Tiliment โ€“ Tagliamento tra arte e scienza: il fiume friulano si racconta tra bellezza, memoria e consapevolezza

Dal 20 settembre al 26 ottobre 2025, loย Spazio [A]tmosferaย di Codroipo ospitaย Tiliment โ€“ Tagliamento tra arte e scienza, a cura di Giacomo Bassmaji รจ una mostra immersiva e multidisciplinare che invita a riscoprire il Tagliamento non solo come elemento naturale, ma come patrimonio culturale, scientifico ed emotivo.

Il Tagliamento: un fiume, mille storie

 La mostra โ€œTiliment โ€“ Tagliamento tra arte e scienzaโ€, unisce tre artisti, Roberto Ghezzi, Eugenio Novajra e Renato Rinaldi, in unโ€™indagine polifonica su questo fiume indomabile e identitario. Ognuno con il proprio linguaggio, ognuno a un livello diverso di immersione. Novajra lo osserva dallโ€™alto, restituendone la struttura, lโ€™ampiezza e la bellezza liquida attraverso fotografie e riprese aeree che rendono visibile ciรฒ che al suolo si percepisce solo come flusso e mutamento. Rinaldi cammina lungo gli argini, ne ascolta i suoni, raccoglie memorie e voci in un paesaggio sonoro che fonde il paesaggio naturale con quello umano, evocando lโ€™intimitร , il mistero e le leggende del Tagliamento. Ghezzi, invece, vi entra fisicamente, lasciando che sia il fiume stesso a creare lโ€™opera: nelle sue Naturografie, la tela diventa pelle viva, supporto su cui lโ€™acqua, i sedimenti e il tempo scrivono la propria lingua silenziosa. Insieme, questi tre sguardi generano una geografia interiore del Tagliamento: non una descrizione, ma unโ€™esperienza. โ€œTilimentโ€ diventa cosรฌ un dispositivo di ascolto, uno spazio liminale tra arte e scienza, tra documentazione e poesia, dove il fiume non รจ oggetto, ma soggetto. Unโ€™opera collettiva che invita a riscoprire un patrimonio ambientale e culturale straordinario, fragile, da custodire. Un invito, soprattutto, a lasciare che sia la natura, per una volta, a raccontarsi da sรฉ. Il Tagliamento non รจ solo un fiume, รจ un confine mobile, uno spazio soglia tra civiltร  e natura, tra memoria e cambiamento. รˆ il luogo in cui i friulani hanno costruito parte della propria identitร , attraversato da storie intime e collettive, teatro di battaglie storiche e teatro delle prime esperienze, dei primi amori, delle prime fughe. รˆ anche un luogo che esige rispetto e consapevolezza: le sue acque possono diventare pericolose, il suo paesaggio puรฒ ingannare. Ma รจ proprio in questa ambivalenza, tra bellezza e rischio, tra stabilitร  e mutamento, che risiede il suo fascino piรน profondo. โ€œTilimentโ€ รจ anche un invito a pensare il paesaggio come luogo di responsabilitร . Le opere esposte non raccontano solo lโ€™estetica del fiume, ma ci parlano della sua vulnerabilitร : lโ€™impatto dellโ€™uomo, il cambiamento climatico, la necessitร  di una tutela attiva. Il progetto si fa cosรฌ narrazione ambientale, civile, politica. Un atto dโ€™amore verso un fiume che non si lascia addomesticare, ma che chiede di essere ascoltato. E forse proprio da qui, da questo ascolto, puรฒ nascere un nuovo modo di abitare il territorio: piรน lento, piรน consapevole, piรน rispettoso.

Un laboratorio naturale e culturale: lo sguardo della scienza

Oltre allโ€™approccio artistico, la mostra si arricchisce del contributo scientifico della ricercatrice Chiara Scaini, che definisce il Tagliamento un โ€œlaboratorio naturale per il mondoโ€ e un caso di studio riconosciuto a livello internazionale.

  • รˆ infatti lโ€™unico fiume alpino europeo che ha conservato la sua morfologia naturale, ed รจ citato in oltreย 6.000 pubblicazioni scientifiche.
  • รˆ uno dei primi luoghi in cui sono stati riconosciuti scientificamente iย servizi ecosistemici culturali: benefici immateriali come identitร , spiritualitร , educazione e ricreazione.
  • รˆ un simbolo di convivenza difficile ma necessaria: molte comunitร  hanno dovuto adattarsi, spostarsi, ricostruire dopo le sue piene. Da qui nasce la socio-idrologia, una disciplina che analizza i fiumi non solo come entitร  fisiche, ma anche come spazi sociali, ecologici, etici.

Un invito allโ€™ascolto e alla responsabilitร 

Come sottolinea Giacomo Trevisan, vicesindaco di Codroipo:

“Il Tagliamento รจ parte integrante della nostra identitร . Con questa mostra vogliamo rinnovare lโ€™impegno per la sua tutela e valorizzazione, affinchรฉ le future generazioni possano continuare a vivere in armonia con esso.”

La mostra diventa cosรฌ un invito a ripensare il paesaggio come responsabilitร  condivisa. Le opere esposte non sono solo contemplative, ma portano in sรฉ la consapevolezza della vulnerabilitร  ambientale: parlano di cambiamento climatico, impatto umano, fragilitร  degli ecosistemi. Un atto d’amore e, insieme, un grido d’allarme.

