castello di Monticelli d’Ongina e allestisce una mostra personale nel Castello di Zavattarello (Pavia). Inizia in questi anni un’intensa attività espositiva. 

Nel 2007 si la laurea in Pittura col massimo dei voti.  2008: recita nel cortometraggio “L’Astronauta” diretto da Maurizio Losi prodotto da Exen Media. Nel 2009, si laurea con la lode nel biennio di “Arti Visive”all’Accademia di Brera di Milano. 

Prosegue l’attività espositiva e quella performativa. Da ricordare, nel 2010 la mostra nella galleria “Rivoli 59” di Parigi (Francia), nella galleria Laboratorio delle Arti in “Arte per Loro” (Piacenza), nella personale “Beauty Demands Protection” presso la Art Hall Gallery a Kiev (Ucraina), alla Biennale Art-Brescia 2011 [catalogo “Art-Brescia 2011”] e infine a Milano in “Arte per Loro” alla Gal-leria della Fondazione D’Ars. Nel 2012 è presente ad Arte Accessibile Milano e al Fuori Salone del Mobile nello Spazio Bossi Clerici di Milano e con una mostra personale a Venezia,  in concomitanza con La Biennale di Architettura.  

All’ Ex-Ansaldo di Milano, partecipa con una mostra e una performance ad “Itacalive”, curata da Silvia Fabbri. Nel 2013 la mostra personale “Luna Rossa” nelle Raccolte Frugone dei Musei di Nervi e Genova curata da Fortunato D’Amico e Maria Flora Giubilei. Nel 2016 inaugura “Anima”, anteprima della mostra personale nella galleria Civico8 di Vigevano. Danza in “Punti di Vista” di E. Rossetti al Teatro Trieste34 di Piacenza. Silvia coreografa e danza nell’Opera Macbeth al Teatro Municipale di Piacenza; lavora come mima in Madama Butterfly al Teatro Municipale di Piacenza e al Teatro Comunale Pavarotti di Modena e come performer in Un Ballo In Maschera al Teatro Municipale di Piacenza e al Teatro Comunale di Ferrara.  Per il Teatro Trieste34 di Silvia danza una propria coreografia nel video Fantacity di Andrea Felice a Roma e dal vivo alla galleria Nemo di Torino e l’assolo “Bambola”, in prima serata in apertura a Quarto Grado su Rete Quattro.  2017: espone e danza tra le sue opere ed una di suo padre ne “L’olio d’artista” al Palazzo delle Stelline di Milano. Danza ne “Ces petits actes qui nous engagent”, una collaborazione tra la compagnia francese Ilimitrof e l’Ensemble Lodi Teatro. A Torino alla Galleria Old-American Design and Art, inaugura la personale “Essere Ritratto” cura-ta dal critico d’arte Francesco Poli. 

Nel 2018, sponsorizzata da Che Banca!  inaugura due mostre personali nelle filiali di Torino e Busto Arsizio e due personali nella Art Gallery Museum di Piacenza e a La Pedrera Art di Soncino, e una bipersonale “Rastelli” con il padre Giorgio Rastelli, al castello di Zavattarello (PV).

Silvia danza e coreografa l’assolo “Come una Bambola” a Quarto Grado su Rete Quattro, e danza due sue coreografie in “Debussy a Quattro Mani” alla Sala Dei Teatini di Piacenza.  Nel 2019 espone 5 opere museali nella collezione del BAG-Bocconi Art Gallery di Milano. Nel 2020 partecipa ad ApArt Fair, nello stand della Casa Museo De Angelis, Padiglione delle Belle Arti di Torino.

Nel 2021  nella strada Sotterranea del Castello, inaugura Human Generation, una mostra bipersonale con il padre Giorgio Rastelli in omaggio a Dante Alighieri. Espone con 7 opere nella Biennale Florence Eternal Feminine.

ALDO PALLANZA. AL FEMMINILE

MyOwnGallery di SuperstudioPiù, in via Tortona a Milano ospita dal 17 al 27 novembre 2022, con la curatela di Fortunato D’Amico, la prima personale milanese di Aldo Pallanza, dal titolo “Al femminile”.


