VIA TORTONA: LA STRADA DEI SETTE MUSEI

Sabato 8 marzo ore 17.00 

In occasione di Milano MuseoCity 2025 e del tema-guida “Le Strade dell’Arte”,  Gisella Borioli, founder & creative director di Superstudio, presenta un talk vivace e coinvolgente dedicato a uno dei fenomeni più iconici della Milano contemporanea. Un viaggio tra passato e futuro per scoprire come Superstudio, pioniere dal lontano 1983, abbia contribuito a trasformare un quartiere industriale periferico in un vibrante polo culturale. Oggi, via Tortona vanta la più alta concentrazione di musei, gallerie, studi di artisti e fotografi, agenzie di comunicazione, location per eventi e, ovviamente, il cuore pulsante della Milano Design Week.Un esempio unico di riqualificazione urbanistica dove la creatività si muove senza confini tra arte, moda, design, comunicazione, tecnologia e innovazione visiva.Ospiti del talk saranno Fortunato D’Amico, architetto e curatore del progetto “Terzo Paradiso/SuperOrtoPiù” di Michelangelo Pistoletto, realizzato dieci anni fa per Expo e ancora visibile sul Roof di Superstudio; Bros, tra i primi street artist  a esporre in una grande personale a Milano, accolto da Superstudio in un periodo in cui la street art trovava difficilmente spazio e credibiltà (2008); e Pier Paolo Pitacco, pluripremiato art director, che ha il suo studio creativo CentoxCento Company in zona da oltre 40 anni. 

FLA MUSEUM- MILANO MUSEOCITY dal 2 marzo all’8 marzo 2025


-Apertura Museo: DO 2 marzo e SA 8 marzo ore 11.30- 12.30; 15.30-18.30; da LU 3 marzo a VE 7 marzo ore 15.30 -18.30 
-Visite guidate, DO 2 marzo e SA 8 marzo ore 11.30, 15.30, 16.30; da LU 3 marzo a VE 7 marzo ore 15.30, 16.30, 17.30   (fino ad esaurimento posti; 5 euro)
– Evento speciale talk “Via Tortona: la strada dei sette musei” sabato 8 marzo ore 17.00; ingresso libero e gratuito  CONTATTI:- Informazioni: tel.02 422501 assistant@superstudiogroup.com – FLA Museum, Chiara Ferella Falda (General Manager) c.ferellafalda@superstudiogroup.

Noi del Bar Jamaica

Ercole Pignatelli

Omaggio a Piero Manzoni
1953-1963

Nella tarda mattina del 20 novembre 1953, uno dei tanti treni proveniente dal sud italia si fermò, con qualche ora di ritardo, alla stazione Centrale di Milano.
Il giovane ragazzo, ancora minorenne, scese dal vagone sul quale aveva viaggiato e pose i piedi sulla nera panchina del binario, tenendo in mano una valigia stracolma di sogni e belle speranze, di profumi e colori rubati ai paesaggi vividi della sua terra natia, intorno alla città di Lecce.

Quel giorno una nebbia insidiosa nascondeva il volto della città. Sarebbe stato impossibile per chiunque riconoscere un essere umano, un’automobile, un tram o un bus se non gli fosse passato accanto.
La radio e i giornali non facevano altro che parlare di questo fenomeno padano, che nelle stesse giornate si manifestava a Londra così come in molte altre città europee di vocazione industriale. La nebbia di quei giorni aveva causato il decesso di molte persone in Inghilterra, a seguito dello smog e dei veleni sospesi nell’aria.

All’uscita dalla stazione, il panorama era completamente diverso da quello che possiamo osservare oggi. Il grattacielo Pirelli, che sarebbe diventato nel decennio successivo il simbolo di una città laboriosa, entusiasta e in grande fermento, non era ancora stato costruito.