Programma eventi

Durante lโ€™esposizione, sono previsti anche incontri e momenti di approfondimento:

  • Sabato 20 settembre, ore 21:00
    Tagliamento tra ricerca scientifica e immaginario storico, artistico e culturale
    Con Chiara Scaini e Angelo Floramo, modera Giacomo Bassmaji
    Biblioteca Civica Don Gilberto Pressacco โ€“ Codroipo
  • Domenica 26 ottobre, ore 15:30
    Finissage della mostra Tiliment โ€“ Tagliamento tra arte e scienza
    Spazio [A]tmosfera

A seguire, ore 16:00:
Tagliamento bene comune: dallโ€™arte allโ€™impegno civile
Con CeVI, CeFAP, Tagliamento.org e attivisti locali
Biblioteca Civica Don Gilberto Pressacco

Uno spazio partecipativo

Alla fine della mostra, i visitatori troveranno una parete per lasciare post-it con riflessioni, emozioni, ricordi legati al fiume. Sarร  anche disponibile un questionario per contribuire alla ricerca scientifica in corso.

Perchรฉ ogni sguardo conta. E ogni voce, come ogni goccia, costruisce il fiume.

Gli artisti in mostra

  • Roberto Ghezziย (1978, Cortona)
    Pittore e sperimentatore, autore delleย Naturografieยฉ. Collabora con istituti scientifici in Italia e allโ€™estero. Attualmente รจ presente nelย Padiglione Italia della 19ยช Biennale Architettura.
  • Eugenio Novajraย (1978, Torino)
    Fotografo professionista da oltre 30 anni. Ha esposto in tutto il mondo e vinto nel 2018 ilย Premio FVG Fotografiaย con โ€œBerlino Altroveโ€.
  • Renato Rinaldiย (1966, Codroipo)
    Compositore, attore, autore radiofonico. Lavora tra suono, ambiente e voce. Collabora conย Radio Rai, portando in onda reportage e radiodrammi.

Tiliment โ€“ Tagliamento tra arte e scienza รจ promosso dal Comune di Codroipo, in occasione della Fiera di San Simone, con il patrocinio di:
Regione Friuli Venezia GiuliaCeVIEcomuseo delle Acque del GemoneseTagliamento.org
e il sostegno della Cantina Pitars.

Alberto Fortis

Intervista a Slash Radio Web

Alberto Fortis si racconta ai microfoni di Slash Radio Web in unโ€™intervista che รจ un attraversamento emozionale e lucido di una carriera lunga e coraggiosa, fatta di musica, poesia e inesauribile desiderio di evoluzione.
Durante lโ€™incontro, Fortis condivide aneddoti personali e momenti indimenticabili del suo percorso professionale, alternando memoria e presente con la naturalezza di chi ha sempre vissuto la musica come forma di veritร . Dai primi esordi alla maturitร  creativa dellโ€™ultimo album, ogni parola รจ portatrice di una sinceritร , diretta, concreta, necessaria.
Per lui la scrittura รจ ancora oggi il luogo della sperimentazione, il laboratorio alchemico della visione e del suono, il territorio in cui praticare la libertร  espressiva. E come sempre, nei suoi racconti, il confine tra musica e vita si dissolve, lasciando emergere il gesto artistico nella sua autenticitร  piรน profonda.
Il nuovo album, composto da otto tracce, ognuna delle quali รจ accompagnata da un video dโ€™autore, รจ un prodotto intenso, pieno di energia, la stessa delle origini, che ancora oggi, a 70 anni appena compiuti, lo spinge a scrivere, suonare, creare un processo in cui lโ€™emozione
si rinnova senza discontinuitร  temporale anche nei concerti dal vivo.
Un lavoro visivo e musicale che Fortis cura nel dettaglio, mettendo in scena, oltre alla scrittura della canzone, il suo secondo grande amore: la fotografia e il linguaggio dellโ€™immagine, da sempre al centro della sua Intuizione estetica.
I video realizzati sono tutti una piccola opera, estensione poetica della musica, come nel brano Shopping con Alanis, ironico e surreale, intimo e teatrale, sospeso tra ritmo e riflessione fantastica sulla realtร  contemporanea che ha superato lโ€™irreale.
Per Alberto Fortis creare significa costruire un insieme coerente in cui note, gesti, immagini e parole trasmettono contenuti ritenuti essenziali alla vita individuale e collettiva e allโ€™elevazione spirituale degli esseri umani.
Questa consapevolezza รจ segnata da un costante impegno sociale profuso come ambasciatore
di diverse organizzazioni non profit, tra cui i City Angels, associazione milanese che fornisce sostegno concreto alle persone senza dimora. La sua รจ una presenza attiva, orientata alla relazione diretta e al supporto quotidiano.
Da ricordare la recente collaborazione con Michelangelo Pistoletto e Cittadellarte, che introduce un ulteriore ambito dโ€™azione, la promozione della Pace Preventiva, declinata in forma progettuale e operativa. In questo contesto si intrecciano grammatiche visive e pratiche sociali.
La conversazione in diretta su Slash Radio Web evidenzia una continuitร  mai interrotta tra espressione e comportamento. Le sue affermazioni coincidono con le sue scelte operative. Ogni elemento risulta funzionale a una linea di condotta basata sulla partecipazione e sulla responsabilitร . Un’intervista intensa, appassionata e viva, che restituisce la voce di un artista che non ha mai smesso di guardare il mondo con stupore e di restituirlo nelle forme intrecciate di piรน linguaggi poetici.

Fortunato D’Amico

Azelio Corni. Al riparo dal Cielo

Azelio Corni. Al riparo dal cielo
โ€œAl riparo dal Cieloโ€ รจ una raccolta di lavori iniziati nel 2004 in cui ricorre la forma della volta, che richiama il concetto di casa e di focolare. Azelio Corni affronta questo tema con uno sguardo quasi primitivo, in sintonia con il suo profondo interesse per ogni sfaccettatura del mondo arcaico. Decifrare lโ€™universo primitivo non รจ semplice: spesso lo si approccia con una rigiditร  mentale fatta di schemi ideologici freddi e preconfezionati, che bloccano invece di liberare. Al contrario, nelle opere di Corni, i simboli e le intuizioni sprigionano unโ€™energia incandescente e magmatica.