Cercasi Principe Azzurro. Dopo aver calzato una scarpetta, perfettamente adatta a modellare il suo grazioso piedino, la giovane, ragazza quotidianamente impegnata a lavorare come donna delle pulizie nella casa della matrigna e delle sorellastre, venne scelta dal Principe Azzurro in qualità di sua consorte e futura Regina del regno. Cenerentola è certamente la favola che meglio esprime la particolare valenza che questo accessorio del vestiario assume nella cultura femminile sul piano simbolico e su quello psicologico di chi la indossa. Certamente Aldo Pallanza conosceva così bene l’universo femminile al punto tale da diventare uno dei più richiesti e affermati designer della calzatura rivolta alle donne. Aldo Pallanza avrebbe compiuto 100 anni nel 2022. Rivedendo e rileggendo criticamente i modelli di scarpe femminili da lui progettati nel corso della lunga carriera di modellista, i primi realizzati da giovanissimo intorno alla metà degli anni trenta del secolo scorso, si rimane meravigliati dall’attualità con cui questi oggetti, si presentano ancora oggi agli occhi di noi contemporanei. Cosa sarebbe la moda senza designer geniali, come si usa adesso per definire i modellisti di una volta, capaci di elaborare soluzioni empatiche al sentire delle donne del proprio tempo? Aldo Pallanza non era solo un disegnatore di stile ma un tecnico completo, chiamato a sviluppare il progetto di industrializzazione del prodotto in tutta la sua filiera, anche quella di programmatore dei macchinari e delle attività lavorative. Insomma, era un vero designer a disposizione dell’industria dell’abbigliamento femminile con il compito di trasformare la scarpa in un accessorio prezioso e fondamentale nello stile di una donna. Il potere attrattivo delle scarpe è fortemente evidente, anche in altre opere di artisti contemporanei come Vanessa Beecroft che fotografa e performa con modelle nude o vestite di pochi ornamenti tra cui quasi sempre sono protagoniste. Aldo Pallanza, quando progetta i sui capolavori, sa che ogni donna vuole sentirsi unica, diversa dalle altre, sensuale, intelligente. Le sue scarpe, prodotte da diverse aziende nazionali e internazionali, sono state vendute in milioni di esemplari in tutto il mondo, hanno certamente influenzato la cultura, le posture, l’immaginario femminile per diversi decenni.
Un inventore di moda che ha lasciato un’impronta estetica influenzando gli stili di vita e i prodotti di altri settori produttivi, dai tessuti, alle tappezzerie, ad altri capi di abbigliamento. La sua creatività era sempre ispirata, al punto da inventare, oltre ai modelli di calzatura, tessuti e simil-pellami utilizzati per il loro ornamento, elaborati in modo originale, ottenuti da un’attenta e particolare lavorazione dei materiali.
La conoscenza tecnica acquisita nell’esercizio dell’attività professionale si riverserà in quella di artista, completamente connesso con l’universo femminile da cui estrapola l’anima del sentire e dell’emozione. L’intenzione pittorica trasborda spesso dalla tela per diventare scultorea o elemento tattile in cui il disegno, oggetto di trattamenti particolari, emerge in rilievo, in funzione dei supporti utilizzati, quasi mai ortodossi rispetto a quelli in uso nella pittura tradizionale.
Figurativismo e astrattismo sono sempre presenti nelle sue opere e anche la funzione decorativa dell’immagine trova gli equilibri armonici da cui attingere gli elementi di un linguaggio rivolto alla donna.
Le sue figure femminili sono, al passo con i cambiamenti culturali in atto nel mondo contemporaneo, sensibili ad una lettura sulla condizione della donna e del suo ruolo nella società moderna, periodicamente segnalata lungo il percorso che negli anni accompagna l’evoluzione politica e giuridica dei popoli.
Così nelle sue rappresentazioni, i corpi, le posture e le facce dei soggetti raffigurati portano i segni della diversità culturale e dei fattori geografici di appartenenza.
Una emancipazione femminile lenta e quasi sempre silenziosa che ha reso possibile in questi ultimi decenni la nascita di una nuova consapevolezza, sia maschile che femminile, che ha portato alcune radicali trasformazioni. Potrà sembrare strano, ma è realistico affermare, come hanno scritto eminenti antropologi e sociologi, che a queste dinamiche di riforma hanno contribuito tante componenti, tra cui anche quelle rivendicazioni agitate dall’universo che gravita intorno al sistema della moda. Dobbiamo così riconoscere anche ad Aldo Pallanza il merito di avere portato il suo piccolo contributo al progresso culturale di cui tutti stiamo testimoni.

L’ORIGINE DELLA MATERIA tra Arte e Scienza

di Valentina Facchinetti

Il 4 Luglio 2012 venne confermata al pubblico la cosiddetta “Particella di Dio” dal CERN di Ginevra, il suo compito è quello di conferire massa a tutte le altre particelle: l’origine della materia. Fu inizialmente teorizzata da Peter Higgs dal quale prende il nome e la sua scoperta fu un traguardo straordinario. A dieci anni da quel giorni, la Strada Sotterranea al Castello Sforzesco di Vigevano ci invita ad unire la lettura scientifica di quel momento a quella artistica: “Il Bosone di Higgs, tra Arte, Scienza e Trascendenza

Grazie a Valerio Grassi, uno scienziato di forza al CERN negli anni della scoperta e Cavaliere Dell’Ordine Del Merito Della Repubblica Italiana, e Giuseppe Portella, artista della resina da sempre ispirato dal tema della scienza e dello spazio, ci viene presentata una mostra a cura di Fortunato D’Amico e Chiara Crosti, dove ogni opera d’arte trova una sua applicazione nel mondo e spazio della fisica.

Cerchi concentrici e sfere che ingannano l’occhio danno la possibilità al visitatore di lasciarsi trasportare in mondi che vanno al di là del corpo umano fino a raggiungere la dimensione della “Particella di Dio”.

Come dice l’artista Giuseppe Portella, indagare su questi fenomeni si può fare in molte forme: se il compito dello scienziato e della fisica è di studiare e trovare una verità oggettiva, l’arte lascia più spazio ad una dimensione umana e ad una sua applicazione interiore.

Trascendenza è quello che accomuna le due. Materia e spirito. “Siamo polvere di stelle e parte del Big Bang” ripete spesso Valerio Grassi ed è interessante notare come nei quadri si rispecchia questa unicità e dimensione che va oltre il nostro mondo e ricorda quello particellare.

La mostra si pone come punto di incontro tra le due discipline, “quasi come un esperimento sociale” come menzionato dallo scienziato, dove lo spettatore è portato ad un’indagine interna quando confrontato con la piccolezza e l’immensità di quello che ci compone.

Grazie alla mostra possiamo anche conoscere la biografia di queste due personalità che si occupano di argomenti molto lontani l’uno dall’altra ma che riescono a trovare un punto che le accomuna nella “Particella di Dio”.

INTERVISTA A GIUSEPPE PORTELLA

di Valentina Facchinetti

Come è nata questa collaborazione tra arte e scienza, e come vede questa trascendenza nell’unione tra le due?

