Milano. In una Milano in fermento per l’attesissimo Salone del Mobile, punto di riferimento per chi opera nel settore del design, il prossimo 20 Aprile a partire dalle ore 18.00, presso la magnifica Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale, si svolgerà l’evento dal titolo “Creativity Application”.
La cerimonia realizzata da SIEDAS, Società Italiana Esperti di Diritto delle Arti e dello Spettacolo, si prefigge l’obiettivo di omaggiare personalità di spicco che si sono distinte per particolari meriti nell’ambito della cultura.
L’apertura dei lavori sarà affidata a Fabio Dell’Aversana, Presidente SIEDAS, mentre Fortunato D’Amico, Curatore artistico indipendente, modererà l’incontro.
Nel corso del pomeriggio sarà conferito il titolo di Socio Emerito SIEDAS a due protagonisti indiscussi dell’arte e della musica italiana: Michelangelo Pistoletto e Federica Abbate.
Michelangelo Pistoletto, già insignito del Premio alla Carriera SIEDAS sezione Arte nel 2019, e protagonista della mostra “La Pace Preventiva” nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale fino al 4 giugno, presenterà il suo ultimo libro dal titolo “La formula della creazione”, “un lavoro – come dichiarato dal Maestro – che porta attraverso 31 passi alla genesi dell’Universo e, al contempo, alla genesi di una nuova società”.
Federica Abbate, giovane cantautrice e compositrice italiana che ha al suo attivo prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Alfredo Rapetti Mogol in arte Cheope, Fedez e Michele Bravi, presenterà il suo nuovo singolo in collaborazione con Mr. Rain dal titolo “La pioggia prima di cadere”.
Un emozionante momento musicale sarà affidato all’Orchestra Sinfonica di Sanremo che, in prima assoluta, eseguirà la suite “La formula della creazione” dedicata a Michelangelo Pistoletto.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Palazzo Reale, Cittàdellarte di Michelangelo Pistoletto, Orchestra Sinfonica di Sanremo, Sopramaresotto e Pensare Globalmente Agire Localmente.
L’ingresso sarà consentito esclusivamente su invito.
Una mostra che unisce scienza, arte, tecnologia e il tema dello sviluppo sostenibile, anche attraverso un allestimento simbolico: le opere sono presentate in forma del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto.
Articolo di: Viviana Vergerio Guerra, curatrice della mostra
La mostra Art & Science. Visions on cellular morphogenesis, è un ambizioso progetto nato con l’intento di fare conoscere, attraverso l’arte, gli orizzonti della ricerca neuroscientifica e per accrescere la sensibilità intorno ad argomenti, quali le malattie neurodegenerative e i processi legati all’invecchiamento, che riguardano tutti noi molto da vicino. Un’idea sviluppata dall’artista Claudia Cantoni in collaborazione con la scienziata Ester Piovesana, entrambe affascinate dalla bellezza astratta esercitata da entità cellulari analizzate al microscopio, manifestazioni di gravi patologie, e legate dalla comune attitudine di operare in maniera partecipata confrontandosi con esperienze diverse. L’arte e la scienza diventano un tutt’uno, due realtà valorizzate attraverso una coraggiosa sperimentazione artistica, che unisce immagini di cellule cerebrali ottenute nelle ricerche in laboratorio da Ester Piovesana, con quelle surreali, realizzate da Claudia Cantoni, con lo scopo di comunicare come alcuni grandi traguardi relativi il futuro e il benessere dell’uomo giungono dalla tecnologia. Le immagini che derivano dall’osservazione di cellule neuronali e della loro mutazione dovuta all’interazione con speciali sostanze coloranti usate nella ricerca microbiologica, vengono inglobate nel lavoro artistico da Claudia Cantoni, secondo un approccio che vuole fare leva sulla percezione visiva. La fase intermedia del processo, è quella digitale, per ogni opera è stato creato un video che mostra il procedimento creativo consentendo all’osservatore di essere totalmente immerso in ogni fase processuale, favorendo una comprensione e un coinvolgimento globale che trova riscontro visivo ed emotivo nei dipinti eseguiti manualmente su tela dall’artista. Il reperto scientifico scelto rappresenta una fondamentale fase embrionale di un processo interattivo, un tassello che diviene parte di un tutto, o meglio una parte che contiene già un tutto, colto e sviluppato dall’artista attraverso la propria immaginazione. L’artista crea nuovi mondi fantastici, scenari naturali differenti, come fondali marini e panorami montuosi, restituendo anche gli stati mentali che insorgono tra la veglia e il sogno. Centrale per l’artista è la natura, per lei preziosa fonte di ispirazione che nell’opera si manifesta in tutti i suoi aspetti, sia nella dimensione nobile e maestosa che in quella minacciosa e inquietante, unendo il particolare con il generale, il micro con il macrocosmo, il tangibile e l’intangibile. Un modo di agire, strettamente legato ai nuclei narrativi iniziali, generatori di nuove e più grandi storie
La mostra è un’installazione composta da diciotto dipinti realizzati con la tecnica mista di acrilico e olio e fotografie stampate su tela e da ventidue dipinti digitali impressi su vetro acrilico presentati secondo un allestimento che trae ispirazione dai tre cerchi consecutivi del Terzo Paradiso, l’opera di Michelangelo Pistoletto, che rappresenta la fase dell’umanità in equilibrio tra natura e artificio, auspicabile per la civiltà planetaria e la propria sopravvivenza che è divenuta ormai un riferimento importante utilizzato in molti ambiti, tra cui quello scientifico. Per questo motivo, lo scorso 25 marzo, nel parco della Villa Saroli a Lugano, si è celebrato il Rebirth Day unendosi all’annuncio di Pistoletto dello scorso 22 dicembre 2022. Nell’occasione, come già avvenuto in altri luoghi, si è formato un cordone umano a sostegno di un nuovo sentiero della rinascita, in difesa dell’umanità e del pianeta. Questa unione partecipativa di più persone intorno ad un tema di assoluta importanza, come quello della responsabilità sociale e ambientale, è un segno tangibile di come l’arte possa esprimere la sua forza su più fronti e mettere d’accordo persone con storie e profili professionali eterogenei. I proventi delle opere e del catalogo venduti saranno devoluti alla ricerca scientifica.
Info:
L’esposizione, presso le sedi di Villa Saroli e della Limonaia in Via Stefano Franscini, 9 a Lugano, rimarrà aperta fino il 13 aprile 2023. Dalle 10.00 alle 18.00.