Catapultato in una situazione completamente avulsa e distante dalla briosa atmosfera salentina, il giovane Ercole notò subito che nella piazza antistante alla stazione, oltre che alle fermate dei bus e dei tram, campeggiava una serie imponente di tabelloni pubblicitari.
Anche questo non rappresentava affatto uno scenario consueto per lui, proveniente dalla parte più estrema d’Italia

Uno di questi manifesti catturò particolarmente la sua attenzione. Informava di una mostra in corso a Palazzo Reale dedicata al più grande artista vivente dell’epoca, colui che aveva dato una svolta significativa all’estetica e al pensiero artistico del Novecento. Era la mostra di Pablo Picasso. Senza pensarci troppo, chiese ai passanti quale fosse il mezzo più vicino per arrivare in Piazza del Duomo e li si diresse.
Ercole rimase affascinato dalla maestosità della mostra. Qui esposto per la prima volta il celebre Guernica. L’opera suscitò in lui una forte emozione, proprio per quella potente e particolare denuncia visiva che Picasso era riuscito a trasmettere ai visitatori.

Il destino volle che settant’anni dopo, proprio nella Sala delle Cariatidi, dove il dipinto era esposto,
Ercole Pignatelli realizzerà una performance di 12 giorni, dipingendo una tela ispirata proprio a questo capolavoro. Chi l’avrebbe mai detto allora? Forse solo lui, che aveva già proiettato la sua mente verso una carriera artistica di successo.

Le lancette dell’orologio segnavano già le 18 quando Ercole, uscito dalla mostra, non aveva ancora un posto dove pernottare. Non ci aveva ancora pensato. La sua mente era immersa nei fantasmagorico universo dei quadri di Picasso. Improvvisamente, resosi conto che era già buio, si avviò con rapidità verso l’edicola più vicina per comprare il Corriere della Sera. Nella pagina degli annunci trovò un affittacamere con un letto disponibile in via Formentini al numero 5. Dopo aver depositato i bagagli nella stanza, scese in strada per cercare un locale dove cenare. A pochi passi dall’abitazione, notò un bar con le luci accese e molti frequentatori in piedi che parlavano e affollavano la saletta.
Lui non lo sapeva, ma quello era il mitico “Bar Jamaica,” il cuore della cultura e della ricerca artistica della città. All’ingresso incontrò il pittore Ettore Sordini, che, notandolo spaesato, gli chiese cosa ci facesse lì. Dopo essersi presentato, desiderò farlo conoscere agli altri avventori presenti quella sera al bar. Tra questi c’erano Salvatore Quasimodo, Dino Buzzati, Ugo Mulas, Lucio Fontana, Milena Milani e molti altri, compreso Piero Manzoni. Nel giro di poche ore dal suo arrivo a Milano, Ercole Pignatelli aveva già conosciuto il gotha dei personaggi che da di lì a poco avrebbero fatto la storia dell’arte italiana. La sua vita si intrecciò immediatamente con quella dei nuovi amici del Bar Jamaica. A soli 100 metri dalla sua abitazione il bar rappresentava un vero e proprio salotto culturale, dove gli artisti si scambiavano e condividevano idee e progetti, creando momenti di convivialità che avrebbero dato vita a grandi amicizie. Il legame con Piero Manzoni si rivelò subito speciale. Entrambi non solo coltivavano passioni artistiche, ma anche esperienze quotidiane che avrebbero influenzato il loro percorso espressivo.

Ercole Pignatelli e Piero Manzoni si trovarono insieme a collaborare con Lucio Fontana. I due giovani divennero i suoi preziosi assistenti, chiamati a svolgere compiti pratici, come l’acquisto di colori, la preparazione dei materiali, l’intelaiatura delle tele, ma anche a portare contributi d’ispirazione al lavoro del grande maestro.
Trascorrevano intere giornate a discutere di poesia, letteratura, tecniche artistiche e visioni del mondo.