A mio parere, scienza e arte non si possono dividere. La scienza deve dare delle risposte di tipo formale e matematico, ma non può dare tutto. Non può dare ciò che invece l’arte può fare. Tuttavia le due cose viaggiano sullo stesso binario.

È un’indagine; un’indagine di cose che non conosciamo. La scienza è chiamata ad approfondire tutto questo e anche l’arte deve fare la sua parte. Deve dare una visione assolutamente immaginifica, filosofica. Senza l’immaginazione, né lo scienziato né l’artista arriverebbero a dare una risposta.

Però queste due risposte possono anche essere coincidenti, perché quando nelle mie opere cerco di realizzare gli atomi, li immagino in senso figurativo. Invece di avere un paesaggio classico vedo un paesaggio spaziale, vedo come siamo dentro; quindi devo immaginarmi gli atomi in un certo modo: che vibrano, che si rincorrono, si uniscono.

E poi vado a vedere un riscontro nelle immagini scientifiche, anche se inizialmente le ho immaginate nella mia testa.

A me la scienza piace perché dà delle risposte che puntano a trovare la verità e trattano fenomeni interessantissimi che non possono non affascinare l’artista. L’arte è chiamata ad occuparsi non solo della bellezza ma tutto di quello che ci circonda e più dello spazio cosa c’è? Noi alla fine cosa siamo? E mi riferisco alla trascendenza, siamo spirito e materia.

Quello che la scienza forse non può andare ad indagare è forse la spiritualità, ma è importante. Noi siamo su due linee, linea verticale, spirito, linea orizzontale, materia. Queste due unioni non possono sovrapporsi.

Io cerco di giocare con le forme sferiche, le mie opere sono molto dedicate allo spazio e alla scienza. Per me non c’è più niente da dipingere: con la fotografia e il digitale che senso ha, a mio parere, dipingere un viso o una persona nel suo aspetto esteriore. A me interessa quello interiore, che è quello spaziale, spirituale. Che è quello che ribadiva Valerio, in una citazione che a me piace molto “Noi siamo figli delle stelle”. Abbiamo dentro la polvere di stelle e qualcuno deve pur raffigurarla.

Una signora mi ha detto “ma è un arte strana, non l’ho mai vista “, io mi sono permesso di dire “è una arte figurativa dello spazio”; perché per me è importante andare a saldare questo ciclo, per questo metto le sfere. Il non inizio e la non fine. Che cosa è il nostro transito terrestre? La non morte e la non nascita, un continuo trasformarsi così come la materia è in continua trasformazione. Il nostro è solo un passaggio che ci porta ad un altro tipo di materia o alla non materia, quello che studiano loro, i fisici, l’antimateria.

Io ho concentrato tutto il mio lavoro negli ultimi 15 anni sullo studio della luce,sono partito dalle terre rare luminescenti; ho avuto la fortuna di testare, per primo in Italia, questo fenomeno. Sono terre che si nutrono di luce sia artificiale che naturale e la rimettono in perpetua al buio. Questo ti insegna che il buio non esiste, quindi quando si parla di buio nello spazio è in realtà il limite dei nostri occhi, quello che non siamo in grado di vedere. Da lì è nata l’esigenza di approfondire con l’utilizzo delle tecnologie cinematografiche sottili, le carte olografiche, che riflettono la luce ed ho tolto il colore.

Lo studio del ciclo lo lux racchiude la luce e l’olografia.

Noi stiamo andando verso l’olografia, tutto quello che vediamo è falso.

Ci sono cantanti che salgono sul palco proiettando solo la loro immagine ed il pubblico applaude questo.

L’immagine olografica diventerà realtà aumentata, immagini che non ci sono ma vediamo. Quindi la mia domanda è cosa e che vediamo veramente? Mi viene da dire che tutto quello che vediamo non corrisponde alla realtà. Se esiste una realtà viene allora rielaborata e da li possiamo collegare lo studio della cinetica rivisitata. Semi sfere che in realtà non ciò sono, cerchi perfetti che quando muovo il mio sguardo dal fianco dell’opera, non esistono.

Stesso fenomeno con l’olografia, come mai quando cambio posizione vedo colori diversi? La luce lavora in base alla posizione e l’opera si muove. Lo studio della cinetica e delle terre rare luminescenti e la luce pura, quindi trasparenze, ti convoglia la luce in modi particolari, attraverso le sfere in resina muove la luce e crea immagini diversi in base alla posizione. Tutto questo per me continua a confermare che tutto quello che vediamo non è corretto, è una nostra rielaborazione

Di conseguenza al suo discorso sulla luce voglio chiederle, se tutto quello che vediamo non è realtà, c’è un collegamento al suo uso ripetitivo della sfera o mezza sfera? Questa forma concava o convessa riflette ovviamente la realtà in modo differente da come noi la vediamo.

Beh, questa domanda è bellissima, ti sei già quasi risposta. Attraverso la sfera cambia l’immagine. Leonardo Da Vinci per primo disse “i nostri occhi sono sferici per cui noi vediamo le cose al contrario, io in questo momento ti vedo ribaltata e il mio cervello aggiusta la visione. È proprio grazie alla forma sferica, che io trovo ovunque nello spazio. Io adoro la sfera perché non ha angoli. Vorrei citare una frase di Telesio, un filosofo del 1500 che diceva “Il nostro pensiero è diretto dall’armonia e proporzione.”.

Cosa esiste di più armonioso della sfera? È senza inizio e fine, il nostro pianeta è una sfera, i nostri atomi sono sfere, le cellule sono cerchi, sfere. Questa forma, la forma in sostanza, la troviamo sempre nel nostro pianeta, è la forma perfetta. Io ne sono innamorato, ma credo si capisca e continuo a proporla perché non riesco a uscirne prima di tutto, ma ha un’attinenza precisa con la scienza. È nel nostro dna. Ho già realizzato un’opera del DNA usando la sfera che però non si trova qui. Il DNA è composto da sfere, con segmenti che tagliano.