Le sue imponenti strutture architettoniche racchiudono il senso primario della vita e della morte. Il nero, scelto come unico colore, si trasforma in unโ€™emozione pura, capace di condurre verso lโ€™infinito.

Tema centrale dellโ€™intera produzione di Azelio Corni รจ il dialogo Uomo โ€“ Natura. Una Natura interpretata come spazio di libertร  e strumento di elevazione dellโ€™Uomo, che si traduce in interpretazione architettonica delle forme. La rappresentazione della Natura diventa lo specchio attraverso cui l’essere umano riflette le sue passioni, la sua visione del mondo e il senso stesso della sua esistenza. Una sorta di โ€œPaesaggio – Stato d’animo” contemporaneo, che riassume con chiarezza l’essenza di un itinerario dalle infinite diramazioni.
Un viaggio, quello attraverso le opere monumentali di Corni, che tratteggia non solo il volto della Natura, ma anche quello dell’Anima, perchรฉ la meta รจ sempre il cuore dell’uomo che oscilla costantemente tra i poli di Ragione e Tragedia, pilastri fondanti della nostra civiltร . 
 
Azelio Corni ha creato le sue opere per guidare lโ€™anima oltre la dimensione terrena, in un orizzonte trascendente e segreto.

Le opere esposte sono visioni mastodontiche, definite da una pittura minimale e potentissima. Sono forme che sembrano emergere da antichi strati della coscienza collettiva, cariche di simbolismo e tensione. I volumi, quasi architettonici – Corni era particolarmente legato allโ€™architettura e lโ€™amava -, racchiudono lo spirito umano, come gusci sacri. Non cโ€™eฬ€ decorazione: solo materia, forma, e la ricerca costante dellโ€™anima. ยซLโ€™arte di papaฬ€ eฬ€ tribale, ma non arcaica; contemporanea, ma mai fredda. Si colloca in quello spazio sospeso in cui lโ€™essere umano si confronta con i grandi interrogativi dellโ€™esistenza, tra la razionalitร ฬ€ e il caos, la struttura e lโ€™abbandonoยป. Lโ€™allestimento eฬ€ suggestivo e sembra fatto apposta per la prima scuderia del castello vigevanese, i canti mongoli gutturali di sottofondo rendono il tutto carico di pathos incutendo quasi una religiositร ฬ€ dellโ€™arte.

Articolo di Caterina Corni

Breve bio dellโ€™artista

Originario di Sesto Calende (VA), Azelio Corni (1948 โ€“ 2023) ha conseguito la laurea in pittura presso lโ€™Accademia di Belle Arti di Brera. Ha insegnato Comunicazione Visiva allโ€™Accademia A.C.M.E. di Novara (NO) e Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Busto Arsizio (VA).
Ha operato nel campo delle arti visive, partecipando a numerose mostre personali e collettive in Italia e allโ€™estero (Stati Uniti, India, Giappone, Kingdom of Bahrain). Le sue opere sono state acquisite da istituzioni pubbliche e private e da Istituti di credito, tra cui UBI Banca.

Azelio Corni. Al riparo dal Cielo
Vigevano, Prima Scuderia del Castello
Inaugurazione: giovedรฌ 17 aprile
Apertura: 18 aprile โ€“ 18 maggio 2025
Orari:
venerdรฌ, sabato e festivi: dalle 10 alle 19
da martedรฌ a giovedรฌ: dalle 15 alle 18

Per informazioni e visite guidate per gruppi o scuole contattare: 331 8887605

Li Fangyuan. Fiori di Cotone Rosso: un Ponte tra Tradizione e Modernitร 

Li Fangyuan. Fiori di Cotone Rosso: un Ponte tra Tradizione e Modernitร 
Fortunato Dโ€™Amico

La magia del futuro nei paesaggi culturali della Cina

Li Fangyuan, nato nel 1930 nel quartiere di Dinghu della cittร  di Zhaoqing, nella regione del Guangdong, รจ stato un artista sostanzialmente legato alla sua terra e al retaggio culturale cinese. Cresciuto in un contesto pedemontano e in una famiglia che valorizzava l’istruzione, ha sviluppato fin da piccolo un amore estremo per il paesaggio natio, che ha trovato espressione naturale nella sua pittura.
La sua formazione ha inizio presso la Scuola Tecnica Normale di Canton (Guangzhou, nota anche come Yangcheng, il cui simbolo รจ il fiore di cotone rosso, dove ha studiato a fondo gli stili pittorici delle dinastie Song, Yuan, Ming e Qing). Successivamente, ha avuto la fortuna di essere allievo del maestro Li Shouzhen, a sua volta discepolo di figure di spicco della Scuola Lingnan.
Un incontro che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera, guidandola verso direzioni originali.
La Scuola Lingnan รจ un movimento artistico che ha influenzato grandemente la pittura non solo cinese ma anche nipponica. รˆ considerata uno dei principali movimenti artistici della pittura cinese del XX secolo. La sua importanza si รจ estesa sia in Oriente che in Europa, contribuendo alla rinascita dell’arte figurativa cinese.
Li Fangyuanย ha ereditato dal suo maestro i principi dellaย Scuola Lingnan, adottando un approccio innovativo, evidente nelle oltre mille opere realizzate nella sua vita.
Le sue immagini con i fiori di cotone rosso, simbolo diย Canton (in cinese Guangzhou), sono un esempio di come l’artista osservasse la natura e la decifrasse in codici e lemmi di allegorie visive riferite alla stagione gioiosa della primavera.
Ogni anno, tra marzo e aprile, questi alberi si ricoprono di fiori e foglie, assumendo un aspetto maestoso che comunica una forte energia e vitalitร . I fiori di cotone rosso, vividi e grandi, catturano lo sguardo con il loro colore acceso.