Un intenso scambio di idee arricchiva la loro formazione artistica e alimentava il clima di fervore creativo che caratterizzava lo spirito di quegli anni. Le loro conversazioni incoraggiavano una costante sperimentazione artistica. Questa sperimentazione si traduceva in una forte espressione formalizzata nelle loro opere, ognuna realizzata secondo le modalità e i linguaggi personali di ciascuno.
Tuttavia, nel 1963, la vita riservò una tragica sorpresa. Piero Manzoni, colto da un malore nel suo
nel suo studio in via Fiori Chiari 16, lasciò improvvisamente questo mondo. In quel luogo, dove egli aveva creato le sue opere principali, ormai diventate un must dell’arte internazionale, Ercole Pignatelli renderà omaggio al suo amico scomparso esponendo 15 lavori realizzati nei dieci anni di intesa, collaborazione e crescita culturale vissuta insieme.
La mostra è un viaggio nel tempo e un tributo a Piero Manzoni e a un’epoca in cui il Bar Jamaica costituiva il fulcro di una rivoluzione culturale che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte. “Il Ragazzo Rondine,” così aveva definito Raffaele Carrieri il giovane Pignatelli, in quegli anni prenderà il volo verso lidi dove l’immaginazione e la poesia trasformano magicamente la realtà in un grande sogno da condividere. Un luogo dove ognuno di noi può vivere la propria favola, uno spazio dell’anima che offre a tutti una chance e la speranza che il miracolo possa davvero avvenire, anche oggi, ora, in questa città. Qui, dove Cesare Zavattini un giorno urlò alle platee di tutto il mondo: “Miracolo, Miracolo… Miracolo a Milano.

Testo di Fortunato D’Amico

SARA FORTE. L’EQUILIBRIO DI FORME E COLORI

Artist of the Year 2024: ecco i 30 finalisti. E il vincitore lo scegliete voi: https://artuu.it/artist-of-the-year-2024-ecco-i-30-finalisti-e-il-vincitore-lo-scegliete-voi/

Sara Forte nasce a Verbania. Autodidatta, fin da giovanissima si dedica alla pittura, e perfeziona la tecnica sperimentando tutte le pratiche pittoriche dal disegno con grafite, pastelli a olio e sanguigne all’incisione a punta secca, maniera nera e acquaforte, approdando alle soluzioni ad olio e in acrilico. Quella che era solo una passione diventa una professione e tutto ciò che propone è frutto della sua personale esperienza e ricerca. Un equilibrio di forme e colori, tradizione pittorica e innovazione sono gli elementi sempre presenti nelle opere dell’artista. Al gioco iniziale del gesto dettato dall’ispirazione, si è via via sostituito un segno che va alla ricerca di una pittura che possa farsi tramite di messaggi universali. I simboli espressi dalle forme delle opere sono mutati in funzione di una sorta di nouvelle vague simbolico-astratta che è divenuta, ormai, cifra riconoscibile della sensibilità dell’artista.

Una figura che si attorciglia, che la Forte chiama “papiro” e che nasce in foggia di metafora dell’essere umano, del suo costante vivere in fieri, in una incessante evoluzione. Ha collaborato con artigiani orafi disegnando pezzi unici di gioielleria, e realizzato stampe per tessuti applicati alla confezione di abiti e accessori. Da anni la sua ricerca è volta alla realizzazione di sculture in vetro create direttamente nelle più importanti fornaci di Murano, dove le forme proposte nei quadri assumono una valenza tridimensionale e allegorica con diversi riferimenti alle opere dei più noti letterati del 900. Attualmente, la ricerca si rinnova nelle più recenti opere realizzate su disco di silicio, materiale che fornisce moltitudini di informazioni.

Opere tridimensionali dove l’artista mette da parte il collage su tela e sceglie il silicio come elemento concettuale atto a raffigurare l’evoluzione della comunicazione, manufatto di testimonianza di un discorso sull’uomo, un oggetto di archeologia moderna e di sintesi della complessità del vivere postmoderno. Esso, infatti, è oggi utilizzato come elemento principale nella costruzione di tablet, smartphone e computer. Versatile sperimentatrice di tecniche e tematiche diverse, ha al suo attivo diverse partecipazioni a mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Ha esposto in Italia, Austria e Francia. Vive e lavora a Milano.