Per me la sfera entra perfettamente nella scienza, la scienza non può stare senza questa forma che ritroviamo sempre.

Ritornando invece al Bosone di Higgs, che è di ispirazione di questa intera mostra. È successo ormai dieci anni fa, lei di quel momento cosa ricorda? E in che modo pensa che questa scoperta abbia influenzato la sua arte o la ricerca che viene prima della creazione delle sue opere?

Per me è stata una grande scoperta e come per tutti gli umani mi ha creato un po’ di sconvolgimento. Quando si arriva alla particella di dio, dove potrà arrivare l’uomo?

Il mio primo pensiero è sempre che utilizzino queste conoscenze nella maniera buona e purtroppo non possiamo dire che sia sempre il caso. Queste scelte che hanno molto a che fare con il profitto al contrario di una progressione universale, a volte mi fanno paura.

Io la vorrei sempre interpretare in una maniera trascendente, se mi è concesso. Lasciarla anche lì dove è. Una particella di Dio, intaccata dall’uomo.

Il mio sconvolgimento sarebbe l’uomo che arrivi a credersi dio, la scienza deve andare avanti ed è una parte fondamentale ma io la vedo da artista. L’opera si fa per essere venduta o perché si sente il bisogno di farla e comunicare qualcosa? Per me la seconda. Se è fatta per essere venduta, l’opera non possiede più amore né passione ed è diventata un utilizzo, un profitto. Forse mi ha fatto un po’ paura, sono sincero.

Io dico “Lasciate che fluisca tutto come è stato disegnato.” E adesso e dopo?

Le mie opere sono partite prima però. Mi sono ritrovato in quelle immagini e ho riconosciuto di essere sulla strada giusta per averlo immaginato

Da quanti anni lavora su questo?

Un quarto di secolo tutto sulla resina, anche se i miei primi dipinti, quadri di olio su tela risalgono al 1986; avevo 13 anni: non compravo i giochi, compravo i colori ad olio e i pennelli. Mio padre non voleva. Ma a me piaceva disegnare.

Alla fine degli anni novanta è successo qualcosa, ho detto basta, non dipingo più. Per me non c’è più nulla da disegnare. So che gli artisti si arrabbiamo.

Sono andato su un altra materia perché poi l’arte cosa deve comunicare? Un linguaggio odierno. Possiamo continuare ad usare olio e tela? Con tutto il rispetto per chi ancora lavora con questi strumenti. Per me l’arte di oggi bisogna adattarla ad un linguaggio moderno. La resina mi dà quella possibilità su un altro livello. E quindi mi sono innamorato follemente all’inizio degli anni novanta. Da quel momento tutte le mie opere sono state prodotte con l’utilizzo della resina.

Questa è una lastra unica, un esperimento unico nel suo genere. Sono andato a togliere tutto, non c’è più supporto, tavola, tela. Non c’è nulla. Una lastra totalmente in resina. A me piace moltissimo sperimentare, non bastano tre vite. Per quell’opera l’ho lasciato al sole. La resina è un prodotto che si muove e quindi nel processo di solidificazione subisce alte temperature e si è piegata, prendendo quella forma. Irripetibile perché non sarei più in grado di rifarla, un pezzo unico nel suo genere. L’intervento esterno e la resina in sé non ti permettono un controllo totale della materia. Devi sempre trovare un compromesso. Non è possibile renderla docile totalmente. A quell’opera in particolare ci sono molto affezionato.

INTERVISTA A VALERIO GRASSI

di Valentina Facchinetti

Prima di tutto vorrei iniziare con una domanda su come è nata questa collaborazione tra arte, scienza e, come dice il titolo, trascendenza.  Quindi tra lei e l’artista Giuseppe Portella.

All’inizio io l’artista non lo conoscevo. È stata un’idea dei curatori, un’idea molto felice perché penso da sempre che il mondo dell’arte e della scienza abbiano un grandissimo connubio. Molti artisti sono residenti a Ginevra e prendono ispirazione dall’ambiente che li circonda e hanno dei mentori. Io stesso sono stato un mentore in questo caso per uno spettacolo di danza che seguiva le linee di ciò che io studiavo.

Ho passato buona parte della mia vita nel rendere visibile quello che è invisibile, l’arte figurativa come puoi capire è molto fruibile e genera emozioni immediate: mi piace ed è bella oppure non mi piace o la devo ancora capire. È raro che l’arte non lasci qualche reazione immediata

Quello che facciamo noi invece non può piacere o non piacere. È una realtà fisica che compone ognuno di noi, ma non così relativamente fruibile. Bisogna trasformarla in un’immagine, c’è un connubio forte con queste opere.

Trascendenza perché non si può rimanere totalmente insensibili a concetti così importanti. Di cosa siamo fatti? Come l’universo si evolve? Viviamo in un mondo in cui ci è dato tutto; quello che tocchiamo esiste, è nostro. Le nostre vite sono molto brevi rispetto all’intera storia del nostro mondo.

Percepire noi stessi che percepiamo, è un concetto molto importante, trascendente e bello. Le domande devono scaturire dalla meraviglia, nello stesso modo in cui guardi un’opera e ti fa scaturire delle emozioni (angoscia piuttosto che meraviglia) e ci portano a riflettere. Questa mostra per me è un bellissimo esperimento sociale.

Cosa intende con esperimento sociale?