Il flash mob collettivo all’insegna dell’inclusività e dell’integrazione è andato in scena dal 21 marzo 2023: un’unica iniziativa in tutto il mondo, che ha previsto l’unione simbolica di persone da ogni parte del Pianeta attraverso una catena umana. Tutti, mano nella mano, come tante righe su una sola mappa, in un’unica linea virtuale intorno alla Terra. Un progetto performativo che ha preso forma a partire dall’appello lanciato il 21 dicembre 2022 da Michelangelo Pistoletto: il maestro biellese, in un’inedita chiamata all’azione, aveva chiesto “una partecipazione globale contro tutte le mostruosità create dall’uomo. Tutte, nessuna esclusa”. (/journal.cittadellarte.it)
Tutti i video sono poi stati raggruppati e geolocalizzati sul sito ufficiale dell’iniziativa http://www.21march23.net
Sentiro Rebirth / CUSAGO (Mi)
Nidoscuola Leonardo Da Vinci
Sentiero Rebirth / VIGEVANO (Pv)
Scuola Primaria Anna Botto
Scuola dell’Infanzia L’ Aquilone
Scuola dell’Infanzia C.Corsico
Scuola Primaria E. De Amicis
Sentiero Rebirth / SEDRIANO (Mi)
Scuola secondaria di I grado L. Pirandello di Sedriano (Mi) e Bernate Ticino (Mi)
Pedaliamo per la Pace e per promuovere la mobilità sostenibile contro il cambiamento climatico
Sentiero Rebirth / REGGIO EMILIA
Piazza della Vittoria
“L’essere umano ha un potere distruttivo illimitato e sta portando il mondo alla catastrofe. Uniti mano nella mano, avviamo il cammino di una nuova umanità” Queste sono le parole di Michelangelo Pistoletto, artista contemporaneo che ha chiamato a raccolta tutti i cittadini per realizzare una lunga catena umana che possa collegare i popoli per generare una nuova umanità, collaborativa, contraria alle guerre e in armonia con la natura. Amar Costruire Solidarietà, associazione premiata con il Premio per la Pace Giuseppe Dossetti, ha colto l’invito di Michelangelo Pistoletto e ha organizzato una catena umana che avrà luogo martedì 21 marzo, equinozio di primavera, alle 18:00 in Piazza della Vittoria a Reggio Emilia. Jean Bassmaji, Presidente di Amar invita tutti i reggiani a partecipare con queste parole: “Viviamo in una città accogliente e sensibile ai temi delle disuguaglianze e delle atrocità, diamoci tutti la mano e diamo segno della nostra contrarietà a tutte le guerre, quella in Ucraina così vicina a noi, quella in Siria che sta distruggendo la culla della civiltà, in Congo, in Sudan, in Yemen e in tutti i territori che attualmente sono colpiti da guerre”. L’appello di Amar è stato raccolto da tante associazioni e istituzioni che hanno aderito, tra cui: 𝐂𝐆𝐈𝐋 𝐑𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐄𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚, 𝐅𝐨𝐧𝐝𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞, 𝐌𝐨𝐧𝐝𝐨𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨, 𝐅𝐢𝐥𝐞𝐟 𝐑𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐄𝐦𝐢𝐥𝐢𝐚, 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐌𝐞𝐥𝐚𝐠𝐫𝐚𝐧𝐚, 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐃𝐨𝐫𝐚𝐭𝐞 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐝𝐢 𝐥𝐞𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚, 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐏𝐚𝐬𝐬𝐚𝐩𝐚𝐫𝐨𝐥𝐚, 𝐆𝐋𝐌 𝐆𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐋𝐚𝐢𝐜𝐨 𝐌𝐢𝐬𝐬𝐨𝐧𝐚𝐫𝐢𝐨, 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐕𝐢𝐚 𝐑𝐨𝐦𝐚 𝐙𝐞𝐫𝐨, 𝐀𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐐𝐮𝐚𝐫𝐚𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨𝐯𝐞, 𝐏𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐏𝐫𝐚𝐭𝐨𝐟𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐚, 𝐁𝐚𝐠𝐧𝐨𝐥𝐨 𝐁𝐞𝐧𝐞 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞, 𝐏𝐚𝐫𝐫𝐨𝐜𝐜𝐡𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐑𝐨𝐧𝐜𝐚𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚, 𝐋𝐔𝐏 𝐋𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚 𝐔𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚̀ 𝐏𝐨𝐩𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞 l’elenco delle adesioni è in costante aggiornamento.
Sentiero Rebirth / LUGANO
Villa Saroli, Lugano
Realizzata insieme agli organizzatori, artisti e visitatori della mostra “Art&Science – Visions on cellular morphogenesis” di Claudia Cantoni, Ester Piovesana a cura di Viviana Vergerio Guerra. L’ Arte come motore di giustizia, pace e benessere tra le persone e i popoli. Villa Saroli, Lugano
Da giovedì 23 marzo a domenica 4 giugno Palazzo reale presenta “La Pace Preventiva”, una mostra – installazione di Michelangelo Pistoletto pensata appositamente per la suggestiva Sala delle Cariatidi.
Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto in collaborazione con Skira, la mostra è curata da Fortunato D’Amico ed è parte di Milano Art Week (11-16 aprile 2023), la manifestazione diffusa coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in collaborazione con miart, che mette in rete le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città che si occupano di arte moderna e contemporanea, con una programmazione dedicata di mostre e attività.
Progettata per estendersi con un movimento ondulatorio sull’intera superficie dello spazio espositivo, l’installazione immerge il visitatore in un ambiente fluido che assume la caratteristica di un labirinto, all’interno del quale si aprono degli spazi che accolgono alcuni tra i più emblematici lavori realizzati da Michelangelo Pistoletto nel percorso della sua attività.
“La Pace Preventiva” non è solo l’esposizione di una serie di opere prodotte in momenti temporali diversi, ma è anche una traccia dell’itinerario di consapevolezza che ha gradualmente consentito all’artista di concepire “l’arte al centro di una trasformazione responsabile della società” espressione che costituisce la mission della sua fondazione, Cittadellarte, attiva come scuola a Biella dagli anni ‘90. Un cambiamento possibile, secondo Michelangelo Pistoletto, solo attraverso una reale pratica della democrazia che coinvolga i cittadini e le loro organizzazioni nei processi di trasformazione sociale responsabile.
Il labirinto è uno dei più antichi archetipi del viaggio e della trasformazione personale. La sua presenza è diffusa nei cinque continenti. Un simbolo ricco di significati criptici dalle molte sfaccettature e interpretazioni, tutte giustificate e coerenti, variabili secondo le epoche e le culture. L’arte lo ha adottato da millenni, dalla preistoria ai giorni nostri.