L’ultimo numero della rivista l’Arca

Testo di Fortunato D’Amico

Chiude la rivista L’ARCA. È stata un punto di riferimento di eccellenza nella formazione di una nuova generazione di architetti, favorendo la diffusione e lo scambio di idee essenziali nel contesto professionale internazionale. Ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione del dibattito architettonico e nell’innovazione tecnologica, grazie soprattutto alla dedizione e alla passione del suo direttore, Cesare Maria Casati. I suoi interessi interdisciplinari, la continua ricerca di soluzioni innovative nell’architettura e nel design, e l’infinita curiosità per tutto ciò che ruota attorno all’attività professionale hanno arricchito la rivista con punti di vista originali, sempre anticipando i tempi dell’innovazione. Dobbiamo riconoscere anche la notevole abilità del direttore nel riconoscere e promuovere talenti emergenti, che senza l’ARCA potrebbero non aver mai avuto una vetrina così competente per presentarsi al pubblico. Questo vale anche per il Premio Dedalo Minosse, che ha potuto emergere tra i tanti premi di architettura grazie alla qualità dei contenuti promossi dalla rivista. L’ARCA ha saputo raccogliere il filo storico del dibattito architettonico, ereditando le riflessioni delle riviste precedenti e contribuendo al dialogo internazionale in cui Cesare aveva già avuto un ruolo significativo. Cesare Casati ha traghettato nell’ARCA il dibattito architettonico iniziato negli anni ’60, portandolo nella contemporaneità. La sua esperienza con Domus, diretta da Gio Ponti, dove entrò nella redazione negli anni ’60 e ne assunse la direzione dal 1976 al 1979, ha ulteriormente arricchito il suo bagaglio culturale. In seguito, fino alla nascita dell’ARCA, ha diretto la rivista La Mia Casa. L’ARCA chiude proprio in un momento storico in cui è sempre più necessario riattivare spazi e luoghi per la discussione, l’incontro e il confronto. Viviamo in un’epoca di rapidi cambiamenti che investono ogni aspetto della nostra vita, un’evoluzione che ha privato di significato e valore l’etica che dovrebbe sostenere qualsiasi principio ispiratore di un progetto di design o di architettura. Questa condizione ha lasciato spazio a un’estetica superficiale, priva di sostanza, all’emergere di un corpo formale senza contenuto reale.

Cesare Casati ha ragione quando, nell’editoriale di uno degli ultimi numeri della rivista, evidenzia che a più di vent’anni dall’inizio del nuovo millennio, l’architettura sembra mancare di innovazione strutturale e formale, nonostante i progressi nelle tecnologie di comunicazione e nell’intelligenza artificiale. Sebbene il telefono portatile si sia evoluto in un potente strumento di lavoro e comunicazione, il panorama architettonico non ha visto emergere nuove proposte significative dopo il lavoro pionieristico di Zaha Hadid, che ha saputo reinterpretare le geometrie fluide. In un contesto globale in rapida evoluzione, dove le città e gli spazi abitativi devono diventare sempre più sostenibili, è cruciale rilanciare i concorsi di idee. Questi eventi rappresentano una piattaforma fondamentale per i giovani progettisti, che spesso si trovano a dover competere con nomi già affermati nel settore. È importante ricordare che molti architetti di successo hanno iniziato la loro carriera vincendo concorsi prestigiosi, come nel caso del Centre Pompidou a Parigi. Casati afferma con decisione che affinché le imprese e i committenti pubblici possano affrontare efficacemente le sfide attuali, è necessario promuovere una nuova cultura della competizione. Questa deve mirare a scoprire talenti freschi e soluzioni innovative per combattere il degrado delle periferie e rispondere alle esigenze della società contemporanea. In sintesi, per garantire un futuro architettonico ricco di innovazione e sostenibilità, è fondamentale valorizzare i giovani progettisti attraverso una rinnovata attenzione ai concorsi di idee. Solo così potremo affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione e costruire spazi urbani che rispondano alle esigenze future. Un ringraziamento particolare quindi a Cesare Casati e l’augurio che l’ARCA possa riaprire presto le pubblicazioni e che un editore lungimirante comprenda l’importanza di mantenere attiva questa rivista.