Moderno cantore di Yangcheng, ha trasferito il proprio vigore spirituale sulla tela attraverso specifici e ingegnosi espedienti: colpi di pennello brevi ma coordinati per esprimere unโ€™idea, uso di poche tracce e di elementi minuscoli interconnessi tra loro per generare dinamismo. Queste procedure, sapientemente combinate, creano un forte impatto emotivo. Il cotone rosso acquerellato da Li Fangyuan assume cosรฌ una personalitร  distintiva, turgidamente inchiostrata. Gli strati cromatici sono identificabili ma fusi insieme esprimono forza e grazia. Nella pioggia d’inchiostro delle sue tele si percepiscono una potenza e una vitalitร  antiche, scaturenti dall’armoniosa unione di tratto, inchiostro, colore ed acqua. Il risultato รจ un’esplosione di vitalitร  che celebra la rinascita della natura, in cui traspare la completa padronanza dei sistemi pittorici storicamente sviluppati in Cina e una grande sensibilitร  nella traduzione attualizzata dei soggetti illustrati.
In un dipinto in cui il tema sono i fiori gialli, la fluiditร  delle campiture e l’equilibrio cromatico tra il giallo acceso e il blu-verde scuro creano un’armonia elegante, seppur con una composizione non perfettamente simmetrica, tipica di un punto di vista piรน coerente alla situazione odierna. Ilย polittico con uccelli e fiori rossiย mostra una maggiore dinamicitร , con pennellate rapide che suggeriscono movimento, contrapposte alla staticitร  dei fiori, creando un ritmo di calibrata tensione visiva.

In altre raffigurazioni, piรน volte Li Fangyuan ritrae un gallo con macchie ampie e sicure ma piรน leggere per descrivere il contesto circostante con un’atmosfera serena e intima.
L’artista utilizza la pittura come un pianista che suona il pianoforte, alternando segni decisi ad altri piรน leggeri, creando una consonanza visiva che risuona con la stessa profonditร  emotiva di una melodia suonata con maestria sulla tastiera.
In tutte le sue produzioni, la semplificazione delle forme e la maestria nell’uso dell’inchiostro e del colore sono evidenti, componendo scene animate da un grande impatto visivo.
L’artista ha prediletto l’utilizzo di pennelli realizzati con coda di cavallo selvatico, una scelta che gli ha consentito di ottenere un tratto particolarmente vivace e dinamico. Ha lavorato prevalentemente su carta cotta, un materiale che ha contribuito a mantenere una sensazione di vibrante umiditร , sviluppando varianti originali della tecnica della “collisione acquea”, intervenendo sul colore con l’acqua per espanderlo prima che si asciugasse. Questo processo, apparentemente semplice, ha permesso a Fangyuan di creare effetti cromatici unici e intensi.
Lโ€™estetica della sua arte annota e trasfigura la realtร , animando nello spettatore lโ€™esigenza di un ulteriore avvicinamento contemplativo alla dimensione interiore e spirituale.
La calligrafia presente nei dipinti, riporta frasi evocative e poetiche, e arricchisce il significato complessivo dellโ€™opera, aggiungendo unโ€™ulteriore fonte di stimolo e di curiositร .

Pittura e resilienza culturale nellโ€™opera di Li Fangyuan

Gli anni ’50 hanno rappresentato un periodo di grandi difficoltร  per Li Fangyuan. Come ha evidenziato Stefano Giovannini, l’artista รจ stato accusato ingiustamente di essere un oppositore del regime durante la campagna contro gli “elementi di destra”. “Quello era un periodo di caccia alle streghe”, ha affermato Giovannini, sottolineando l’ingiustizia subita dall’artista. Tale accusa, seppur infondata, ha avuto conseguenze dirette sulla sua vita. Li Fangyuan ha perso il suo posto di lavoro accademico, vedendo compromessa la sua posizione. Tuttavia, non si รจ arreso. Ha aperto un proprio studio privato, dove ha continuato a trasmettere le sue competenze a un piccolo gruppo di allievi. Questo studio รจ diventato un rifugio intellettuale, un luogo dove preservare la tradizione pittorica cinese in un periodo di repressione. โ€œFangyuan non era interessato alla politicaโ€, ha spiegato Giovannini, sottolineando che si trattava di un artista che si esprimeva attraverso la pittura e che ha trovato nell’insegnamento una forma di resistenza culturale. Li Fangyuan non ha mai realizzato opere antigovernative. La revoca del suo titolo di docente รจ stata poi rivista, e le autoritร  probabilmente lo hanno ritenuto non pericoloso. La carriera di Li Fangyuan รจ costellata di attestazioni di merito.

Nel 1995, ha ricevuto il Premio โ€œPer una vita dedicata alla pedagogiaโ€ da parte del Comune di Canton. Questo riconoscimento, come evidenziato in precedenza, รจ arrivato in un periodo congiunturale diverso. ma di grande valore anche se circoscritto a livello locale. Negli anni, ha tenuto numerose mostre, tra cui la sua prima personale nel 1982 al mercato floreale del quartiere di Yuexiu, e unโ€™altra all’Accademia di Pittura del Guangdong nel 2008. Nel 2012, ha collaborato alla pubblicazione di una raccolta di lavori calligrafico-pittorici per celebrare il centenario della biblioteca della cittร  di Zhongshan.
Il suo impegno ha iniziato ad essere stimato con ammirazione anche al di fuori della Cina, grazie alla figlia minore, Li Luyun. Con una determinazione che ricorda quella del padre, Li Luyun tramite lโ€™Associazione Pedone fondata da Li Zhiying ha organizzato mostre in Italia, superando le iniziali resistenze delle sorelle maggiori, che consideravano le opere del padre un patrimonio familiare da proteggere. Sono recenti le mostre di Li Fangyuan in diverse gallerie italiane, tra cui quella ospitata nel 2022 dalla Galleria Casa di Dante a Firenze e dal titolo “Colori indelebili”. Questa iniziativa ha permesso di far conoscere l’opera di Li Fangyuan a un pubblico internazionale, aprendo nuove prospettive interpretative e di valorizzazione della sua unicitร .
Nella visione artistica di Li Fangyuan, la relazione tra la storia e la modernitร , tra l’espressione artistica e il contesto sociale, risulta fondamentale per arginare gli effetti devastanti di un’epoca globalizzata che in rapida ascesa sta cancellando l’ampia ricchezza di idiomi e linguaggi fioriti nelle diversitร  espressive di tutti i Paesi del mondo, sostituendo il DNA tipico di ogni territorio con modelli e modalitร  estranee alle realtร  locali. L’opera di Li Fangyuan nel suo insieme costituisce un importante patrimonio da condividere perchรฉ dimostra come sia possibile mediare il sapere e la sapienza del passato con il presente, mantenendone viva l’essenza e integrandola a una visione personale del tempo attuale.