Michelangelo Pistoletto già nel 1969, progetta il suo primo Labirinto presso il Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam. All’interno dell’installazione tre membri de Lo Zoo, gruppo artistico multidisciplinare fondato dallo stesso Michelangelo Pistoletto l’anno precedente, svolgono azioni performative suonando dei lunghi megafoni utilizzati come fossero trombe. Negli anni seguenti il Labirinto verrà riproposto in occasione di altre mostre, ogni volta adattato all’ambiente che lo ospita.”Il labirinto è un luogo fortemente simbolico. La leggenda del Minotauro sta a indicare il mostro che vive dentro di noi e la possibilità che tutti noi, in un certo momento delle nostre vite private della nostra vita collettiva, saremo costretti ad affrontare noi stessi. Il mio labirinto è fatto di cartone corrugato, un materiale flessibile che gli permette di assumere qualsiasi forma e di adattarsi a qualsiasi spazio. In un certo senso è come lo specchio che accoglie qualsiasi immagine. Si presenta come un elemento fisico che è allo stesso tempo fortemente legato all’immaginazione.” (M. Pistoletto, intervista con G. Celant in Michelangelo Pistoletto. The Mirror of Judgement, catalogo della mostra, Serpentine Gallery, London, 2011).
A Palazzo Reale il visitatore sarà chiamato a compiere un percorso sinuoso e solo apparentemente disorientante, camminando all’interno del Labirinto. In questo “laborioso marchingegno dell’arte” ad ogni bivio del percorso dovrà necessariamente scegliere il tragitto da effettuare per raggiungere le altre opere in esposizione, soffermarsi davanti a esse e riflettere sulla loro esistenza. All’uscita dall’installazione porterà con sé il ricordo di un’esperienza ricca di contenuti immaginifici e di informazioni pratiche, ma anche la consapevolezza di avere completato un esercizio tangibile, efficace per riflettere sulle modalità per uscire dal labirinto della nostra epoca e instaurare La Pace Preventiva.
La Sala delle Cariatidi accoglie la voce di Cittadellarte attraverso i QR codes che attivano video testimonianze di tutte le attività di questa scuola di interazione tra l’arte e i diversi settori della società, dall’educazione all’alimentazione, dall’architettura alla moda, dalla spiritualità alla politica.
La mostra si estende con tre installazioni nei Musei scientifici del Comune di Milano, Museo di Storia Naturale, Planetario e Acquario Civico, che ospiteranno una serie di incontri di approfondimento nei mesi di apertura della mostra stessa. La Pace diventa così il fil il rouge di un piano culturale svolto all’interno del labirinto sociale, che aiuta a evitare le incertezze davanti al bivio delle decisioni e imboccare la strada dell’armonia invece di quella che porta sulla via del contrasto e della conflittualità.
La mostra di Michelangelo Pistoletto è anche un duplice omaggio a Pablo Picasso.
Settant’anni fa, nel 1953, proprio nella Sala delle Cariatidi ancora gravata dai segni del conflitto bellico provocati della seconda guerra mondiale, Pablo Picasso esponeva uno dei suoi più importanti e significativi lavori pittorici: Guernica. Osservando con lo sguardo attento la grande tela il pubblico poteva immaginare di sentire le urla devastanti delle vittime del bombardamento terroristico compiuto sulla cittadina basca di Guernica e vedere insieme ai corpi dilaniati dalle armi, emergere la testa del Minotauro, il mostro che domina la scena del labirinto.
Per creare l’immagine-logo de La Pace Preventiva inoltre, Pistoletto assume il disegno di Manish Paul, alunno della Scuola Secondaria di Vinci che ha sostituito il ramoscello di olivo della colomba di Picasso con il segno del Terzo Paradiso, aggiudicandosi il premio “Educare alla pace: Leonardo, Picasso, Pistoletto” nell’anno scolastico 2014-2015.
Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Nel 1962 realizza i Quadri specchianti, con i quali raggiunge in breve riconoscimento internazionale. È considerato uno dei precursori e protagonisti dell’Arte Povera con i suoi Oggetti in meno (1965-1966) e la Venere degli stracci (1967). A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che costituiscono le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Negli anni Novanta fonda Cittadellarte a Biella, ponendo l’arte in relazione con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Ha ricevuto innumerevoli premi internazionali, tra cui nel 2003 il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e nel 2007 il Wolf Foundation Prize in Arts “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, Année un – le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel2022 esce il suo ultimo libro La Formula della Creazione edito da Cittadellarte Edizioni. Sue opere sono presenti nei maggiori musei d’arte contemporanea.
Sito ufficiale: www.pistoletto.it
Michelangelo Pistoletto “La Pace Preventiva”
Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Milano
apertura al pubblico dal 23 marzo al 4 giugno 2023
conferenza stampa mercoledì 22 marzo, ore 11.00 – Sala Conferenze
inaugurazione 22 marzo ore 18.30 (su invito)
Orari
Palazzo Reale
da martedì a domenica ore 10.00 – 19.30
giovedì ore 10.00 – 22.30
ultimo ingresso un’ora prima della chiusura della mostra
Biglietti intero € 8 ridotto € 6 ragazzi dai 6 ai 26 anni e over 65 anni gratuito fino a 5 anni
Vivienne Westwood riceve il premio alla carriera alla 13a Florence Biennale ed è in visita al padiglione Cavaniglia Eternal Feminine Eternal Change curata da Fortunato D’Amico. Il premio assegnato a Vivienne Westwood “in riconoscimento di una produzione creativa rivoluzionaria che ha segnato la storia del design della moda nel corso degli ultimi cinquant’anni, cambiando e ampliando il concetto di femminilità, e per aver ideato e promosso campagne innovative con l’obiettivo di proteggere la vita sulla nostra Madre Terra”.
Le è stato dedicato uno spazio espositivo che ripercorre le tappe principali della sua carriera, con una particolare attenzione alle sue campagne in difesa dei diritti umani e dell’ambiente.
La 13ª Florence Biennale, ospiterà al Padiglione Cavaniglia dal 23 al 31 ottobre 2021, lo special concept curato da Fortunato D’Amico, dal titolo Eternal Feminine Eternal Change, che ospiterà esclusivamente le installazioni di oltre 60 artisti, selezionati dal curatore in chiave interdisciplinare e multiculturale, i quali si sono impegnati a realizzare opere individuali e collettive, sul tema della mostra.