“Artista interdisciplinare – Premio Acca” a Mario De Leo

L’incontro tenutosi al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, sabato 16 novembre 2024, per premiare Mario De Leo ha rappresentato un momento significativo per celebrare il suo percorso artistico e il suo contributo al panorama culturale. L’artista, noto non solo per le sue opere pittoriche ma anche per il suo talento come musicista e compositore, ha ricevuto il premio “Artista interdisciplinare – Premio Acca”, un riconoscimento che evidenzia la portata innovativa della sua pratica multidisciplinare.

Il suo studio “Perlarte” è ormai un punto di riferimento a Lissone, dove l’artista ha costruito negli anni un dialogo costante tra arti visive e musica, contribuendo a ridefinire i confini della creatività. La serata, arricchita dalla presenza di critici e collezionisti, ha offerto un’occasione di riflessione sull’importanza dell’interdisciplinarità come approccio alla complessità del contemporaneo.

Mario De Leo ha impreziosito l’evento con una performance che ha coinvolto emotivamente i presenti, ponendo in evidenza l’intensità e la versatilità della sua ricerca. La conferenza moderata del presidente di Acca, Walter Tosi, ha visto la presenza dei critici Fortunato D’Amico e Felice Bonalumi, con interventi del direttore del magazine Agorà, Luca Bertazzini, ha approfondito le influenze e gli sviluppi del lavoro di De Leo, tracciando un ritratto vivido e complesso della sua figura. Numerosa la presenza degli artisti, tra questi Max Marra, con cui De Leo a condiviso un lungo percorso professionale.

L’incontro ha sottolineato l’importanza di creare occasioni di dialogo tra artisti, critici e pubblico, evidenziando come il sostegno reciproco rappresenti un terreno fertile per la crescita culturale. Il Museo di Lissone, attraverso questa iniziativa, si conferma un luogo cardine per la promozione dell’arte come strumento di connessione e riflessione.

Celebrando figure come Mario De Leo, si riafferma una visione dell’arte che supera i confini disciplinari tradizionali, promuovendo un linguaggio in grado di dialogare con una società sempre più interconnessa e ricca di stimoli. Un’occasione preziosa per ribadire il valore dell’arte come espressione universale e come elemento fondante della cultura contemporanea.

Universo Espanso di Raymundo Sesma

Intervento site specific di alla Biblioteca Pubblica Fernando Tola de Habich

Puebla (Messico)

L’Universo Espanso: Riflessioni su Arte, Architettura e Spazio Pubblico

L’idea di un universo espanso va oltre i confini e le convenzioni stabilite nella società contemporanea. In questo contesto, la lettura di un ambiente urbano degradato non può limitarsi a un’analisi puramente architettonica; deve abbracciare una visione artistica e futuristica. È fondamentale considerare come il paesaggio urbano possa trasformarsi non per imposizione, ma attraverso analogie che riflettono le esperienze umane.

Un Nuovo Approccio Critico

Il momento storico attuale richiede l’adozione di nuove categorie critiche e terapeutiche per affrontare le idee e la realtà urbana e sociale. Espandere le discipline e le idee diventa un atto di emancipazione necessario, un’emergenza che invita a riflettere su come pensare e agire in modo costruttivo all’interno del corpo sociale. Questa proposta si riferisce a un intervento site-specific presso la Casa della Cultura di Puebla, focalizzandosi sulla biblioteca e sulla letteratura del XIX e XX secolo. L’obiettivo è creare uno spazio dove diverse discipline si incontrano, arricchendo l’esperienza sensoriale e intellettuale degli utenti. La biblioteca diventa così un luogo di incontro per il pensiero umano, dove architettura, design, letteratura, scultura e pittura si fondono in un’unica esperienza.