Esperimento sociale perché quello che vedo, prendendo ad esempio le persone con cui ho parlato poco prima, loro sono venute a Vigevano per mangiare un gelato in piazza, poi hanno notato questa mostra, entrano e vogliono parlare con l’artista e in realtà trovano me, senza capire subito se sono quello delle foto al CERN. Alcune persone con cui ho parlato sono rimaste qui per più di un ora con domande che non pensavano nemmeno di avere dentro di loro. Questa mostra è stata per loro il pretesto per riuscire in quel tipo di ricerca interiore. In realtà non ho pretesa che chiunque venga qui comprenda tutto perfettamente, non siamo all’università.

È più un’esperienza che si fa per piacere.

Quando stavamo guardando il video mi ha indicato il reattore e me lo ha descritto come un mandala, possiamo quindi dire che lei è stato immerso nella scienza, ovviamente, ma anche nell’arte o comunque in una bellezza estetica e simmetrica.

La questione del mandala. Mi occupavo di fare le visite guidate quando ero al CERN e alla fine del tour c’era una domanda che mi aspettavo sempre “Dieci miliardi di dollari, ma alla fine come possiamo usarlo?” La risposta è tutta intorno a noi. Utilizziamo ora tecnologie che vengono sviluppate grazie alle conoscenze prese dal CERN. Ma cosa è? Noi lo abbiamo sviluppato come un mandala tibetano, che viene distrutto dopo anni, per ricordare la caducità delle cose terrene. La trascendenza è forte in questa similitudine.

Il Bosone di Higgs, come dico spesso, è di tutti, siamo tutti. È Chiara, sono le mie figlie. In realtà lo posso monetizzare? No, ma rimane uno strumento importante. Senza di esso non esistiamo. Quindi perché dobbiamo portarlo ad una dimensione terrena e pensare che senza un valore monetario non sia importante.

“A cosa serve?” Mi serve ad esistere, che non è poco.

L’acceleratore di particelle e il detector servono per guardare i componenti più intimi del nostro universo, la cosa bella è che è magnifico pensare come l’uomo sia arrivato ad un livello tale da poter ricostruire una parte della creazione dell’universo in laboratorio.

Sai da cosa sei composta tu? Così, velocemente?

Non saprei, atomi?

Il due percento di te è stato creato direttamente dal Big Bang, il novantotto percento di te è stata creato facendo esplodere una supernova. Il tuo di dna è uno in tutta la storia dell’universo. Quindi tu sei: parte del Big Bang, parte di una supernova, polvere di stella e unica ed irripetibile in tutta la storia dell’universo.

Ognuno di noi è veramente importante, e non possiamo sprecare la nostra vita in carolate. É un po’ brutto pensare che le nostre decisioni siano così materialistiche. Noi abbiamo il dovere di partecipare pensando allo sviluppo della cultura generale, e quindi non può non essere un’esperienza trascendente. Si parla dell’evoluzione del nostro sapere collettivo.

Il tramonto visto attraverso una fotografia appartiene a te tanto quanto al fotografo che l’ha scattata. Così la mia conoscenza appartiene a te tanto quanto a me. Il sapere deve essere qualcosa che appartiene a tutti. Al CERN, le informazioni e i lavori sono scaricabili gratuitamente da tutti dal web. Chiunque abbia bisogno di quelle informazioni può scaricarle in base al suo studio.

Anche perché come ho già detto il Bosone di Higgs siamo tutti noi, appartiene a tutti.

A dieci anni dalla scoperta, se ripensa a quel momento, a quella mattina, cosa prova e cosa le è rimasto impresso?

Allora, in realtà non c’è stato un giorno in cui abbiamo scoperto questa cosa, nel senso che vedevamo un picco di energia che come una fotografia diventava sempre più nitida. Abbiamo poi deciso di fare una conferenza al CERN il 4 luglio, con tutti i big e sembrava fosse un concerto, talmente tanta la gente venuta da istituti di ricerca affiliati.

Io ho detto “Io lì non vado” e sono stato esattamente sopra il rivelatore. Perché stava ancora funzionando, c’è ancora molto da scoprire, ma sentivo di dover stare proprio lì, proprio sopra il Bosone di Higgs.

Mi sentivo di avere questa capacità che quando mi trovavo lì, sopra il rivelatore, potevo chiudere gli occhi e esattamente percepire la collisione delle particelle quando avvenivano 40 milioni di volte per secondo. Ero arrivato ad un punto di non solo conoscere i dati ma tramutarli in una percezione reale di quelle collisioni. Non sono matto, è un po’ come quando gli atleti arrivano ad avere capacità insuperabili durante le gare dove danno il massimo di loro stessi. Tutti i loro emisferi del cervello operano in sintonia.

Immagino abbia aiutato anche l’esperienza, dopo anni di lavoro.

Beh ovviamente.

Era un mondo fantastico, però era un po’ come andare sulla luna. Come il secondo uomo che andò sulla luna, descrisse l’esperienza come una magnifica desolazione. Non c’è nulla, è desolato e magnifico allo stesso tempo.

Io mi sono reso conto che quel mondo è assolutamente magnifico ma desolato, io sono andato lì in vetta, che una buona parte del percorso, ma importante è anche saper tornare. Il rischio di non tornare tutti interi è alto.

Ho iniziato a pensare che mi mancasse qualcosa, in generale l’esperienza richiede molto da te, è quasi impossibile pensare di avere una famiglia, è troppo complicato. Dentro di me sapevo di voler diventare anche un papà e ho pensato che la mia vita potesse anche cambiare, quel mondo non è tutto dorato.

Ho portato con me molto di quello che ho trovato a Ginevra, il colore delle pareti del mio ufficio ora sono come quelli del CERN. Molte delle tecnologie della mia azienda sono state ricostruite basate su quelle del CERN per fare altre cose.