Il Femminino è stato inteso come concetto trasversale, interpretato per dare volto a indagini artistiche sensibili alle tematiche sociali, ambientali, economiche, esplorato da punti di vista differenti, rilevati nel largo panorama espressivo delle arti. Le proposte elaborate da performer, fotografi, pittori, scultori, architetti, designer, musicisti, poeti, video maker, sono state selezionate dal curatore, al fine di sollecitare sul pubblico riflessioni urgenti sulla condizione contemporanea della Grande Madre, un pianeta Terra collassato sotto la pressione dell’inquinamento e della cattiva gestione delle risorse, oltre che di una democrazia decadente, in un’epoca caratterizzata da economie ed epidemie globalizzate. Tra le proposte presentate dagli artisti emergono le problematiche legate all’universo femminile alle soglie del terzo millennio, alle differenze culturali e di genere e alla questione LGBTQ+
Il Padiglione Cavaniglia si propone quest’anno come un grande laboratorio attivo per pratiche militanti e cambiamenti responsabili e sostenibili, che il mondo dell’arte contemporanea deve necessariamente considerare, non solo da un punto di vista Estetico ma anche Etico.
L’opera di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese, La Bandiera del mondo- 1+1=3, che occuperà lo spazio centrale del padiglione, e che verra composta attraverso una performance collettiva, è il simbolo di questa nuova consapevolezza di responsabilità, esorta a Pensare Globalmente Agire Localmente, ad Amare le Differenze per salvare il femminino che accoglie tutte le biodiversità: il pianeta Terra.
ARTISTIIN MOSTRA
Artiglieria – Change for Planet; Yuval Avital; Stefano Benedetti e Carlo Busetti; Marco Bertìn; Claudia Cantoni; Silvia Capiluppi – LenzuoliSOSpesi; Maria Cristina Carlini; Max Casacci; Giulio Ceppi; Andrea Cereda; Sara Conforti; Paola Crema; Mario De Leo; Chiara Del Sordo; Massimo Facchinetti; Valentina Facchinetti; Roberto Fallani; Andrea Felice; Manuel Felisi; Anna Ferrari e Piero Cademartori; Elia Festa; Enzo Fiore; Martina Fontana; Duilio Forte; Patrizia Benedetta Fratus; Marcella Gabbiani; Loredana Galante; Piero Gilardi; Rossella Gilli; Giuse Iannello; Pina Inferrera; Lorenzo Lucatelli; Maria Elisabetta Marelli; Max Marra; Marica Moro; Fabio Novembre; Fiammetta Parola e Ermanno Ivone; Daniela Pellegrini; Ercole Pignatelli, Giuliano Sangiorgi e Laura Zeni; Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese; Cristina Pistoletto; Giuseppe Portella; Sonja Quarone e Pablo Stomeo; Alfredo Rapetti Mogol “Cheope”; Giorgio e Silvia Rastelli; Paola Risoli; Paola Rizzi; Maria Francesca Rodi – Collettivo Artistico “iL NODO LaChicca&LeSciure”; Massimo Roj; Giovanni Ronzoni; Pierangelo Russo; Ludovica Sitajolo; Mari Terauchi; Oliveiro Toscani; Barbara Uccelli; Emmanuele Villani; Fiamma Zagara.
Centosettantaperottanta | What comes first? è un progetto di ricerca artistica di Sara Conforti. Nato dalla collaborazione con Moleskine Foundation e ispirato dal tema del progetto educativo AtWork 2022, questo lavoro è diventato un installazione site e context specific, a cura di Fortunato D’Amico, ora in esposizione al VI Festival dell’Outsider Art e dell’Arte Irregolare, in corso a Palazzo Barolo di Torino dal 1 al 14 ottobre 2021. Sara Conforti concepisce il lavoro artistico come momento di interpolazione e di intreccio tra la dimensione etica e quella estetica. La sua attività creativa è strettamente connessa ad un operatività relazionale e ad un’arte che potremmo definire di psicoanalisi interpersonale, motivata dal desiderio di portare un reale contributo al cambiamento sociale, spirituale, finalizzata al raggiungimento di una felicità da condividere senza sensi di colpa. Il campo di azione artistica su cui si muove Sara Conforti è ampio e articolato, difficile da circoscrivere nelle stereotipate visioni dell’arte da salotto del Secolo breve. Il campo di indagine su cui ha scelto di approfondire le sue esperienze artistiche nell’ultimo decennio transita nel misterioso mondo della fashion-sfashion a quello dell’universo femminile, spesso vittima di ingiustizie e soprusi. Anche in questo progetto di ricerca artistica, Centosettantaperottanta | What comes first?, di fatto realizzato durante l’emergenza pandemica, sono state coinvolte diverse associazioni e Comunità, attivate attraverso i workshop che si sono tenuti sia in modalità remota che in presenza, e hanno visto la partecipazione di ben 70 persone.
E’ stato un serio impegno di militanza artistica messo in atto per mezzo di pratiche condivise, utili a districare la matassa dei nodi e dei sentimenti attorno ai quali si addensano i blocchi annodati dei fili, intesi anche come feelings, che se non sono slegati e liberati impediscono agli stati emozionali inibitori del benessere interiore di dissolversi, annullarsi o trasformarsi in pratiche di guarigione. Insieme all’impianto strutturale sopra descritto, su cui si fondano le pratiche artistiche di Sara Conforti, convive, in modo altrettanto sistematico, anche quello più prettamente semantico, con una decisa predisposizione verso l’aspetto, poetico, magico-simbolico, mitologico. Così, nella sua modalità installativa di porsi al pubblico, Centosettantaperottanta | What comes first? si presenta come un’ulteriore occasione per indagare un mondo parallelo a quello dell’apparenza, ed esplorare universi di conoscenze eteree, spesso tralasciati dalla prassi artistica contemporanea. A seguito di poche e semplici regole il pubblico potrà interagire con le opere, i ricami rilegati nel libro di fortuna ed i taccuini realizzati dalle partecipanti ai workshop, tirando a sorte un numero da un insieme di piccoli sassi cifrati. L’utente potrà così rivolgere verso sé stesso la domanda what comes first? Cosa viene prima? Verrà così incoraggiato ad aprire il libro ed a scoprire una possibile risposta da approfondire accedendo alla lettura del taccuino cifrato e realizzato da una delle protagoniste verso la quale è stato inevitabilmente trascinato dalla sorte. Egli dovrà entrare in empatia con una storia scritta e istoriata da una sconosciuta e dovrà trarne auspici riferendoli ad una situazione di vita che gli appartiene.