La Biblioteca come Tempio della Conoscenza

Per l’artista, la biblioteca non è solo un luogo di venerazione, ma un tempio di incontro e rivelazione dei misteri della conoscenza. Questo spazio diventa cruciale nella costruzione di un ambiente pubblico che è anche privato, dove gli utenti possono esplorare la dialettica creata dai legami strutturali tra gli elementi del luogo. Lo spazio pubblico e domestico è concepito come un laboratorio suscettibile di intervento. Qui, arte e artificio convergono in un approccio multidisciplinare, liberando l’ordinario da una routine opprimente.

L’Universo Espanso: Comprensione e Impegno

Il concetto di universo espanso si basa su una comprensione poliangolare della realtà. Questa visione dinamica invita a considerare i sensi come strumenti per ampliare l’orizzonte della comprensione olistica del mondo. È una lettura multidimensionale che incoraggia un cambiamento di atteggiamento dall’estetica all’etica, coinvolgendo ciascuno di noi nella consapevolezza di essere parte di un continuum temporale. R. Sesma descrive la città come una mappa che genera conoscenza e certezza, trasformandosi in un laboratorio per il cambiamento sociale. La città è vista come soggetto suscettibile di intervento, pronta per essere avvolta da nuove idee e pratiche artistiche.

Spazio Empirico Multisensoriale

Questo lavoro si propone come uno spazio empirico multisensoriale che coesiste con arte e architettura. Diventa una porta d’accesso a se stessi, costruito come parte integrante dell’esperienza umana. L’interazione tra artista e spettatore evolve da semplice osservazione a partecipazione attiva. Benjamin Buchloh definisce questa esperienza come “scultorea”, sottolineando l’importanza dell’intervento nello spazio pubblico per poetizzare il luogo attraverso le relazioni dialettiche tra i diversi elementi del contesto.

La Scultura come Pratica Meditata dello Spazio

Nell’ambito della scultura, l’intento è quello di generare spazio nello spazio stesso. L’opera diventa trasparente attraverso proiezioni matematiche che esplorano forme geometriche ideali. Non si tratta solo di contemplazione; il focus è sul processo di trasformazione dell’opera stessa. L’opera scultorea manifesta una realtà propria che supera la sua identità oggettiva. Essa inizia e finisce come se stessa, rappresentando uno spazio partecipato e vissuto.

Testo: Fortunato D’Amico

SCINTILLE L’Arte fuori da musei e dalle fondazioni con Antonella Russo e Fortunato D’Amico

http://www.antonellarusso.it L’arte fuori dai musei e dalle fondazioni d’arte pubbliche e private Riflessione condivisa di Antonella Russo con Fortunato d’Amico, docente di architettura Politecnico di Milano sede di Mantova, critico e curatore indipendente in occasione del 50° anniversario del Ministero dei Beni culturali e Ambientali fondato da Giovanni Spadolini nel 1975 00:51 La condizione della cultura e dell’arte in Italia: musei pubblici e fondazioni private sotto scacco dei capitali 06:00 I cahiers des doléances 07:00 la promessa disattesa del modello Torino per una città della cultura varato nel 1999 per la riqualificazione post-industriale del capoluogo piemontese 13:48 il direttore manger espressione dell’economia liberista americana 14:16 La Biennale di Venezia del 1964 , la Pop Arte e Leo Castelli 15:15 quando negli anni ’60, ’70 le gallerie d’arte italiana promuovevano cultura 16:05 l’arte fuori dai musei e dalle fondazioni d’arte : la via italiana alla cultura del territorio 19:00 direttore manager, precarizzazione del personale esternalizzazione dei servizi 21: 00la partecipazione culturale attiva del cittadino culturalmente custode, curatore e promotore

Libertà alle donne vittime della violenza

CENA A PALAZZO – Evento benefico per celebrare i 122 anni dell’Asilo Mariuccia, Palazzo Reale di Milano , 11 novembre 2024