Una volta mi raccontava un mio amico, generale dell’aeronautica, personaggio notevole, primo a selezionare donne tra cui Samanta Cristoforetti; lui mi diceva che per via dell’età ha smesso di pilotare uno dei suoi aerei preferiti, della guerra fredda, impressionante da vedere; ma mi diceva che nessuno avrebbe potuto togliere dentro di lui le emozioni di volare.

C’è anche un altro fatto. Dopo che sono andato via dal CERN non è stata fatta nessun’altra scoperta, se vogliono torno come porta fortuna.

È un mondo bello ma da cui è bello anche tornare.

Io sono Cavaliere dell’Ordine del Merito della Repubblica e forse molti altri saranno più bravi di me, non ne dubito, ma io ho questo titolo perché ho designato buona parte della mia carriera a raccontare queste cose ed esperienze affinché fossero disponibili a tutti.

È un modo per dire ce l’ho fatta anche io, avevo un sogno che ho perseguito e ho realizzato. Non dico quale sogno tu debba avere, è il tuo ma è importante credere in se stessi, in fondo siamo polvere di stelle e parte del Big Bang.

Lei ha lavorato al CERN durante gli anni della scoperta e per il suo lavoro è stato insignito di un riconoscimento di cavaliere dell’ordine del merito, per quanto riguarda le opere che vediamo qui, tra la sua ricerca e il modo in cui l’artista le ha rappresentate che riscontro vede?

La scoperta per me è stata conoscere questo artista ed è stato merito dei curatori che hanno fatto un ottimo lavoro dal punto di vista interdisciplinare. Secondo me l’artista Giuseppe Portella ha un repertorio di opere in resina che sono davvero molto affini perché ricordano un mondo particellare non solo dal punto di vista geometrico ma anche guardandole come sfere che si creano a vicenda. Una sola di loro non avrebbe molto senso, ma sono una moltitudine con una disposizione ben precisa che compone un disegno. Trovo un connubio molto forte.

Questa mostra vogliamo portarla anche in altre città. Molto probabilmente a Siena con cui ho un legame molto forte e nella bergamasca a Bergamo Scienza, quindi sarò presente il più possibile.

Secondo me è importante capire come le persone reagiscono e interagiscono, anche perché c’è questo concetto che circonda l’accademia e la scienza che la fa sembrare distante dalla gente. In realtà appartiene a tutti, ma deve esserci un lavoro dietro di creare un linguaggio comune.

IL BOSONE DI HIGGS. Tra arte, scienza e trascendenza

Le rappresentazioni iconografiche del Bosone di Higgs, illustrato da più punti di vista, trovano spesso corrispondenze con altre immagini in uso nei linguaggi figurativi provenienti da tradizioni religiose e di indirizzo spirituale. Il design dell’acceleratore LHC, in uso al CERN di Ginevra ha in alcune sue viste, similitudini impressionante con quelle dei disegni concentrici dei Mandala. 

Queste particolari forme di rappresentazioni sacre sono costruite a partire da un impianto diagrammatico geometrico di provenienza tibetana. Sono utilizzate nelle culture religiose e spirituali di provenienza asiatica per offrire ai devoti elementi di meditazione e suggestioni idonee al raggiungimento di una dimensione dell’ Essere trascendente dalla materia e dall’ambiente che lo circonda. 

Attraverso il raccoglimento interiore il praticante potrà sperimentare forme di spiritualità e di filosofia che ispirano comportamenti e atteggiamenti interiori equilibrati e di accettazione nei confronti delle esperienze della vita.

Il Mandala è costituito da un disco di forma rotonda organizzato attorno a un punto centrale attorno al quale ruotano una serie di disegni simmetrici colorati a rappresentare l’ordine del micro e del macro cosmo. Il Mandala è un luogo-logo simbolico, geometrico, attivatore di connessioni e di relazioni rappresentative verso un mondo di misteri in cui abitano le divinità.

La rivelazione dell’esistenza del Bosone di Higgs, conosciuto anche come la “Particella di Dio”, o la ”Particella maledetta”, venne confermata al pubblico dal CERN di Ginevra il 4 luglio del 2012. Da quasi mezzo secolo gli scienziati hanno indagato sulla presenza nel mondo sottonucleare di una particella il cui compito è di conferire massa a tutte le altre particelle e che consentisse loro di apparire come entità materiali e quindi di manifestarsi visivamente. Il suo nome è un tributo a Peter Higgs, fisico britannico e Premio Nobel per la fisica nel 2013, che già nel 1964 aveva teorizzato la sua esistenza. La scoperta di questa nuova particella elementare completa un altro tassello della teoria fisica e del Modello Standard.

A dieci anni dalla scoperta del Bosone di Higgs, la Strada Sotterranea Nuovissima del Castello Visconteo Sforzesco di Vigevano ospita la mostra “Il Bosone di Higgs, tra arte, scienza, trascendenza”. 

È un evento particolare che integra alla visione scientifica quella artistica, rilevando come da punti di vista diversi è possibile allargare il campo delle conoscenze umane sul piano della filosofia, della trascendenza e della capacità di riformulare la progettazione e la gestione di molti aspetti delle attività sociali. 

I protagonisti in mostra con le loro documentazioni e le loro opere sono: Giuseppe Portella, artista da sempre interessato alle relazioni tra arte e scienza; Valerio Grassi, uno scienziato in forza al CERN negli anni della scoperta del Bosone di Higgs e per questo insignito del prestigioso riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Saranno esposte delle parti del calorimetro del detector Atlas del Cern provenienti dalla Sezione di Milano dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

La mostra è affiancata da conferenze, proiezioni audio-video ed eventi performativi che si terranno durante tutto il periodo espositivo.