Sara Conforti giocando con le regole della sorte richiama ai cosiddetti Libri della Fortuna in gran voga nel periodo del Rinascimento, compilati per gli aristocratici per i personaggi dell’allora nascente borghesie, da parte di studiosi, docenti universitari, filosofi. Quello che ora può sembrare eccentrico ed esoterico è stato invece propedeutico alla formazione di una cultura umanistica interdisciplinare nel periodo della rinascita, per la capacità di trovare analogie e produrre visioni di conoscenza e di rielaborazione inaspettate. Nel Rinascimento, infatti si assiste al fiorire di un rinovato interesse per il Mito, l’Astrologia, la Cabala, la Geometria, l’Alchimia, i Tarocchi. La diffusione della stampa consentì una larga diffusione della cultura filosofica in generale di quella scientifica e analitica. Questo fu possibile, in un’epoca in cui la fotografia era ancora la protagonista della produzione libraria, grazie alle arti grafiche, che ebbero grande sviluppo proprio in questo periodo. Utilizzando tecniche in gran parte artigianali, gli editori, insieme agli autori e ai grafici, riuscirono a dare corpo e visione a teoremi, a volte difficili da comprendere, espressi dal contenuto dalle parole scritte e facilitati dall’uso delle immagini.
E questo senza ricorrere alla tecnica pittorica tradizionale, ideale per l’istorizzazione delle parte architettoniche, ma certo non compatibili con la produzione editoriale di tipo seriale. Insieme ai filosofi classici e agli scienziati del passato, Platone, Aristotele, Pitagora, Plutarco, Euclide, Torquato Severino Boezio, e tanti altri, emergono anche i nomi degli autori contemporanei del rinascimento, tra i quali quelli di Leonardo, Fibonacci, Leon Battista Alberti, Giovanni Pico della Mirandola. In questo periodo scienza, filosofia e arte incrociano i loro percorsi in chiave multiculturale nelle produzioni editoriali delle prime case editrici, come Aldo Manunzio a Venezia, che tra le altre cose pubblicherà il Triompho di Fortuna di Sigismondo Fanti nel 1526, di recente riscoperto da Renucio Boscolo, in cui insieme le quartine profetiche sono accompagnate dall’immagine di un’oroscopo realizzato su base quadrata. E’ un anticipo straordinario, e anche più completo rispetto alle quartine o alle sestine, del libro di profezie più famoso dal mondo, Le Centurie di Nostradamus, pubblicate anni dopo, nel 1555, ma, senza l’ausilio di immagini a commento del testo. Il libro di sorte che anticipa entrambe le pubblicazioni e di Lorenzo Gualtieri detto Spirito, scritto nel 1482; il libro fu miniato solo nel primo decennio del XVI secolo, da artisti umbri provenienti dalla scuola del Perugino e del Raffaello.
Ne seguiranno molti altri, ma qui non è possibile recensirli tutti, ma ci è utile ricordare che i Libri di Sorte o di Fortuna sono caratterizzati dalla formulazione di una domanda e dalla ricerca di una conseguente risposta che possa chiarire le trame e i fili del destino. Allora come non collocare Centosettantaperottanta | What comes first?, e l’esperienza artistica di Sara Conforti nel file rouge di una cultura artistica umanistica che tesse e disfa tele, rigenera il mito dei viaggi di conoscenza mistica, straordinari voli che ci guidano verso la comprensione del Sè e dell’Universo in cui galleggiano i destini umani? L’augurio non può che essere, per tutti i curiosi e gli intrepidi che decideranno di affrontare il viaggi di ventura insieme a Sara Conforti e alla sua arte combinatoria, che uno solo: Buona Fortuna.
Sara Conforti (Torino – 1973) Sara Conforti è un’artista militante – attivista. La sua pratica esplora le complessità del tessuto sociale e di genere unitamente a tematiche sociali, politiche e ambientali. Autrice di progetti performativi, di ricerca artistica e di scultura sociale che hanno come focus l’abito che da oggetto-simbolo della nostra vorace società del consumo, diventa soggetto-perno capace di stimolare riflessioni profonde intorno all’identità individuale e collettiva grazie alla riattivazione del processo di reminiscenza. Una pratica per la costruzione di processualità condivise, mnemoniche e manuali che passano dalla dimensione biografica e confluiscono in opere corali per la generazione di nuovi rituali e legami. Per guardare insieme gli ingranaggi di questo tempo di mezzo che non riesce più a sopportare nulla che duri e rappresentato così minutamente dal rapporto spaziale e temporale con i nostri indumenti. Un impegno morale e politico che Sara Conforti persegue grazie alla funzione salvifica di quell’arte che si lega alla comunità e che si pone al centro di luoghi e momenti in cui il gruppo si riconosce e costruisce relazioni. Una necessità che si rivolge alle contingenze del tempo presente con profonde riflessioni e mappature che coinvolgono habitus e abito nel terreno dell’arte antropologica. L’indumento si fa totem e diventa così elemento privilegiato di una ricerca nel sociale e per il sociale volta alla raccolta di tasselli per la rilettura di quell’eterna ricerca di armonia tra l’umanità e la disumanità dei gesti quotidiani. Uno dei tanti è il feroce acquisto compulsivo contemporaneo. Per questo, da quasi un ventennio, Sara persegue i suoi studi volti alla comprensione del complesso sistema moda, dei suoi impatti sociali, sanitari, ambientali e psicologici per generare un prisma di conoscenze che definisce la sua pratica artistica indirizzata alla ricerca di forme di preservazione dei valori e dei diritti umani. Per Sara Conforti i nostri abiti sono metafore, sintomi o motori di scelte – di identità perdute o ritrovate – testimoni di luoghi, rappresentanti ufficiali di stereotipi, di traumi, di gioie. La sua pratica – la sua poetica – si articola intorno al centro vuoto del sistema moda attraverso un’esplorazione sulla semantica della vestizione come fenomeno che caratterizza una società contemporanea alla ricerca di identità. Conduce la sua indagine attraverso il progetto Centosettantaperottanta inaugurato negli spazi del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea nel 2012. Titolo che deriva dalla misurazione di una camicia “da uomo”, ma che identifica uno spazio di esplorazione dedicato all’ universo femminile dove il valore pubblico e privato della memoria e del vissuto incontra la possibilità di svelarsi. Centosettantaperottanta è una prassi tassonomica che declina e moltiplica i diversi capitoli di una ricerca che scava nei guardaroba per cercare e condividere risposte. Diretta conseguenza delle indagini di Centosettantaperottanta è infatti il progetto performativo 13600HZ Concert for sewing machines che dal 2013 l’artista costruisce attorno al suono delle macchine per cucire. Ogni volta un Tableau Vivant site specific focalizzato sul tema della ricerca genera una nuova costruzione scenica. Un lavoro corale in cui le partecipanti ai workshop vengono ulteriormente coinvolte nell’espressione corporea e drammaturgica per elaborare