Amazzoni. Martina Fontana e le donne dell’Associazione Amazzoni di Morbegno

Dal 6 al 9 marzo 2025 a Morbegno, presso il Chiostro S. Antonio, la mostraย Amazzoni,ย a cura della scultriceย Martina Fontana

Testo a cura di Giovanna Brambilla
Foto di Daniela Pellegrini

Indossare cicatrici. รˆ in questo gesto che la pratica dell’artista Martina Fontana incontra il vissuto e l’esperienza del gruppo “Amazzoni” fondato nel 2008 dalla Dott.ssa Patrizia Franzini, che supporta chi sta vivendo un percorso di malattia oncologica al seno.
Elemento centrale del progetto รจ la scultura collettiva/scudo, realizzato attraverso una serie di incontri e un workshop. Sulla sua superficie prendono forma le riproduzioni di nodi e tagli campionati da alberi presenti sul territorio che le Amazzoni hanno scelto e catturato.
Indossare cicatrici. รˆ in questo gesto che la pratica dell’artista Martina Fontana incontra il vissuto e l’esperienza del gruppo “Amazzoni” fondato nel 2008 dalla Dott.ssa Patrizia Franzini, che supporta chi sta vivendo un percorso di malattia oncologica al seno.
Elemento centrale del progetto รจ la scultura collettiva/scudo, realizzato attraverso una serie di incontri e un workshop. Sulla sua superficie prendono forma le riproduzioni di nodi e tagli campionati da alberi presenti sul territorio che le Amazzoni hanno scelto e catturato.


Questo oggetto, ideato da Martina Fontana, non solo protegge le donne ritratte nelle foto allโ€™interno della mostra, ma rappresenta anche la loro capacitร  di rigenerarsi e rinascere dopo la malattia. Gli alberi, infatti, sono noti per la loro capacitร  di guarire le ferite e continuare a crescere, simboleggiando la resilienza e la forza.

โ€œInsieme abbiamo lavorato sull’immagine e sul significato profondo delle cicatrici, visibili e invisibili. I calchi dei nodi degli alberi sono stati assemblati in un’unica scultura a forma di scudo con il quale ogni Amazzone ha scelto come rappresentarsi in relazione al proprio corpo e al proprio vissuto.โ€ racconta Martina Fontana.

โ€œLa fotografia, in questo contesto, รจ uno strumento terapeutico e un rituale potente. L’atto di farsi ritrarre nude, vedendo ciรฒ che si ha piรน paura di vedere, puรฒ essere un modo per “ritrovarsi” superando frammentazioni interne e promuovendo un’accettazione profonda in una sorta di ricostruzione dello sguardo. I corpi diventano mappe e paesaggi del dolore e della rinascita.โ€racconta Daniela Pellegrini.
Corpi nudi, semplici e reali, si mostrano o si nascondono, si fanno scudo e si sostengono tra loro, divenendo un corpo unico che attinge alle energie primordiali degli elementi e ad una forza interiore piรน segreta e sotterranea.


Allโ€™interno della mostra l’installazione 19 stelle celebra la forza del gruppo come punto di orientamento e guida per tutte le donne che ne fanno parte. I nodi argentei seguono la disposizione degli astri che compongono la costellazione di Orione, il gigante con lo scudo. Il dolore cede il passo alla bellezza, la luce e la forza delle compagne segnano una strada luminosa da percorrere verso la rinascita.

Naked. Behind the mirror

Silvia Rastelli

Naked. Behind the mirrorNaked, รจ una mostra di Silvia Rastelli curata da Luciano Bolzoni e Fortunato D’Amico. Silvia Rastelli, figlia d’arte e originaria diย Piacenza, ha ereditato la passione per l’arte dal padre scultore, trascorrendo la sua infanzia nella sua bottega. Questo ambiente ha plasmato la sua formazione artistica, che si snoda tra la pittura e la danza, culminando in una laurea in Pittura e successivamente in Area del Contemporaneo all’Accademia di Breraย diย Milano.
L’arte diย Silvia Rastelliย รจ un ponte tra il passato e il presente, un dialogo costante tra il “Io” e il “Noi”. Il legno, materiale prediletto del padre, diventa la tela per raccontare storie personali, ma sempre in dialogo con la societร  e le sue relazioni. I suoi ritratti, che interpretano i volti come aree geografiche emerse dall’inconscio, sono simboli di liberazione dai pregiudizi e dall’intolleranza razziale, come sottolineato daย Fortunato D’Amico.
“Naked. Behind the Mirrorโ€ esposta presso la salaย Bipielle Arteย diย Lodiย rappresenta un momento di profonda introspezione per l’artista.ย Silvia Rastelliย si mette a nudo, esplorando la propria sfera personale e ponendola in relazione con la collettivitร . Questo percorso artistico รจ un viaggio attraverso uno specchio magico verso il cambiamento, senza perdere se stessa. L’arte diventa uno strumento di scoperta e di espressione, come sottolineaย Luciano Bolzoni.
Lโ€™ approccio multisensoriale, coinvolge tutti i sensi: olfatto, vista, gusto, tatto, udito e propriocezione. In collaborazione con il musicistaย Denny Cavalloni,ย Silvia Rastelliย crea un’esperienza sensoriale che invita il visitatore a interagire con il mondo circostante e a sperimentare nuove prospettive. Questo gioco di specchi riflette il “noi”, mettendo in luce il sรฉ e l’altro in un’esperienza unica e coinvolgente.