Fortunato D’Amico


Il BOSONE DI HIGGS, TRA ARTE, SCIENZA e TRASCENDENZA

Giuseppe Portella – Valerio Grassi

a cura di Fortunato D’Amico e Chiara Crosti

Strada Sotterranea Nuovissima del Castello Visconteo Sforzesco di Vigevano

Via XX Settembre, Vigevano (Pv)

dal 3 al  30 LUGLIO 2022

Orari di apertura: sabato e domenica dalle ore 10.30 alle ore 12.30-16.30 alle ore 19.00

INGRESSO LIBERO

VERNISSAGE

3 luglio 2022 ore 17.00

CONFERENZA per il 10° anniversario della scoperta del Bosone di Higgs

4 luglio 2022 ore 21.15

con Valerio Grassi e Fortunato D’Amico

Un evento organizzato da Pensare Globalmente Agire Localmente | Sopramaresotto

in collaborazione con

Rete Cultura e Wetown e AVDA Associazione Vigevanese Divulgazione Astronomica

Patrocinio del Comune di Vigevano

Con il contributo di Atlas advanced technologies s.r.l.

Si ringrazia:

Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – Sezione di Milano

CERN

Per informazioni: worldglocal@gmail.com

CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo 

Genova BeDesign Week 2022  | CALEIDOSCOPIO

a cura di Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda

3 architetti in dialogo con 14 artisti contemporanei Massimo Facchinetti, Enrico Frigerio, Massimo Roj con Maria Cristina Carlini, Max Casacci, Mario De Leo, Flavio Di Renzo, Pina Inferrera, Flavio Lucchini, Max Marra, Ercole Pignatelli, Pier Paolo Pitacco, Alfredo Rapetti Mogol, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, Giovanni Ronzoni, Michele Sangineto, Giorgio Scianca.

Santa Maria di Castello Salita di Santa Maria di Castello, 15 – Genova

CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo” è una mostra e serie di incontri interdisciplinari e multiculturali che si terranno dal 18 al 22 maggio 2022, all’interno degli spazi del convento di Santa Maria di Castello, durante le giornate di Genova BeDesign Week. Sono stati invitati a portare il loro contributo architetti, designer, artisti, musicisti, che da punti di vista differenti convergeranno le loro proposte e suggestioni, su alcuni tra più interessanti elementi progettuali su cui si fonda la percezione dell’ambiente reale: il suono, la luce e il tempo. Elementi che concorrono a determinare la condizione qualitativa dello spazio abitativo nella quale fluttuiamo quotidianamente. La mostra CALEIDOSCOPIO è promossa da DIDE (Distretto del Design di Genova) e si inserisce nel palinsesto della nuova edizione della design week che quest’anno si rinnova e si differenzia ancora di più da tutte le altre manifestazioni analoghe, aggiungendo un elemento di indiscussa eccellenza, il design nautico. Rimane invece invariata e anzi valorizzata la mission che da sempre anima la manifestazione, la rigenerazione concreta e visibile del territorio e la valorizzazione e diffusione della cultura del design. Il distretto del design quest’anno si amplia coinvolgendo altre zone della città, a cominciare dal quartiere del Molo.

Nello spettacolare scenario della chiesa di Santa Maria di Castello e annesso convento, datati XII secolo, prende vita la mostra CALEIDOSCOPIO curata da Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda, in un momento particolare dell’attuale crisi globale, in cui le discipline del progetto e della creatività sono chiamate a correggere gli errori disegnati dalle prospettive consumistiche e a dare risposte in un periodo difficile ed estremamente complesso della storia dell’umanità. La visione caleidoscopica, intesa in campo medico, è il sintomo di un’alterazione della vista causato da un’emicrania visiva che influenza l’udito e l’olfatto. Da un’angolazione completamente diversa, quella proposta dal caleidoscopio, è invece un punto di vista che assume connotati positivi per la peculiare caratteristica dello strumento di specchiare otticamente oggetti messi alla rinfusa all’interno di un tubo a forma di cannocchiale e di riorganizzarli sotto un aspetto ordinato ed esteticamente piacevole. La metafora del caleidoscopio consente di approcciare, con una chiave di lettura straordinariamente efficace, i problemi che oggi devono affrontare le principali discipline della creatività tecnico, scientifica, come l’architettura e il design. A loro spetta il compito di redigere i progetti degli oggetti che andranno a formare l’insieme dell’habitat artificiale in cui sono immerse le nostre vite e a ridisegnare gli scenari futuri.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, aiuterà il pubblico a orientarsi nella lettura delle opere esposte e servirà da guida per tutti coloro che la utilizzeranno per comprendere i contesti nei quali è necessario intervenire urgentemente e adottare comportamenti idonei a raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro il 2030. L’approccio suggerito dall’agenda è interdisciplinare e multiculturale, stimola un confronto e un dialogo tra i professionisti in antitesi con l’approccio multi-specialistico che ha creato barriere spesso invalicabili. E’ necessario aprire un dibattito costante tra creativi e professionisti, il matematico deve dialogare con l’artista, l’architetto con l’ingegnere, il musicista con il manager, le istituzioni tra di loro. La sostenibilità non riguarda solo l’ambiente ma l’urgenza di dare a tutti la possibilità di vivere in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico. Un profondo cambiamento che riguarda le imprese, i Governi, le Amministrazioni, l’opinione pubblica, e ovviamente la cultura.