i contenuti delle proprie indagini personali che confluiscono nell’atto performativo. L’agire e la spettacolarizzazione delle riflessioni diventano gesto politico e di consapevole denuncia rivolta alle distorsioni produttive del fashion system che fagocita identità. Per colmare il gap informativo rispetto agli impatti ambientali, sociali del turbo sistema moda Sara Conforti nel 2011, fonda hòferlab ass. cult. Piattaforma multidisciplinare per connettere la cultura della moda etica con il sistema sociale, artistico e produttivo; per stimolare il dibattito sui principali driver di innovazione sostenibile portandoli all’attenzione di un’opinione pubblica sempre più consapevole delle criticità ambientali e sociali del sistema globale della moda. Con un lavoro in networking con importanti stakeholder della cultura, dell’istruzione e della produzione presenti sul territorio regionale e nazionale hòferlab ass. cult. organizza workshop, corsi di formazione, incontri, seminari, convegni e rassegne periodiche per stimolare un cambiamento nello stile di vita, consumo e produzione a favore di modelli più responsabili e rispettosi dei diritti umani e dell’ambiente. Il volano per una diretta azione educativa itinerante è il progetto ànticasartoriaerrante laboratori nomadi per una moda sostenibile dedicato al circular-design e all’auto produzione. Un network al femminile per aprire un “discutere” critico attraverso un fare artistico e manuale per amplificare il protagonismo femminile nelle scuole, nel cuore dei quartieri cittadini, nelle periferie, nelle piazze, nei luoghi di aggregazione, ma anche nei luoghi di cura e di marginalità dove il perseguimento del riscatto di genere si esprime con forza e coraggio travolgenti: centri di accoglienza, centri psichiatrici, carceri, centri oncologici, comunità terapeutiche. Quelle città invisibili dove è fondamentale saper praticare il passo di fianco e dove l’approccio arte e welfare entra nella relazione d’aiuto per rispondere all’urgenza. Nel 2017 Sara Conforti fonda Lalàgeatelier – Dispositivi Vestimentari. Un progetto per la ricollocazione sociale e professionale dedicato a donne in stato di fragilità che coniuga arte, moda e produzione, didattica e cura, territorio, responsabilità sociale d’impresa ed economia circolare per la produzione di Capsule Collection in Upcycling. Realizzato in cooperazione con Fragole Celesti – Comunità doppia diagnosi femminile per la cura di abusi, maltrattamenti e violenze e Fermata d’Autobus onlus beneficia del patrocinio dell’associazione Tessile e Salute e del coinvolgimento delle aziende tessili dell’eccellenza biellese certificate. http://www.saraconforti.net
Nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 2021, il versante est della collina sovrastante la residenza Tana, nella Frazione Terranova del comune di Arpaise, da cui prende il nome, è caduto, trascinando parte di un bosco secolare sull’officina/laboratorio e su parte della casa, sede della residenza d’arte e tutela ambientale, provocando danni ingenti ai tetti, al muro perimetrale e ai giardini terrazzati.
Nelle settimane precedenti i titolari hanno lottato strenuamente per evitare straripamenti e smottamenti ,dovuti ad una bomba d’acqua che si è abbattuta su tutta la zona del Sannio Beneventano (in 2 giorni è caduta la quantità d’acqua di un anno intero!). Per fortuna o per caso sono vivi e possono raccontare un dramma evitato.
Dopo i primi momenti di sconforto, si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a rimuovere i detriti, i grossi tronchi e rami crollati sui tetti, con il pronto intervento dei Vigili del fuoco e poi con l’aiuto di un gruppo di amici e vicini del TANA , che hanno subito offerto il proprio concreto sostegno e che ringraziamo di cuore.
Con la consulenza di un geologo , è stato stimato complessivamente l’ammontare dei danni subìti e valutato i lavori più urgenti e necessari alla messa in sicurezza del pendio, del muro di cinta, della casa e dell’officina/laboratorio, che devono essere avviati al più presto.
E’ iniziato già il lavoro urgente di rimozione dei primi detriti crollati dal pendio sulla casa e sull’officina/laboratorio. Ma, per scongiurare ulteriori crolli o danni strutturali è URGENTE proteggere le strutture e il muro di cinta, in previsione di ulteriori piogge, rimuovendo tutto il terreno, le grosse pietre, i tronchi e i detriti caduti.
Cui si spera di far seguire la FASE 2, che prevede la messa in sicurezza del pendio franato, la regimazione delle acque superficiali e la palificazione dei terrazzamenti (costo previsto 30.000 euro), azioni necessarie per la messa in sicurezza del luogo.
Infine si avvierebbe la FASE 3 (20.000euro) che prevede il necessario lavoro di consolidamento del muro perimetrale, che ha subìto dissesti, durante la frana, mediante la realizzazione di contrafforti di cemento armato, nonché l’impermeabilizzazione e copertura del tetto della casa, colpito dai tronchi crollati.
Per questo motivo Marco Papa e Tiziana De Tora chiedono a tutti sostegno concreto. Sostenendo il TANA si supporteranno i lavori di messa in sicurezza, la ricostruzione delle strutture danneggiate, e ci darete una mano a riprendere quanto prima anche tutti i progetti culturali e di tutela ambientale, che erano programmati e purtroppo sono al momento sospesi.
Il mondo dell’arte, della cultura e dell’ambientalismo si sta mobilitando a sostegno del TANA. E’ partita la campagna #IOSOSTENGOILTANA, che vede la partecipazione di artisti, musicisti, curatori, associazioni culturali e ambientaliste, che inviteranno tramite brevi video-appelli, ad aderire al crowdfounding per aiutare il TANA a ricostruire quanto distrutto dalla frana e ripartire al più presto con i progetti di tutela ambientale in cantiere.
Tiziana De Tora e Marco Papa
Cosa è TANA Terranova Arte Natura
E’ l’idea di Marco Papa e Tiziana De Tora , attivisti, ambientalisti, dopo anni vissuti insieme all’estero, hanno scelto di fare down-shifting, tornando alle proprie radici e al paese di origine della famiglia di Marco, e fondando il TANA Terranova Arte Natura , oasi di tutela ed educazione ambientale attraverso le arti, sita nel Sannio beneventano.
Il TANA, come descritto da Marco è “ Luogo – non luogo, dove l’ospite qualunque trova forza e sguardo lungo (che sia asparago o sia fungo, che sia volpe o sia poiana), pace e assetto creativo. Un polo dove fare, creare, partecipare. Un’isola responsabile, nella quale l’esistente è preesistente e persistente. L’uomo passa, annusa, sente, cerca e lascia la memoria del suo tempo. Nulla è sprecato! Un luogo di rispetto, dove il devo schiaccia il voglio, dove l’albero da spoglio rende alchemico lo spazio. Acqua, ossigeno, riserva. Accortezza e discrezione. Nel rifugio migrazione. Area di sosta, di ripresa, di ricarica. Residenza d’artista, officina, orto didattico, area socio-sperimentale. Ciò che avviene lascia memoria. Per chi ancora non è venuto”.