Noi del Bar Jamaica

Ercole Pignatelli

Omaggio a Piero Manzoni
1953-1963

Nella tarda mattina del 20 novembre 1953, uno dei tanti treni proveniente dal sud italia si fermรฒ, con qualche ora di ritardo, alla stazione Centrale di Milano.
Il giovane ragazzo, ancora minorenne, scese dal vagone sul quale aveva viaggiato e pose i piedi sulla nera panchina del binario, tenendo in mano una valigia stracolma di sogni e belle speranze, di profumi e colori rubati ai paesaggi vividi della sua terra natia, intorno alla cittร  di Lecce.

Quel giorno una nebbia insidiosa nascondeva il volto della cittร . Sarebbe stato impossibile per chiunque riconoscere un essere umano, unโ€™automobile, un tram o un bus se non gli fosse passato accanto.
La radio e i giornali non facevano altro che parlare di questo fenomeno padano, che nelle stesse giornate si manifestava a Londra cosรฌ come in molte altre cittร  europee di vocazione industriale. La nebbia di quei giorni aveva causato il decesso di molte persone in Inghilterra, a seguito dello smog e dei veleni sospesi nellโ€™aria.

All’uscita dalla stazione, il panorama era completamente diverso da quello che possiamo osservare oggi. Il grattacielo Pirelli, che sarebbe diventato nel decennio successivo il simbolo di una cittร  laboriosa, entusiasta e in grande fermento, non era ancora stato costruito.

Catapultato in una situazione completamente avulsa e distante dalla briosa atmosfera salentina, il giovane Ercole notรฒ subito che nella piazza antistante alla stazione, oltre che alle fermate dei bus e dei tram, campeggiava una serie imponente di tabelloni pubblicitari.
Anche questo non rappresentava affatto uno scenario consueto per lui, proveniente dalla parte piรน estrema dโ€™Italia

Uno di questi manifesti catturรฒ particolarmente la sua attenzione. Informava di una mostra in corso a Palazzo Reale dedicata al piรน grande artista vivente dellโ€™epoca, colui che aveva dato una svolta significativa all’estetica e al pensiero artistico del Novecento. Era la mostra di Pablo Picasso. Senza pensarci troppo, chiese ai passanti quale fosse il mezzo piรน vicino per arrivare in Piazza del Duomo e li si diresse.
Ercole rimase affascinato dalla maestositร  della mostra. Qui esposto per la prima volta il celebre Guernica. Lโ€™opera suscitรฒ in lui una forte emozione, proprio per quella potente e particolare denuncia visiva che Picasso era riuscito a trasmettere ai visitatori.

Il destino volle che settantโ€™anni dopo, proprio nella Sala delle Cariatidi, dove il dipinto era esposto,
Ercole Pignatelli realizzerร  una performance di 12 giorni, dipingendo una tela ispirata proprio a questo capolavoro. Chi l’avrebbe mai detto allora? Forse solo lui, che aveva giร  proiettato la sua mente verso una carriera artistica di successo.

Le lancette dell’orologio segnavano giร  le 18 quando Ercole, uscito dalla mostra, non aveva ancora un posto dove pernottare. Non ci aveva ancora pensato. La sua mente era immersa nei fantasmagorico universo dei quadri di Picasso. Improvvisamente, resosi conto che era giร  buio, si avviรฒ con rapiditร  verso l’edicola piรน vicina per comprare il Corriere della Sera. Nella pagina degli annunci trovรฒ un affittacamere con un letto disponibile in via Formentini al numero 5. Dopo aver depositato i bagagli nella stanza, scese in strada per cercare un locale dove cenare. A pochi passi dall’abitazione, notรฒ un bar con le luci accese e molti frequentatori in piedi che parlavano e affollavano la saletta.
Lui non lo sapeva, ma quello era il mitico โ€œBar Jamaica,โ€ il cuore della cultura e della ricerca artistica della cittร . All’ingresso incontrรฒ il pittore Ettore Sordini, che, notandolo spaesato, gli chiese cosa ci facesse lรฌ. Dopo essersi presentato, desiderรฒ farlo conoscere agli altri avventori presenti quella sera al bar. Tra questi c’erano Salvatore Quasimodo, Dino Buzzati, Ugo Mulas, Lucio Fontana, Milena Milani e molti altri, compreso Piero Manzoni. Nel giro di poche ore dal suo arrivo a Milano, Ercole Pignatelli aveva giร  conosciuto il gotha dei personaggi che da di lรฌ a poco avrebbero fatto la storia dell’arte italiana. La sua vita si intrecciรฒ immediatamente con quella dei nuovi amici del Bar Jamaica. A soli 100 metri dalla sua abitazione il bar rappresentava un vero e proprio salotto culturale, dove gli artisti si scambiavano e condividevano idee e progetti, creando momenti di convivialitร  che avrebbero dato vita a grandi amicizie. Il legame con Piero Manzoni si rivelรฒ subito speciale. Entrambi non solo coltivavano passioni artistiche, ma anche esperienze quotidiane che avrebbero influenzato il loro percorso espressivo.