CALEIDOSCOPIO agiterà riflessioni sulla questione del Suono e dei paesaggio sonori, sempre più artificiali e meno naturali, ed esaminerà la luce come fenomeno cromatico, anche nei suoi risvolti psicologici e simbolici, così come in quelli del suo utilizzo nei moduli fotovoltaici, che sfruttano l’energia solare per produrre energia elettrica. Luce per comprendere le ombre delle meridiane e lo scorrere delle ore del Tempo diurno ma anche di quello musicale. E alla velocità della luce il nostro mondo sta mutando, proiettando il futuro in una dimensione inaspettata e fantascientifica dell’esistenza. Chi avrebbe mai detto, solo qualche anno fa che improvvisamente il frenetico pianeta Terra, antropizzato dalla globalizzazione, si sarebbe bloccato all’unisono, imponendo una brusca frenata di tutte le attività economiche, sociali, culturali, costringendo tutti noi ad un rapido ripensamento e riadattamento delle abitudini e dell’abitare il pianeta?

Sono protagonisti di CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo: gli architetti Massimo Facchinetti, Enrico Frigerio, Massimo Roj in dialogo con gli artisti Maria Cristina Carlini, Max Casacci, Mario De Leo, Flavio Di Renzo, Pina Inferrera, Flavio Lucchini, Max Marra, Ercole Pignatelli, Pier Paolo Pitacco, Alfredo Rapetti Mogol, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, Giovanni Ronzoni, Michele Sangineto, Giorgio Scianca.

Un evento di Sopramaresotto e Associazione Pensare Globalmente Agire Localmente.

Con il Patrocinio di: ADI – Associazione per il design industriale, ALA – Assoarchitetti, Dedalo Minosse – Premio internazionale alla committenza di architettura, DiDe. Main Sponsor: ItalMesh Media Partner: ARCA International Sponsor tecnici: SlashFolder, Studio Ronzoni

CONTATTI:

Fortunato D’Amico fortunatodamico@sopramaresotto.it

Chiara Ferella Falda chiara@chiaraferellafalda.com 

 VIGEVANO MARCIA PER LA PACE 24 APRILE 2022 

Prendendo spunto dall’edizione straordinaria della PerugiAssisi www.perugiassisi.org, marcia della pace e della fraternità di rilevanza nazionale candidata a diventare patrimonio UNESCO, l’Associazione Pensare Globalmente Agire Localmente, in collaborazione con altre associazione e il Comune di Vigevano, intende realizzare con le stesse finalità una marcia per la pace locale, coinvolgendo e chiedendo la partecipazione delle associazioni e degli istituti scolastici della Lomellina. 

Nel comunicato del 4 ottobre 2021, Papa Francesco disse “Con il gesto semplice ed essenziale del vostro camminare, voi avete affermato che la cultura della cura è una strada, anzi, è la strada maestra che conduce alla pace. La cura, infatti, è il contrario dell’indifferenza, dello scarto, del violare la dignità dell’altro, cioè di quell’anti-cultura che è alla base della violenza e della guerra. Purtroppo ancora oggi, dopo le due immani guerre mondiali e le tante guerre regionali che hanno distrutto popoli e Paesi, ancora – ed è scandaloso – gli Stati spendono enormi somme di denaro per gli armamenti, mentre nelle Conferenze internazionali si proclama la pace, distogliendo di fatto lo sguardo dai milioni di fratelli e sorelle che mancano del necessario per vivere o trascinano un’esistenza indegna dell’uomo.” Parole oggi come non mai sempre attuali. 

David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, scriveva “L’Europa deve dimostrarsi capace di diventare uno strumento di pace, un progetto per il bene di tutti, capace di proteggere le persone, sostenere le imprese, investire nell’uguaglianza, nel progresso sociale e nel benessere economico. Tutto questo dobbiamo declinarlo in iniziative concrete, perché se i migranti continueranno ad annegare nel Mediterraneo, i profughi ad essere rifiutati, i bambini a morire per mancanza di cure, come potremmo dire che questo spazio unico di libertà e democrazia sia un modello utile ad un mondo più giusto?” 

Per chi ha già partecipato negli anni passati alla PerugiAssisi sa quanto questo evento sia davvero un momento di testimonianza, gioia e convivialità che rinsalda i rapporti sociali e la voglia di continuare a sperare e prodigarsi per portare avanti i valori della solidarietà, fratellanza, pace, amore e della cura dell’altro… per imparare tutti a ripudiare la guerra e a diventare costruttrici e costruttori di pace. 

Per chi non potrà recarsi a Perugia il prossimo 24 Aprile, vogliamo riproporre un piccolo percorso in Vigevano, dalla frazione Sforzesca fino in centro, coinvolgendo in primis i giovani insieme alle loro famiglie, per giungere fino alla Piazza Ducale ove, con la partecipazione dei ragazzi, verrà ricreato il Terzo Paradiso di Pistoletto – presidente onorario della nostra associazione – con tutte le bandiere del mondo elaborate dagli studenti stessi. Per ulteriori informazioni sul Terzo Paradiso: terzoparadiso.org/what-is 

L’obiettivo numero 16 dell’Agenda ONU 2030 sulla quale si basa lo Statuto della nostra associazione, riprende proprio il principio della pace, della giustizia e delle istituzioni forti, per la promozione di società pacifiche ed inclusive ai fini dello sviluppo sostenibile, fornendo inoltre l’accesso universale alla giustizia e l’impegno per la costruzione di istituzioni responsabili ed efficaci a tutti i livelli. 

Auspicando una partecipazione massiva all’evento, per dare un segnale forte alle organizzazioni governative in merito alle molteplici situazioni internazionali di conflitti e guerre, chiediamo di poter fare PASSAPAROLA il più possibile tra i vostri contatti per trovarci tutti insieme in un cammino di pace. 

PER INFORMAZIONI SCRIVI ALLA MAIL DEDICATA A QUESTA INIZIATIVA : info.worldglocal@gmail.com