Marco Papa, Michelangelo Pistoletto, Tiziana De Tora
Con l’associazione Artstudio’93, da diversi anni svolgono laboratori di tutela ambientale e cura di giardini e parchi, progetti socio-culturali, e formazione dei giovani, e sono ideatori e curatori dell’evento internazionale Happy Earth Days , giunto alla sesta edizione, dedicato alla Giornata mondiale della Terra.
Marco e Tiziana, inoltre, come ambasciatori Rebirth/Terzo Paradiso hanno fatto loro e intrecciato a livello associativo e soprattutto personale i principi del segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto, con progetti partecipati, che hanno avuto luogo sia al TANA che in importanti Musei, come il Madre di Napoli e il Macro di Roma. Sono stati anche protagonisti di un’impresa sostenibile in bicicletta, “Pedalando per il Terzo Paradiso“, lungo la Ciclabile del Reno, per portare i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 ONU .
ArtStudio’93 è un’associazione culturale senza scopo di lucro, ideata e fondata nel 1993 dall’artista Gianni De Tora , e ripresa da Marco e Tiziana, con Maria Stefania Farina , per promuovere e diffondere l’arte in tutte le sue declinazioni. ArtStudio’93 intende sensibilizzare l’opinione pubblica su tematiche di attualità attraverso la promozione di eventi di arte totale , nonché di numerose attività didattiche. In particolare, ha l’obiettivo di tutelare, promuovere e valorizzare i beni di interesse artistico, storico e paesaggistico , mediante attività di carattere socio-culturale, per sollecitare la partecipazione popolare, l’impegno civile e sociale dei cittadini .
Intervista di Giacomo Bassmaji in collaborazione con Tommaso Cabassi SOMMARIO: Arte, Architettura, Multiculturalità, intervista a Luca Vecchi Sindaco della Città del Tricolore
Buongiorno a tutti. Sono Giacomo Bassmaji, curatore dell’istallazione collaborativa “Bandiera del Mondo 1 + 1 = 3” di Michelangelo Pistoletto e Angelo Savarese all’interno di Rigenera – Festival dell’Architettura. Sono con Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia per parlare di Arte, Architettura e Multiculturalità.
Giacomo Bassmaji – Buongiorno Luca Vecchi, esattamente 6 mesi fa a Reggio Emilia è stata realizzata la performance “Bandiera del Mondo 1 + 1 = 3” cosa ha significato per la città, che rapporto si è instaurato tra la Città del Tricolore e questo simbolo, quest’opera d’arte?
Luca Vecchi – Buongiorno a tutte e a tutti, credo sia stata un’iniziativa molto importante, con grande partecipazione, che porta con sé un significato culturale e valoriale davvero forte. Molto emozionante il modo in cui è stata collocata nel contesto di questo luogo, nei chiostri benedettini, di San Pietro a Reggio Emilia. È stata una performance molto coerente con l’identità contemporanea, la storia stessa di questa città, il sistema dei valori di questa comunità. Una performance e un’istallazione che attraverso l’arte e la cultura manda all’Italia e al mondo un messaggio molto potente.
GB – L’arte del Maestro Pistoletto riesce a mandare messaggi etici. Qual è il ruolo, dell’arte contemporanea, in una città di medie dimensioni com’è Reggio Emilia?
LV – La risposta è inequivocabile, la cultura è creatività, è espressione di sapere, è pensiero critico, è dialogo ed è anche capacità di stimolare una discussione pubblica all’interno di una comunità. Quindi è del tutto evidente che quando i luoghi di una città riescono a nutrirsi di arte e di cultura, a beneficiarne non è soltanto la bellezza che già in sé è un elemento fondamentale, nel contesto a volte di una società che rischia di declinare verso dinamiche anche un po’ di degrado, ma soprattutto perché generativo di un processo di crescita civile di una comunità. Credo quindi che da questo punto di vista questa iniziativa è un ulteriore passo in avanti, per una città che ha sempre pensato che l’arte e la cultura debbano rappresentare un po’ una sorta di driver del proprio modello di sviluppo.
GB – Parlando di opera d’arte, Bandiera del Mondo e nell’infisso 1 + 1 = 3 vuole trasmettere l’importanza del sistema collaborativo tra persone. Il messaggio dei due artisti è espressione di dialogo interculturale, rompe realmente i confini geografici e culturali.
LV – Dall’opera di Pistoletto e Savarese credo valga lo sforzo di raccogliere il messaggio che vuole trasmettere, cioè che l’incontro tra le diversità genera una ricchezza e non invece timori e divisioni. L’Opera a mio avviso, ha un significato potente perché trasmette non soltanto un messaggio interculturale e interreligioso, ma fa incontrare le tante diversità del mondo e soprattutto un messaggio di pace. Questo perché noi viviamo in un mondo in cui le diversità sono ogni giorno rappresentate molto più nella loro dinamica di competizione e di contrapposizione. Di rado il mondo riesce a trasmettere un’immagine unitaria della propria diversità, acquisisce ancor più valore questa performance come elemento di coesione, e quindi come messaggio di fratellanza e di pace.
GB – Come Sindaco della Città del Tricolore hai posizionato l’ultima bandiera, quella italiana, insieme a me che ho messo la bandiera di un popolo in guerra, quella siriana. Ciò che dici ha ancora più valore, infatti la città di Reggio Emilia è sempre stata un modello di accoglienza. Il distanziamento fisico che stiamo vivendo può nuocere a questa peculiarità della nostra comunità?
LV – Io credo che al di là del distanziamento tra le persone In questa epoca di Covid, il distanziamento è un fenomeno molto attuale. Quando riflettiamo sulla relazione tra Reggio Emilia e la sua storia e le politiche di dialogo interculturali e tra religioni, io credo che dobbiamo allargare l’orizzonte per ripercorrere la storia, per certi versi anche recente, di una città che negli ultimi 25 anni ha attraversato un processo di cambiamento socio-demografico. Mi riferisco al fenomeno dell’immigrazione, che nell’ultimo quarto di secolo è arrivata a circa il 17% della popolazione residente nella nostra città e che al suo interno include quasi 100 nazionalità. In questo percorso penso che la città poteva esplodere nei presupposti fondamentali della sua coesione sociale e civile. La nostra comunità invece arriva nel 2021 alla fine di un percorso iniziato negli anni 90 del secolo scorso, potendosi presentare al mondo come una città che ha trovato le ragioni della propria unità anche a partire dai concetti di diversità. Recentemente il Consiglio Europeo ci ha inserito in un gruppo di 10 città europee del dialogo interculturale. Questo vuol dire che la sua dimensione valoriale ha saputo essere virtuosa. Questa è stata l’epoca in cui, dal secondo dopoguerra, l’Europa si è trovata a misurarsi con il concetto di diversità vissuta in modo conflittuale, vissuta come generazione di muri. Questa è l’epoca della cultura sovranista e dell’approccio populista. In questo contesto Reggio Emilia è riuscita a fare argine contro questo tipo di penetrazione culturale e ha saputo diventare sempre più la città dei diritti della persona, i diritti civili e più in generale dei diritti umani, favorendo un dialogo interculturale e interreligioso.