Ercole Pignatelli e Piero Manzoni si trovarono insieme a collaborare con Lucio Fontana. I due giovani divennero i suoi preziosi assistenti, chiamati a svolgere compiti pratici, come l’acquisto di colori, la preparazione dei materiali, l’intelaiatura delle tele, ma anche a portare contributi dโ€™ispirazione al lavoro del grande maestro.
Trascorrevano intere giornate a discutere di poesia, letteratura, tecniche artistiche e visioni del mondo.

Un intenso scambio di idee arricchiva la loro formazione artistica e alimentava il clima di fervore creativo che caratterizzava lo spirito di quegli anni. Le loro conversazioni incoraggiavano una costante sperimentazione artistica. Questa sperimentazione si traduceva in una forte espressione formalizzata nelle loro opere, ognuna realizzata secondo le modalitร  e i linguaggi personali di ciascuno.
Tuttavia, nel 1963, la vita riservรฒ una tragica sorpresa. Piero Manzoni, colto da un malore nel suo
nel suo studio in via Fiori Chiari 16, lasciรฒ improvvisamente questo mondo. In quel luogo, dove egli aveva creato le sue opere principali, ormai diventate un must dellโ€™arte internazionale, Ercole Pignatelli renderร  omaggio al suo amico scomparso esponendo 15 lavori realizzati nei dieci anni di intesa, collaborazione e crescita culturale vissuta insieme.
La mostra รจ un viaggio nel tempo e un tributo a Piero Manzoni e a un’epoca in cui il Bar Jamaica costituiva il fulcro di una rivoluzione culturale che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte. “Il Ragazzo Rondine,” cosรฌ aveva definito Raffaele Carrieri il giovane Pignatelli, in quegli anni prenderร  il volo verso lidi dove l’immaginazione e la poesia trasformano magicamente la realtร  in un grande sogno da condividere. Un luogo dove ognuno di noi puรฒ vivere la propria favola, uno spazio dellโ€™anima che offre a tutti una chance e la speranza che il miracolo possa davvero avvenire, anche oggi, ora, in questa cittร . Qui, dove Cesare Zavattini un giorno urlรฒ alle platee di tutto il mondo: “Miracolo, Miracoloโ€ฆ Miracolo a Milano.

Testo di Fortunato Dโ€™Amico

SARA FORTE. L’EQUILIBRIO DI FORME E COLORI

Artist of the Year 2024: ecco i 30 finalisti. E il vincitore lo scegliete voi: https://artuu.it/artist-of-the-year-2024-ecco-i-30-finalisti-e-il-vincitore-lo-scegliete-voi/

Sara Forte nasce a Verbania. Autodidatta, fin da giovanissima si dedica alla pittura, e perfeziona la tecnica sperimentando tutte le pratiche pittoriche dal disegno con grafite, pastelli a olio e sanguigne all’incisione a punta secca, maniera nera e acquaforte, approdando alle soluzioni ad olio e in acrilico. Quella che era solo una passione diventa una professione e tutto ciรฒ che propone รจ frutto della sua personale esperienza e ricerca. Un equilibrio di forme e colori, tradizione pittorica e innovazione sono gli elementi sempre presenti nelle opere dell’artista. Al gioco iniziale del gesto dettato dallโ€™ispirazione, si รจ via via sostituito un segno che va alla ricerca di una pittura che possa farsi tramite di messaggi universali. I simboli espressi dalle forme delle opere sono mutati in funzione di una sorta di nouvelle vague simbolico-astratta che รจ divenuta, ormai, cifra riconoscibile della sensibilitร  dell’artista.

Una figura che si attorciglia, che la Forte chiama โ€œpapiroโ€ e che nasce in foggia di metafora dellโ€™essere umano, del suo costante vivere in fieri, in una incessante evoluzione. Ha collaborato con artigiani orafi disegnando pezzi unici di gioielleria, e realizzato stampe per tessuti applicati alla confezione di abiti e accessori. Da anni la sua ricerca รจ volta alla realizzazione di sculture in vetro create direttamente nelle piรน importanti fornaci di Murano, dove le forme proposte nei quadri assumono una valenza tridimensionale e allegorica con diversiย riferimenti alle opere dei piรน noti letterati del 900. Attualmente, la ricerca si rinnova nelle piรน recenti opere realizzate su disco di silicio, materiale che fornisce moltitudini di informazioni.

Opere tridimensionali dove l’artista mette da parte il collage su tela e sceglie il silicio come elemento concettuale atto a raffigurare l’evoluzione della comunicazione, manufatto di testimonianza di un discorso sull’uomo, un oggetto di archeologia moderna e di sintesi della complessitร  del vivere postmoderno. Esso, infatti, รจ oggi utilizzato come elemento principale nella costruzione di tablet, smartphone e computer. Versatile sperimentatrice di tecniche e tematiche diverse, ha al suo attivo diverse partecipazioni a mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Ha esposto in Italia, Austria e Francia. Vive e lavora aย Milano.