La Fondazione Asilo Mariuccia è un’organizzazione non lucrativa italiana, fondata nel 1902 a Milano da Ersilia Bronzini Majno, con l’obiettivo di recuperare bambine e ragazze vittime di abusi e a rischio di esclusione sociale. Nata come istituzione aconfessionale, la fondazione si è evoluta nel tempo per affrontare le sfide contemporanee legate alla violenza e alla vulnerabilità delle donne e dei minori. Oggi, la Fondazione gestisce diverse strutture, tra cui tre case d’accoglienza per donne con bambini e 19 alloggi per mamme con bambini nella città metropolitana di Milano, oltre a quattro alloggi per minori a Porto Valtravaglia. La missione principale dell’Asilo Mariuccia è quella di promuovere la crescita e il benessere fisico e psicologico delle madri e dei loro bambini, nonché dei minori accolti, attraverso percorsi di formazione e inserimento lavorativo. Le équipe educative offrono supporto concreto ed emotivo, aiutando gli ospiti a superare i traumi subiti e a sviluppare competenze personali e autostima. Nel corso della sua storia, la Fondazione ha accolto oltre 5.500 donne, bambini e minori soli, attivando progetti personalizzati che includono corsi di lingua italiana e percorsi di integrazione con le comunità locali. Inoltre, la Fondazione Asilo Mariuccia si impegna a creare un ambiente sicuro e riparativo, collaborando con i servizi sociali e le autorità giudiziarie per garantire il miglior percorso possibile per i suoi ospiti. Con oltre 120 anni di esperienza, l’Asilo Mariuccia continua a rappresentare un punto di riferimento importante per la solidarietà sociale in Italia.

http://www.asilomariuccia.com

LA MUSICA DELLE PAROLE

Alfredo Rapetti Mogol: la personale a Monza

Alfredo Rapetti Mogol, noto per la sua carriera di autore di testi musicali e artista visivo, presenta la sua mostra personale “La musica delle parole” dal 12 ottobre al 30 novembre 2024 presso l’ARCgallery di Monza. Questa esposizione offre una selezione di opere che riflettono il suo percorso artistico, in cui la scrittura si intreccia con la pittura e la scultura. La serata è presentata dal critico Fortunato D’Amico.

Nella sua ricerca, Rapetti Mogol esplora l’ambivalenza tra oggetto e concetto, utilizzando materiali vari come carta, tela, piombo, marmo, cemento e gesso. Le sue opere si caratterizzano per un processo creativo in cui la scrittura diventa un elemento visivo, trasformandosi in pittura e scultura. Le serie “Lettere” e “Mappe del cielo” sono esempi di come l’atto del dipingere si unisca a quello dello scrivere, rendendo la tela un foglio bianco che raccoglie pensieri e messaggi.Inoltre, l’artista utilizza tecniche come la scomposizione alfabetica per creare segmenti letterari che sfidano il fruitore a decodificare il senso delle frasi. Questo approccio invita a un’interazione attiva con le opere, richiedendo attenzione e partecipazione.

Biografia

Nato a Milano nel 1961, Rapetti Mogol cresce in un ambiente creativo che lo porta a lavorare nel campo della grafica e dell’editoria fin da giovane. La sua passione per la pittura emerge nel 1996, portandolo a collaborare con maestri milanesi come Alessandro Algardi e Mario Arlati. Oltre alla sua carriera artistica, ha scritto testi per numerosi successi musicali ed è stato presente in mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.Tra i suoi riconoscimenti, spiccano le partecipazioni alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2007 e nel 2011. Negli ultimi anni ha esposto in diverse gallerie e musei, consolidando la sua reputazione nel panorama artistico contemporaneo.

Dettagli della Mostra

  • Date: 12 ottobre – 30 novembre 2024
  • Inaugurazione: sabato, 12 ottobre 2024 dalle 18:00
  • Location: ARCgallery, via Spalto Piodo 10, Monza
  • Contatti: info@arcgallery.it

Questa mostra rappresenta un’opportunità unica per esplorare l’intersezione tra parole e immagini attraverso l’occhio di un artista che ha saputo coniugare le sue passioni in modo innovativo.