GB – La città di Reggio Emilia ha voluto rigenerare i Chiostri di San Pietro in cui convivono attività sociali e culturali. L’architettura, come può investire per creare nuovi spazi fisici e digitali, per favorire rapporti sociali e culturali?
LV – Oltre quello che abbiamo detto poc’anzi, un altro dei percorsi importanti che la città ha fatto negli ultimi 15 anni, è il modo di ripensare e di rigenerare tanti luoghi e tanti spazi, soprattutto pubblici. È stato fatto sì che la rigenerazione di questi spazi fosse anche una grande occasione di rigenerazione dei legami sociali, nel senso stesso di appartenenza a una comunità. Per citare alcuni esempi di rigenerazione recente, pensiamo alle tante piazze riqualificate in questa città nell’ultimi 10 anni, pensiamo a luoghi importanti come i Chiostri di San Pietro, o piuttosto a luoghi come la Reggia di Rivalta, di imminente riqualificazione. Luogo importante per la costruzione del modello economico di questo territorio, sono state le ex Officine Reggiane, dove si sta facendo un grande parco dell’innovazione. Ma anche luoghi apparentemente meno noti, come il Binario 49 nella zona stazione. Ne potrei citare tanti altri e potremmo andare ulteriormente più indietro, pensando per esempio quando l’ex fonderia diventa il luogo e la sede della fondazione nazionale della danza o quando invece all’inizio degli anni 2000 i locali dell’ex Locatelli diventano quello che oggi è il centro internazionale Loris Malaguzzi.
Se noi mettiamo in fila tutti questi interventi, vediamo una città che si è trasformata e che ha saputo cambiare grazie anche alla rigenerazione di questi luoghi, portando con sé sempre la ricostruzione dei legami sociali, rafforzando il senso di appartenenza alla città. I Chiostri di San Pietro credo che ne siano anche un po’ il paradigma. Pensiamo al fatto che fino al 2005 questo luogo era un portone chiuso. Un giorno quel portone è stato aperto ed è stato restituito alla città. Da lì è partito un percorso di recupero e di valorizzazione, insieme a tante iniziative culturali e sociali che lo rendono oggi probabilmente uno dei luoghi più belli della città. Se mettiamo insieme il percorso sul dialogo interculturale da un lato e dall’altro il grande percorso sulla rigenerazione urbana dello spazio pubblico che questa città ha compiuto negli ultimi anni, capiamo molto del modo in cui Reggio Emilia ha saputo concretizzare una propria originale e autonoma idea di innovazione dentro la contemporaneità.
GB – La guida Michelin in lingua francese indica Reggio Emilia come la città dell’architettura contemporanea all’interno di un sistema emiliano romagnolo. Gli investimenti citati nella rigenerazione urbana, hanno forse aiutato a portare in città una festa dell’architettura come è stata Rigenera. Questa manifestazione si è voluta anche per ridefinire la funzione e la figura dell’architetto, all’interno di un sistema sociale e cittadino, cosa ha portato alla città questa festa?
LV – Rigenera è stato un festival importante, ricco di iniziative di grande valore e qualità, peraltro organizzato in un’epoca difficilissima. Penso davvero che si debbano fare i complimenti agli organizzatori per essere riusciti a mettere insieme questo festival. Rigenera è stata poi occasione di incontro, ha avuto momenti di interesse collettivo, con molta partecipazione. Credo quindi che meriti un grande riconoscimento, non soltanto locale.
GB – Essendo uno degli organizzatori, confermo la difficoltà, ma al contempo le soddisfazioni sono state doppie. Credo che Andrea Rinaldi, il Presidente dell’Ordine degli architetti, colui che ha portato sulle spalle tutta la responsabilità dell’organizzazione, sarà molto contento di sentire queste parole. Potrebbe diventare Rigenera un appuntamento annuale o biennale a Reggio Emilia?
LV – È una valutazione che devono fare gli organizzatori primariamente, posso dire che l’amministrazione e la comunità, accoglierebbe positivamente la continuità annuale o biennale di questa esperienza. Il mio auspicio è che questo momento, fatto di iniziative e di incontri che hanno messo al centro il tema della città contemporanea con la rigenerazione urbana e gli aspetti valoriali rilevanti come il dialogo interculturale e la performance artistica Bandiera del Mondo, possa continuare a esserlo anche in futuro.
Il mio augurio è rivolto anche a un’altra cosa, che l’ambizione del progetto sia anche quella di riuscire a partire, come sempre in tutti i festival, dal mondo dei professionisti, degli stakeholder di riferimento, da una comunità riflessiva e consapevole su questi temi. Questo per riuscire a essere sempre più capace di coinvolgere la città nel suo insieme per discutere sui temi di attualità. Questa si è veramente una sfida del futuro, perché quando si innova in una città, non è affatto scontato che tutti i cittadini comprendano che riqualificare uno spazio pubblico urbano, sia un presupposto fondamentale per la rigenerazione di un sistema di relazioni. Il fatto che l’architettura parta dei propri temi per cercare di arricchire la società e di farla crescere, è un elemento che può trovare in Reggio Emilia un grande fondamento. Il mio auspicio e il mio incoraggiamento è che gli organizzatori pensino seriamente a proseguire questa esperienza e che possa essere integrato con le caratteristiche della quotidianità della nostra città.
GB – Ringrazio il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi per la sua disponibilità, ringraziamo la città intera perché sa essere una città accogliente non solo con le persone che arrivano da fuori ma anche con i propri cittadini, e gli permette di organizzare eventi e occasioni di dialogo e di dibattito. Io come organizzatore di Bandiere del Mondo, sono stato molto contento di portare un simbolo e un’opera d’arte che sa mettere insieme tutti i popoli del mondo con le loro bandiere, proprio nella Città del Primo Tricolore.
Intervista di Giacomo Bassmaji in collaborazione con Tommaso Cabassi. Credits immagini: Tommaso Cabassi, Chiara Nizzoli, Emiliano Paolucci e David Rubil.