L’ultimo numero della rivista l’Arca

Testo di Fortunato D’Amico

Chiude la rivista L’ARCA. รˆ stata un punto di riferimento di eccellenza nella formazione di una nuova generazione di architetti, favorendo la diffusione e lo scambio di idee essenziali nel contesto professionale internazionale. Ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione del dibattito architettonico e nell’innovazione tecnologica, grazie soprattutto alla dedizione e alla passione del suo direttore, Cesare Maria Casati. I suoi interessi interdisciplinari, la continua ricerca di soluzioni innovative nell’architettura e nel design, e l’infinita curiositร  per tutto ciรฒ che ruota attorno all’attivitร  professionale hanno arricchito la rivista con punti di vista originali, sempre anticipando i tempi dell’innovazione. Dobbiamo riconoscere anche la notevole abilitร  del direttore nel riconoscere e promuovere talenti emergenti, che senza l’ARCA potrebbero non aver mai avuto una vetrina cosรฌ competente per presentarsi al pubblico. Questo vale anche per il Premio Dedalo Minosse, che ha potuto emergere tra i tanti premi di architettura grazie alla qualitร  dei contenuti promossi dalla rivista. L’ARCA ha saputo raccogliere il filo storico del dibattito architettonico, ereditando le riflessioni delle riviste precedenti e contribuendo al dialogo internazionale in cui Cesare aveva giร  avuto un ruolo significativo. Cesare Casati ha traghettato nell’ARCA il dibattito architettonico iniziato negli anni ’60, portandolo nella contemporaneitร . La sua esperienza con Domus, diretta da Gio Ponti, dove entrรฒ nella redazione negli anni ’60 e ne assunse la direzione dal 1976 al 1979, ha ulteriormente arricchito il suo bagaglio culturale. In seguito, fino alla nascita dell’ARCA, ha diretto la rivista La Mia Casa. Lโ€™ARCA chiude proprio in un momento storico in cui รจ sempre piรน necessario riattivare spazi e luoghi per la discussione, lโ€™incontro e il confronto. Viviamo in un’epoca di rapidi cambiamenti che investono ogni aspetto della nostra vita, un’evoluzione che ha privato di significato e valore lโ€™etica che dovrebbe sostenere qualsiasi principio ispiratore di un progetto di design o di architettura. Questa condizione ha lasciato spazio a unโ€™estetica superficiale, priva di sostanza, all’emergere di un corpo formale senza contenuto reale.

Cesare Casati ha ragione quando, nellโ€™editoriale di uno degli ultimi numeri della rivista, evidenzia che a piรน di vent’anni dall’inizio del nuovo millennio, l’architettura sembra mancare di innovazione strutturale e formale, nonostante i progressi nelle tecnologie di comunicazione e nell’intelligenza artificiale. Sebbene il telefono portatile si sia evoluto in un potente strumento di lavoro e comunicazione, il panorama architettonico non ha visto emergere nuove proposte significative dopo il lavoro pionieristico di Zaha Hadid, che ha saputo reinterpretare le geometrie fluide. In un contesto globale in rapida evoluzione, dove le cittร  e gli spazi abitativi devono diventare sempre piรน sostenibili, รจ cruciale rilanciare i concorsi di idee. Questi eventi rappresentano una piattaforma fondamentale per i giovani progettisti, che spesso si trovano a dover competere con nomi giร  affermati nel settore. รˆ importante ricordare che molti architetti di successo hanno iniziato la loro carriera vincendo concorsi prestigiosi, come nel caso del Centre Pompidou a Parigi. Casati afferma con decisione che affinchรฉ le imprese e i committenti pubblici possano affrontare efficacemente le sfide attuali, รจ necessario promuovere una nuova cultura della competizione. Questa deve mirare a scoprire talenti freschi e soluzioni innovative per combattere il degrado delle periferie e rispondere alle esigenze della societร  contemporanea. In sintesi, per garantire un futuro architettonico ricco di innovazione e sostenibilitร , รจ fondamentale valorizzare i giovani progettisti attraverso una rinnovata attenzione ai concorsi di idee. Solo cosรฌ potremo affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione e costruire spazi urbani che rispondano alle esigenze future. Un ringraziamento particolare quindi a Cesare Casati e lโ€™augurio che l’ARCA possa riaprire presto le pubblicazioni e che un editore lungimirante comprenda l’importanza di mantenere attiva questa rivista.

โ€œArtista interdisciplinare – Premio Accaโ€ a Mario De Leo

L’incontro tenutosi al Museo dโ€™Arte Contemporanea di Lissone, sabato 16 novembre 2024, per premiare Mario De Leo ha rappresentato un momento significativo per celebrare il suo percorso artistico e il suo contributo al panorama culturale. Lโ€™artista, noto non solo per le sue opere pittoriche ma anche per il suo talento come musicista e compositore, ha ricevuto il premio โ€œArtista interdisciplinare – Premio Accaโ€, un riconoscimento che evidenzia la portata innovativa della sua pratica multidisciplinare.

Il suo studio โ€œPerlarteโ€ รจ ormai un punto di riferimento a Lissone, dove lโ€™artista ha costruito negli anni un dialogo costante tra arti visive e musica, contribuendo a ridefinire i confini della creativitร . La serata, arricchita dalla presenza di critici e collezionisti, ha offerto unโ€™occasione di riflessione sullโ€™importanza dellโ€™interdisciplinaritร  come approccio alla complessitร  del contemporaneo.

Mario De Leo ha impreziosito lโ€™evento con una performance che ha coinvolto emotivamente i presenti, ponendo in evidenza lโ€™intensitร  e la versatilitร  della sua ricerca. La conferenza moderata del presidente di Acca, Walter Tosi, ha visto la presenza dei critici Fortunato Dโ€™Amico e Felice Bonalumi, con interventi del direttore del magazine Agorร , Luca Bertazzini, ha approfondito le influenze e gli sviluppi del lavoro di De Leo, tracciando un ritratto vivido e complesso della sua figura. Numerosa la presenza degli artisti, tra questi Max Marra, con cui De Leo a condiviso un lungo percorso professionale.

L’incontro ha sottolineato l’importanza di creare occasioni di dialogo tra artisti, critici e pubblico, evidenziando come il sostegno reciproco rappresenti un terreno fertile per la crescita culturale. Il Museo di Lissone, attraverso questa iniziativa, si conferma un luogo cardine per la promozione dellโ€™arte come strumento di connessione e riflessione.

Celebrando figure come Mario De Leo, si riafferma una visione dellโ€™arte che supera i confini disciplinari tradizionali, promuovendo un linguaggio in grado di dialogare con una societร  sempre piรน interconnessa e ricca di stimoli. Unโ€™occasione preziosa per ribadire il valore dellโ€™arte come espressione universale e come elemento fondante della cultura contemporanea.